Possibile svolta nell’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria trovata morta nel 1996 nello studio del commercialista di Chiavari dove lavorava. Dopo aver riaperto il caso a 25 anni dal delitto, il 14 novembre gli investigatori hanno comunicato di aver trovato tracce di sangue sul motorino usato all’epoca dei fatti da Annalucia Cecere, l’ex insegnante di 53 anni indagata per l’omicidio. I residui ematici, rinvenuti tramite le luci forensi, dovranno ora essere sottoposti a nuovi accertamenti e il 16 novembre gli investigatori della scientifica eseguiranno alcune analisi irripetibili per procedere all’estrazione del Dna.
Una pista, quella della due ruote, che era emersa già nel corso dei primi rilievi. La mattina del delitto, alcuni testimoni avrebbero visto Cecere, che all’epoca aveva 28 anni, mentre saliva sul suo scooter sporca di sangue nei pressi dello studio del professionista Marco Soracco, dove è stata trovata agonizzante proprio da lui. La prima teste, una mendicante, è morta. La seconda è invece una donna, tutt’ora anonima e ricercata, protagonista di una telefonata la cui intercettazione è stata diffusa pochi giorni fa dalla procura di Genova. La persona in questione aveva chiamato in casa di Soracco e alla madre dell’uomo, Marisa Bacchioni, che le aveva risposto, aveva raccontato di aver notato Cecere in atteggiamenti sospetti nella zona dell’omicidio: “Venivo giù in macchina da Carasco, l’ho vista che era sporca e ha infilato tutto nel motorino, io l’ho salutata e non mi ha guardato”, ha detto la sconosciuta.
La scelta di divulgare l’audio è stata presa da procuratori e pm dopo che Bacchioni non ha saputo indicare chi fosse il suo interlocutore. In seguito, le autorità hanno provveduto a sequestrare il motorino che Cecere conservava nel box di Boves, a Cuneo, dove vive attualmente. All’epoca dei fatti, la donna era stata indagata quasi subito ma nel giro di due settimane la sua posizione era stata archiviata: secondo l’accusa riformulata oggi dagli inquirenti, ha ucciso la vittima per gelosia nei confronti di Soracco, con cui aveva una relazione ma che si mostrava interessato anche alla segretaria. Una circostanza confermata da un terzo testimone ma mai svelata dal commercialista e sua madre, che proprio per questo sono finiti nel registro degli indagati con l’accusa di false dichiarazioni.
A fare riaprire il caso qualche settimana fa è stata la determinazione della criminologa Antonella Pesce Delfino, che insieme all’avvocata Sabrina Franzone ha riletto gli atti della vecchia indagine scoprendo particolari sottovalutati ed errori macroscopici nelle indagini iniziali. Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione anche alcuni bottoni trovati all’epoca in casa dell’indagata, uguali a uno rinvenuto sotto il corpo di Cella. Nelle carte, Pesce Delfino ha anche scovato una vecchia intercettazione in cui Cecere diceva a Soracco di “non riuscire a togliersi di mente quella scena”. Per cercare di risolvere il giallo gli inquirenti hanno risentito numerosi testimoni, compresi una decina di preti e perfino gli investigatori di allora. Tra gli atti allegati alla nuova inchiesta anche le chiamate della scorsa estate in cui l’ex insegnante minacciava la criminologa.