Si racconta che il Pd sia sul piede di guerra e il segretario Enrico Letta sia il più arrabbiato di tutti: la conferma dell’elezione del senatore Adriano Cario nonostante l’indagine penale della Procura di Roma che indaga sulla regolarità del voto nella circoscrizione Sud America alle politiche del 2018, ha creato una crepa con i 5 Stelle. Perché il Movimento, nella Giunta di Palazzo Madama che ha assunto la decisione, si è accodato al centrodestra per salvare il seggio del rappresentante del Maie diventato famoso lo scorso anno per la sua disponibilità a indossare la casacca di responsabile pur di conservare Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Di qui la coda di veleni e sospetti mormorati a mezza bocca in casa Pd: quel che è certo è che della conferma di Cario ne fa le spese il dem Fabio Porta che aspirava allo stesso seggio e che da tre anni e più denuncia “il più grande broglio elettorale della storia della Repubblica”.
La Giunta presieduta da Maurizio Gasparri ha però fatto spallucce ancorché resti il sospetto che il voto per corrispondenza degli italiani all’estero sia stato velato da irregolarità. Irregolarità peraltro confermate dalle perizie calligrafiche ordinate dai magistrati di Roma. Ora la decisione dovrà essere ratificata dall’Aula del Senato e i dem puntano al ribaltare il verdetto della Giunta convinti di riuscire a convincere Giuseppe Conte a persuadere le sue truppe a fare marcia indietro. Specie ora che gli italiani all’estero si sono fatti sentire con una petizione su Change.org, un appello a “ridare dignità a chi vive e lavora all’estero. Ci sanno il contentino, ci fanno votare ma poi è come se a essere elette sono persone già decise a tavolino da parte dei palazzi del potere di Roma”.
Ma cosa è successo in Giunta? L’ultima puntata c’è stata una settimana fa circa quando si è svolta la camera di consiglio all’esito della procedura di contestazione del seggio. Seduta a cui hanno partecipato, come di rito, anche i due interessati ossia Cario e Porta, ma soprattutto i loro avvocati. Quello di Cario è Maurizio Paniz, già deputato forzista nel cuore di Silvio Berlusconi e diventato più di recente notissimo per essere il difensore di centinaia di ex parlamentari desiderosi di riavere senza tagli o ricalcoli i loro vitalizi. Che ha convinto tutti o quasi che bisognava confermare l’elezione di Cario sulla base di due pregiudiziali: la presunta contestazione tardiva dell’elezione da parte di Porta e soprattutto la questione del procedimento penale nel corso del quale è stata ordinata la perizia calligrafica. “Procedimento penale di cui – ha detto Paniz – Cario non è parte (non essendo indagato, ndr) e quindi non ha potuto far fare una controperizia”. Ma Paniz è andato forte soprattutto nel merito: “Il legislatore ha scelto per gli italiani all’estero il voto per corrispondenza. Cosa succede alle schede (nei passaggi tra Italia e consolato e ritorno) esula dalla disponibilità di chi viene penalizzato o beneficiato del voto. Abbiamo il dovere di ipotizzare che il voto sia stato legittimamente espresso e vada riferito agli autori delle singole schede”. O meglio : “una illegittimità va provata in maniera rigorosa, mentre qui la prova non c’è ma vengono forniti solo alcuni indizi: la prova del contrario deve invece essere piena, inequivoca e sicura”.
Insomma per Paniz non basta la prova che Cario in alcune sezioni come in quelle di Buenos Aires abbia conseguito percentuali record un filo sospette. Né che le perizie abbiano dimostrato che sempre le stesse mani abbiano vergato più di una scheda come accertato anche dal comitato costituito in seno alla Giunta per le elezioni. Ma tant’è: per Paniz è tutto spiegabilissimo: “Il risultato di Cario registra un trend in atto: un calo progressivo dei voti ai partiti tradizionali a favore delle liste e movimenti indipendenti come la sua”. E le perizie calligrafiche? “L’esame ha riguardato poche schede e poche sezioni: elementi minimali per contestarne l’elezione”. Inutile la difesa di Porta: “La legge per l’elezione degli italiani all’estero ha delle criticità e la Giunta del Senato ha un potere di controllo costituzionale che serve a garantire la rappresentanza. Non possiamo accettare moralmente di mettere la testa sotto la sabbia”. Alla fine ha parlato pure Cario, cosa più unica che rara a Palazzo. E viste le difficoltà con l’italiano, ha semplicemente sottoscritto quanto affermato da Paniz. “Ringrazio la Giunta”, ha detto, “non ho parole”. Sipario.