“Abbiamo lanciato bombe su 50 donne e bambini”. Lo dice un analista militare base americana di Al Udeid in Qatar, il 18 marzo 2019. Pochi minuti prima gli Stati Uniti avevano compiuto un raid a Baghuz, ultima roccaforte dell’Isis in Siria. Due bombe, una dietro l’altra. Un errore tenuto nascosto fino al 13 novembre del 2021. I civili rimasti uccisi, in realtà, furono di più: 80. A rivelarlo è un’inchiesta del New York Times, che ripercorre i minuti precedenti e il panico di quelli successivi, quando le forze si accorsero di aver sbagliato. Il raid è stato eseguito su indicazione della Task Force 9, unità per le operazioni speciali di cui fa parte il commando di élite Delta Force.

L’indagine della testata americana dà anche spazio a un ufficiale legale che descrisse a caldo l’incidente come un possibile crimine di guerra che richiedeva un’indagine, ma, riporta il giornale: “A quasi ogni passo le forze armate hanno cercato di nascondere il catastrofico raid. Il numero dei morti è stato minimizzato. Le informazioni al riguardo tenute segrete. E i top leader non sono stati avvertiti. L’ispettore generale del Dipartimento della Difesa avviò un’inchiesta ma i risultati furono ritardati e ogni menzione del raid rimossa”.

Davanti alle conclusioni dell’inchiesta inviate dalla testata stessa, il Central Command americano per la prima volta ha ammesso l’attacco. Ha spiegato che era giustificato e che le due bombe hanno ucciso 16 combattenti dell’Isis e quattro civili. Non è stato chiarito se le altre 60 vittime fossero civili o meno, visto che donne e i bambini nel califfato sono spesso armati. “Detestiamo la perdita di vite innocenti e prendiamo tutte le misure possibili per prevenirle”, ha detto il capitano Bill Urban, il portavoce del Central Command.

L’inchiesta del New York Times rivela inoltre i timori di molti sulla Task Force 9, che già aveva dato l’impressione di aggirare le tutele previste per limitare le morti di innocenti, e di farlo in modo sistematico. A essere preoccupati, oltre alle associazioni per i diritti umani, anche alcuni agenti della Cia in Siria.

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