L’effetto sorpresa è la regola aurea delle verifiche su regolarità del lavoro e sicurezza degli addetti. È grazie ai controlli non anticipati che l’Ispettorato nazionale anche l’anno scorso ha scoperto che sette aziende su dieci avevano addetti in nero o sfruttati, violavano le norme sugli orari, non erano in regola su prevenzione degli infortuni e fornitura di dispositivi di protezione. Per questo nella sede dell’agenzia che in base al decreto fiscale coordinerà anche le attività di vigilanza delle Aslsono saltati sulla sedia quando hanno sentito l‘uscita di Renato Brunetta di fronte alla platea di Anitec-Assinform, a cui il ministro della pubblica amministrazione ha promesso che a valle del ddl delega sulla concorrenza “prima di ogni controllo ci sarà una telefonata finalizzata a programmarlo, a specificarne la natura, a individuarne i contenuti, i documenti necessari, i giorni in cui arriverà, le risorse di cui si avrà bisogno”. I sindacati che rappresentano i lavoratori delle costruzioni, comparto che con la spinta dei bonus ha visto un’impennata di incidenti, non vogliono credere che l’intenzione sia davvero quella di preavvertire le imprese anche dei controlli sulla sicurezza. Perché vorrebbe dire avere la matematica certezza di mancare l’obiettivo di tutelare i lavoratori.

L’economista di Forza Italia, che dopo i “furbetti del cartellino” ha messo sotto tiro gli statali in telelavoro in nome dell’aumento del pil grazie alle pause pranzo, non ha chiarito a quali tipologie di controlli facesse riferimento. Il ministero ha fatto sapere al fattoquotidiano.it che “i principi generali contenuti nella nella delega” – dalla semplificazione degli adempimenti al coordinamento e programmazione delle verifiche, previsti dalle indicazioni dell’Ocse in materia e dalle buone pratiche internazionali – “hanno la finalità di aumentare l’efficacia dei controlli routinari e non escludono assolutamente la possibilità di controlli non programmati tesi a contrastare l’illegalità, il lavoro nero e l’evasione fiscale”. Nessuna spiegazione sulle parole del ministro, che sembrano far riferimento non alla “cornice” descritta dalla delega ma ai futuri decreti delegati con cui verrà tradotta in pratica. L’Ocse, contattata dal fattoquotidiano.it, difende invece esplicitamente le intenzioni di Brunetta: “Sembra chiaro che le osservazioni del ministro non significano che non si possano condurre visite a sorpresa in casi in cui, per esempio, si sospetti un’attività criminale o le informazioni disponibili suggeriscano un’alta probabilità di serio rischio per il pubblico e di intento fraudolento”.

Per esserne sicuri, però, occorre aspettare i decreti. Di sicuro c’è che in campo lavoristico l’avvertimento preventivo farebbe venire meno la ratio stessa degli interventi. Le fughe di notizie, spiegano gli addetti ai lavori, sono violazioni perseguibili penalmente. E l’ispettore che avverte l’ispezionato rischia il licenziamento. Già la Convenzione sull’ispezione del lavoro dell’Organizzazione internazionale del Lavoro, datata 1947, diceva nero su bianco che gli addetti ai controlli possono “accedere liberamente senza preavviso, in ogni ora del giorno e della notte, in qualsiasi stabilimento”. Nulla è cambiato su questo fronte con il decreto 124 del 2004 sulla riforma dei servizi ispettivi né con la direttiva Sacconi del 2008 (governo Berlusconi, alla pa ancora Brunetta), che puntava esplicitamente a un “costruttivo rapporto con gli operatori economici” e ad evitare “inutili intralci all’efficienza del sistema produttivo” attraverso una programmazione centralizzata delle ispezioni, ma sottolineava che se il datore di lavoro viene messo “in pre-allarme rispetto a una visita ispettiva” questa “non potrà mai avere la stessa efficacia”.

L’unica eccezione sono le mere verifiche documentali: per esempio quelle sulla fruizione della cig Covid oppure sul possesso di documenti che l’impresa ha dichiarato di avere prima di partecipare a una gara d’appalto. Il segretario generale di Fillea Cgil Alessandro Genovesi, che sabato sarà in piazza con Feneal Uil e Filca Cisl per chiedere interventi più incisivi contro le morti bianche, si augura che il ministro si riferisse solo a casi di quel genere. “Già oggi capita che segnaliamo irregolarità all’Ispettorato o alla Asl e, data la carenza di ispettori, il controllo arrivi quando il cantiere è ormai chiuso oppure dopo che la voce è arrivata all’azienda”, racconta. “Casualmente, in quei casi non si trova neanche un lavoratore in nero, i dpi sono stati distribuiti correttamente e i ponteggi sono stati rimbullonati”. Altro che avvertire, insomma: “Oltre a rafforzare la capacità ispettiva dovremmo organizzare veri e propri blitz o prevedere, come in Francia e Germania, agenti sotto copertura anche per le violazioni lavoristiche: ispettori che si fingono operai per entrare nei cantieri”.

Un ispettore Inps che chiede di rimanere anonimo conferma che le fughe di notizie non sono rare, ma si tratta di una patologia del sistema: “A furia di razionalizzare usciamo sempre meno e controlliamo sempre meno, siamo sempre meno efficienti e meno efficaci. L’attività di vigilanza viene condivisa in commissioni e sub commissioni a carattere nazionale, regionale e sotto regionale, e così non è più un’azione efficace“, spiega. “Troppi ne sono a conoscenza e troppo lunghi sono i tempi. Viene minato l’effetto deterrente e la tempestività, altrettanto fondamentale”. Né, aggiunge, sono giustificate le parole di Brunetta sulle imprese “vessate dai controlli”: “In Inps con gli attuali ispettori (sotto i 1000) ci vorrebbero 26 anni per ispezionare tutte le aziende. E l’Inail nei primi 9 mesi del 2021 ne ha controllate meno di 6.923 su oltre 3,2 milioni assicurate. A fine anno sarà ispezionata un’azienda su 350. Come si può parlare di sovrapposizioni? Le ispezioni sono minime”.

Non la vede così l’Ocse, secondo cui il contenuto della delega va nella direzione giusta (la necessità di una riforma delle ispezioni è stata ribadita anche nell’ultima Survey sull’Italia) e “il preavviso delle ispezioni” prefigurato da Brunetta” è del tutto appropriato quando l’obiettivo è alimentare prassi aziendali etiche e una regolamentazione etica”. Questo “chiaramente va inteso come da applicarsi alle ispezioni ordinarie, preventive, che puntano a condurre un esame approfondito dei sistemi e delle pratiche nelle aziende controllate, cosa che richiede la creazione di mutua fiducia e rispetto tra le parti, precisamente quello che il ministro indica come obiettivo”. L’ispettore Inps non sembra convinto: “Si parla di dialogo, di collaborazione, di razionalizzazione dei controlli…quanto meno disturbo possiamo creare, meno ne creiamo. Ma alla fine gli imprenditori onesti cosa possono pensare? Che si difende chi non lo è”.

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