Ci fu una Roma che non girò la testa dall’altra parte. Famiglie, donne e uomini che durante il nazifascismo ospitarono e salvarono, ebrei, partigiani e perseguitati politici. E proprio per non disperdere la memoria e ricordare chi aprì le porte di casa mettendo a rischio anche la propria vita è nato il progetto “Il civico giusto“, con l’obiettivo “di segnare e riconoscere in maniera tangibile, quelle case che, grazie al coraggio degli abitanti, sono stato il sicuro rifugio di chi veniva braccato dai nazifascisti”. E domenica 14 novembre, è stata scoperta un’altra targa nel quartiere Parioli. “È in onore delle famiglie Laj e Giordano che salvarono i coniugi Soria dalla deportazione.” A raccontarlo è Paolo Masini, presidente di Best Practice Award (che premia ogni anno la Roma migliore) e ideatore del progetto, durante la cerimonia in via Siacci 12 in cui è stato apposto il riconoscimento, raffigurante un carrubo, albero dell’accoglienza, proprio sul villino in cui i coniugi ebrei trovarono rifugio. ”Sull’insegna è presente un codice QR – spiega Paolo Masini – che permette alle persone, appoggiandoci il cellulare vicino, di collegarsi a un breve documentario che racconta le vicende della palazzina e delle famiglie protagoniste di questa storia” Il minidoc è stato realizzato dagli ex studenti dell’Istituto Superiore “Bramante” di Roma, insieme ai registi Paolo Bianchini e a Caterina Peta.
Il tema della ‘scelta’ lega come un filo rosso il percorso di questo viaggio nella memoria, che via via si arricchisce di nuove storie, grazie al lavoro di ricerca storica delle studentesse e degli studenti delle scuole promosso da Roma BPA e dalla Rete di scuole ‘Memorie. Una città, mille storie’, coordinato dalla preside Maria Grazia Lancellotti, che vengono corredate da immagini d’epoca messe a disposizione dall’Istituto Luce Cinecittà partner del progetto.
Inoltre “Il Civico Giusto” si avvale della collaborazione di esperti e studiosi, dell’Archivio Centrale dello Stato, dell’Istituto per i Beni Sonori e Audiovisivi, del Museo Storico della Liberazione, dell’Università Roma Tre – il Dipartimento Scienze umanistiche, del Circolo Gianni Bosio. All’incontro erano presenti anche i discendenti delle famiglie coinvolte.