Non ce l’ha fatta l’elefantino dell’isola di Sumatra (Indonesia). Era stato salvato nei giorni scorsi dall’agenzia di conservazione della provincia di Aceh, dopo che era caduto in una trappola tesa dai bracconieri che depredano la specie in via di estinzione. A riportare la notizia è l’Associated Press, insieme alle dichiarazioni del capo dell’agenzia Agus Arianto: “Abbiamo fatto del nostro meglio”, ha affermato. E ancora ha spiegato: “È in corso un’autopsia da parte di un team di veterinari per determinare le cause della morte. Abbiamo dovuto amputare metà della proboscide, era un’operazione rischiosa, di vita o di morte. Per noi è stato shockante, perché sembrava che si fosse ripreso dopo l’intervento (avvenuto ieri 15 novembre, ndr) invece la situazione è peggiorata improvvisamente a causa di alcune infezioni”. La femmina di 1 anno era tra gli ultimi dei 700 elefanti selvatici di Sumatra.
Gli ambientalisti hanno affermato che la pandemia di coronavirus ha portato a un aumento del bracconaggio a Sumatra poiché gli abitanti dei villaggi si dedicano alla caccia per motivi economici. C’è da dire, però, che il numero di pachidermi catturati e avvelenati ha raggiunto i 25 già negli ultimi 9 anni e solo nel distretto di East Aceh. Un fenomeno dunque antecedente al Covid ma che sicuramente ha visto un accelerazione negli ultimi due anni. L’Unione internazionale per la conservazione della natura, o IUCN, ha elevato lo status dell’elefante di Sumatra da minacciato a gravemente minacciato nella sua ‘Lista rossa’ del 2012, principalmente a causa di un significativo calo della popolazione, come indicato dalla perdita di oltre il 69% del suo potenziale habitat negli ultimi 25 anni. Anche i dati del ministero indonesiano dell’ambiente hanno confermato la drammatica situazione: la popolazione di elefanti di Sumatra è diminuita da 1.300 nel 2014 a 693, con un drastico calo negli ultimi anni. L’agenzia di conservazione promette battaglia: “Collaboreremo con le forze dell’ordine in un’indagine“.