Cronaca

Covid, le misure sul tavolo del governo: durata del green pass ridotta e stretta sui tamponi. Ma nessuna revisione delle zone a colori

L'Italia per ora non è stata travolta dalla quarta ondata, ma quanto sta succedendo nel resto d'Europa impone prudenza: l'esecutivo studia un piano per l'inverno, con norme sul certificato verde ancora più stringenti. I criteri per stabilire le fasce (molto larghi) resteranno gli stessi, mentre non sono previste restrizioni per chi arriva dai Paesi Ue dove i contagi sono fuori controllo

Salgono i contagi, ma ricoveri e terapie intensive sono al momento sotto controllo, mentre le terze dosi del vaccino anti-Covid hanno quasi raggiunto quota 3 milioni. Per ora l’Italia è riuscita a contenere la quarta ondata di Covid che invece sta già travolgendo l’Europa dell’Est e il cuore del Vecchio Continente. L’indirizzo del governo è quello di “mantenere le regole esistenti”, come ha spiegato domenica il ministro della Salute, Roberto Speranza. La pandemia però finora ha insegnato che attendere significa spesso agire quando ormai è troppo tardi. E tra gli scienziati ferve il dibattito sul rafforzamento delle misure. Anche l’esecutivo quindi lavora a un piano per l’inverno, che potrà diventare concreto a partire da fine mese ed evitare una ulteriore stretta a Natale: innanzitutto, ridurre la durata del green pass per i vaccinati. Ma anche limitari i rischi, prevedendo la possibilità di ottenere il certificato solo con tampone molecolare. Per ora invece è stata scartata l’ipotesi di rivedere i criteri che determinano le zone a colori, così come non sono previste nuove restrizioni per chi arriva dai Paesi dell’Est, nonostante il boom di contagi.

Il governo farà una valutazione sulla possibilità di introdurre interventi restrittivi all’inizio di dicembre, con in mano i dati aggiornati su curva dei contagi ed andamento dei ricoveri. La scommessa è quella di accelerare sulle terze dosi per arginare l’avanzata della quarta ondata che in altri Paesi europei sta facendo molti più danni inducendo l’Austria, ad esempio, a disporre da domani il lockdown per i non vaccinati. In Italia questa via non viene presa in considerazione, anche se l’immunologo Guido Rasi, consulente del commissario Francesco Figliuolo, si è detto favorevole all’adozione di misure più drastiche, come l’esclusione della possibilità di ottenere il green pass attraverso il tampone: “Così un 30% di positivi sfugge”, avverte. Più praticabile una stretta sui tamponi, che preveda solo il molecolare come ipotesi per ottenere il certificato. Oppure riduca la validità dei test: 24 ore per gli antigenici, 48 per i molecolari. In questo caso l’obiettivo sarebbe ridurre i rischi dovuti ai “falsi negativi”.

Ancora più probabile che si arriva a un accorciamento della validità del Green pass, ora a 12 mesi sia per guariti che vaccinati. Risale allo scorso agosto il parere del Cts che alzò la scadenza del certificato che fino ad allora era di 6 mesi per i primi e di 9 per i secondi. Gli scienziati valutarono allora che ci fossero le condizioni per estendere la durata del pass, ripromettendosi tuttavia di rivedere la posizione “qualora – si legge nel verbale della riunione del 27 agosto – emergano nuovi dati o siano pubblicati studi scientifici che orientino verso diversa conclusione“. Ed in effetti gli studi sono ora concordi nell’indicare un calo consistente della protezione a partire da sei mesi dal vaccino. Il governo potrebbe dunque chiedere un nuovo parere agli scienziati, ma se ne parlerà comunque a dicembre.

Il sistema dei colori invece non sembra essere al centro di possibili modifiche, nonostante le maglie dei parametri siano state allargate durante l’estate e ora tutta Italia sia ancora in zona bianca. La soglia di occupazione dei letti in area medica e nei reparti di terapia intensiva inizialmente era stata prevista già al 10 e al 5 per cento per far scattare il passaggio in giallo. Poi il pressing delle Regioni aveva fatto alzare i due valori al 10 e al 15%. Il governo per ora non pensa nemmeno a nuove restrizioni per chi arriva dai Paesi europei segnati in rosso scuro nella mappa Ecdc. Una posizione contestata sul Messaggero dall’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato: “Non abbiamo fatto nulla per controllare chi arriva da Romania e Bulgaria, dove i contagi sono fuori controllo e la stragrande maggioranza della popolazione non è vaccinata“.