Il Pd è il baricentro di un’alleanza democratica e progressista con M5s e sinistra, ma questo non significa che Articolo Uno debba diventare l’ennesima corrente del partito di Enrico Letta. E’ il senso della presa di posizione di tre segretari regionali della forza politica guidata da Roberto Speranza, dopo che il ministro della Salute ha dato il via libera all’adesione alle “Agorà” organizzate dal Partito Democratico. In una nota il segretario toscano Simone Bartoli, quello piemontese Dario Omenetto e quello siciliano Pippo Zappulla sottolineano che “partecipare alle Agorà non significa aderire al Pd”. Al contrario, sottolineano, “ciò che occorre è ricostruire una grande forza della sinistra: un partito ‘robusto’ nell’ideologia e nell’organizzazione che rappresenti il lavoro”.

Le Agorà democratiche, nel progetto di Letta sono una sorta di campo di prova di una coalizione larga di centrosinistra, che corra alle elezioni 2023. Insieme a Pier Luigi Bersani, Speranza lasciò il Pd al tempo di Matteo Renzi segretario. Ora, il ministro della Salute compie un passo di riavvicinamento: “Al Paese servono un nuovo Pd e un nuovo centrosinistra e la discussione delle Agorà può favorire questo processo”, ha detto. Letta gli ha dato il benvenuto: “Grazie a Roberto Speranza, che ha deciso di dare fiducia al percorso di democrazia partecipativa delle Agorà, aperto a tutti i cittadini che vogliono rafforzare e cambiare il centrosinistra”. La reunion è nell’aria da un po’. Anche Bersani chiede da tempo “un manifesto strategico sull’orizzonte comune” del fronte progressista. Lo slogan di Articolo Uno è: “Se si fa la sinistra noi ci siamo”. In Parlamento, gli ex Pd di Articolo Uno fanno parte del gruppo Liberi e Uguali, una formazione che, però, fuori dalle Aule non esiste più. Tanto che, mentre Articolo Uno di Speranza è in maggioranza, un’altra componente di Leu, Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni (che si rifà all’esperienza di Sel) è all’opposizione ma condivide il progetto di una coalizione competitiva contro il centrodestra. Fra i temi che la formazione di Speranza porterà in dote alle Agorà democratiche ci sono quelli del Lavoro, col contrasto europeo al dumping salariale, e della riforma del patto di stabilità. All’orizzonte, per tutte queste formazioni, c’è la questione della sopravvivenza elettorale, specie se la soglia di sbarramento fosse modificata (ma al momento pare improbabile che si metta mano alla riforma elettorale).

Ad ogni modo le parole di Speranza non rassicurano parte della base di Articolo 1: i tre segretari regionali chiedono che, al netto delle Agorà, si ascoltino iscritti e militanti attraverso un congresso per decidere quale strada intraprendere. I dirigenti precisano che la partecipazione alle Agorà consente una “verifica della salute della democrazia e del fronte progressista nel Paese” ma non può essere “una sorta di dichiarazione di adesione progressiva al Pd” definita “improponibile” perché restano “profonde divergenze su temi politici, programmatici e valoriali di fondamentale importanza”. L’ambizione di Articolo Uno – spiegano Bartoli, Omenetto e Zappulla – “deve essere quella di contribuire a definire la cornice di una piattaforma unitaria del centro-sinistra e della coalizione che si candida la governo del Paese”. Non “per l’autoconservazione di un piccolo gruppo ma per contribuire a dare una casa comune al variegato e deluso mondo della Sinistra”.

A “disorientamento” e “delusione” a sinistra, è il ragionamento dei tre dirigenti, non si può rispondere con “l’accomodarsi ad essere una nuova componente del Pd o andare ad irrobustirne una delle tante già esistenti”. Il Pd resta la forza politica intorno alla quale formare una coalizione progressista, ma “non serve all’Italia, alla Sinistra, allo stesso Pd e al mondo che vogliamo rappresentare, una nostra confluenza e una sostanziale rinunzia a diventare riferimento dei temi di una Sinistra popolare e di governo, che abbia la volontà di rappresentare la ‘questione sociale'”. Costruire, insomma, una “nuova offerta politica, unitaria e plurale”, la gamba (forte) di sinistra che si candida al governo con un assetto simile a quello del Conte 2 (meno Italia Viva, s’intende) che abbia “una visione moderna, innovativa e radicale della società” con l’obiettivo di recuperare “un dialogo con quel mondo popolare di cittadini che hanno scelto, per sfiducia e disaffezione, di non andare più a votare. Anzi, concludono i tre segretari, Articolo Uno può diventare un “laboratorio aggregativo anche delle numerose esperienze civiche presenti sul territorio nazionale” per promuovere una “costituente progressista“.

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