Vedere un quadro direttamente “appeso” alla parete del proprio salotto, semplicemente con un click. Con la pandemia e le difficoltà di spostamento, gallerie d’arte e case d’asta stanno tentando sempre più di frequente la strada della realtà aumentata per riavvicinare gli appassionati e i curiosi. Nel mondo l’apripista è stata la londinese Serpentine, che ormai da qualche anno premia artisti capaci di lavorare con il digitale. E in Italia la Fondazione Maxxi a Roma ha reso fruibili alcune delle sue esposizioni anche da remoto. L’ultimo esperimento è quello di IAGA Contemporary Art e Vera Canevazzi Art Consulting. Grazie al lavoro digitale della curatrice indipendente, fino a fine dicembre 2021 sarà infatti possibile visitare, direttamente da casa propria, la mostra dell’artista polacco Pawel Wasowski organizzata in Romania, in mixed reality, ossia con l’interazione tra la realtà aumentata online e lo spazio fisico dove si trova l’osservatore.
“Temple of this time”, questo il nome del progetto espositivo visitabile dal vivo a Cluj Napoca che parte dalla necessità davanti alla difficoltà di tornare in contatto con il sacro, erigere
templi, esplorare il mistero per provare a trovare un senso, diventa così, letteralmente “senza confini”. Grazie ad un codice Qr, le opere del pittore polacco lasciano l’edificio della mostra e anche la pagina web dove sono descritte, e vengono “posizionate”, virtualmente, nell’ambiente dove si trova l’osservatore, con una tecnologia di modellazione tridimensionale. Il sistema è guardato con particolare interesse nel mondo delle aste, perché consente agli acquirenti di valutare la presenza fisica degli oggetti da comprare, prima di averlo effettivamente fatto.
Nel corso degli ultimi anni infatti il mondo dell’arte ha registrato una graduale perdita dell’importanza della consistenza materica delle opere e della loro fisicità. Lo hanno mostrato con chiarezza le cyberopere battute all’asta per prezzi incredibili, come The First 5.000 days di Beeple venduto da Christie’s per 70 milioni di dollari. In questo contesto sono entrate in gioco le mostre di realtà aumentata. Inizialmente sembravano un esperimento azzardato, ma sono state accolte dal pubblico con entusiasmo. Nelle gallerie virtuali però gli spazi sono completamente fittizi, ridisegnati e renderizzati. Così la fruizione rimane solo nella sfera dell’immaginazione e si perde l’intricato sistema relazionale tra il quadro, ciò che lo circonda e chi lo osserva. Per superare questo limite la nuova frontiera sembra, appunto, proprio la mixed reality, ossia l’interazione tra la realtà aumentata online e lo spazio fisico dove si trova l’osservatore.
Foto Facebook Vera Canevazzi – Art Consulting e Art advisory