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Atp Finals, inizia il torneo con i big del tennis a Torino: da Djokovic a Berrettini chi sono i favoriti e come funziona la competizione

Un po' più di un Masters 1000 e un po' meno di uno Slam, il torneo ha una formula diversa rispetto a quella tradizionale: due gironi all’italiana da quattro giocatori con partite al meglio dei tre set. I primi di ogni gruppo giocano contro i secondi classificati per un posto in finale, in programma domenica 21 al PalaAlpitour. Il serbo, numero 1 al mondo, cerca il riscatto dopo la finale persa a New York. Tra le insidie anche l'azzurro, che farà il suo esordio lunedì

Si comincia. Le Atp Finals di tennis arrivano in Italia dal 14 al 21 novembre per la prima volta nella loro storia, dopo essere state ospitate negli ultimi dodici anni dalla città di Londra. Per cinque edizioni (almeno fino al 2025) sarà Torino la città teatro di uno dei tornei più importanti e prestigiosi del panorama tennistico. Un po’ più di un Masters 1000 e un po’ meno di uno Slam. Le Atp Finals mettono in palio complessivamente 1500 punti, coinvolgendo i migliori 8 giocatori della stagione. La formula del torneo poi è diversa rispetto a quella tradizionale: due gironi all’italiana da quattro giocatori con partite al meglio dei tre set. I primi di ogni gruppo giocano contro i secondi classificati per un posto in finale, in programma domenica 21 al PalaAlpitour. Il montepremi è da record: circa 11 milioni di sterline.

Una manifestazione nata nel 1970 e che ha visto trionfare personaggi che hanno fatto la storia del gioco. Nomi come quelli di John McEnroe, Jimmy Connors, Pete Sampras, Boris Becker, Bjorn Borg, André Agassi, Ivan Lendl, Stefan Edberg e Gustavo Kuerten. Ma non c’è spazio solo per i campioni. Qui a vincere sono spesso anche veri e propri outsider. Esattamente quelli che hanno dominato il torneo nelle ultime edizioni. Grigor Dimitrov (2017), Alexander Zverev (2018), Stefanos Tsitsipas (2019) e Daniil Medvedev (2020) erano tutti al loro primo titolo alle Finals e tutti partivano senza l’etichetta di favoriti. Una “prima volta” che invece non ha mai avuto Rafael Nadal, uno dei grandi assenti a Torino. Oltre al maiorchino mancherà anche Roger Federer, recordman di vittorie nel torneo.

Il favorito di questa prima edizione torinese quindi non può che essere Novak Djokovic. Il serbo si presenta in Italia da numero 1 del mondo e dopo aver vinto Australian Open, Roland Garros e Wimbledon in questo 2021. In finale a New York il russo Medvedev lo ha privato del Grande Slam ma non della voglia di primeggiare. A Parigi-Bercy, nell’ultimo Masters 1000 della stagione, Djokovic è infatti tornato a vincere. Inoltre a Torino si presenta con un doppio imperativo: tornare ad alzare il trofeo dopo sei anni (l’ultimo successo è datato 2015) e raggiungere Federer per numero di titoli a quota sei. Obiettivi che si dovranno scontrare con le ambizioni di Medvedev, Zverev, Tsitsipas, Matteo Berrettini, Andrey Rublev, Hubert Hurkacz e Casper Ruud, gli altri giocatori che hanno ottenuto la qualificazione per il torneo conclusivo di questa stagione. Sorteggiato nel girone verde, Nole ha pescato Rublev, Tsitsipas e Ruud. E proprio contro quest’ultimo debutterà lunedì 15 novembre.

E Matteo Berrettini? Quante speranze ha il romano? Capitato nel difficile girone rosso insieme a Zverev, Medvedev e Hurkacz, Berrettini viene da una grande stagione, durante la quale ha conquistato due titoli (il 250 a Belgrado e il 500 del Queen’s), raggiungendo la finale a Wimbledon, la prima nella storia per un italiano. Una crescita esponenziale che, sulla carta, non lo rende secondo a nessuno, Djokovic escluso. Non è un caso infatti se, in tre Slam su quattro, a sbarrargli la strada è stato proprio il serbo. La maturità e la consapevolezza nei propri mezzi acquisiti in questi dodici mesi lo rendono uno degli avversari più pericolosi da affrontare per chiunque. Un ruolo importante poi potrebbe giocarlo il pubblico di Torino (la capienza massima consentita sarà al 60%). L’esordio di domenica contro il tedesco Zverev (ore 21) può rappresentare già un crocevia fondamentale verso la semifinale.

Le Atp Finals di Torino arrivano in un momento di grande sviluppo per il tennis italiano. Matteo Berrettini, Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti e Jannik Sinner hanno spinto il nostro movimento a un livello altissimo, paragonabile solo a quello raggiunto nel 1976, quando Adriano Panatta trionfò al Roland Garros e la nazionale in Coppa Davis vinse a Santiago del Cile. Nel 2021 infatti non c’è soltanto la prima finale Slam di Berrettini (arrivata 45 anni dopo l’ultima di un azzurro) ma ci sono anche sette titoli conquistati (quattro da Sinner, due da Berrettini e uno da Sonego) e un ranking Atp che ha visto per la prima volta due italiani contemporaneamente in Top 10 (Berrettini al n. 7 e Sinner al n. 9). In un paese inesorabilmente calciofilo ospitare un torneo di tennis di questa portata – mediatica e sportiva – può rappresentare un vero e proprio punto di svolta. Una grande opportunità da non mancare, per attirare nuovi appassionati e crescere nuovi talenti, garantendo così un futuro inedito, in cui l’Italia possa costantemente primeggiare.