L’agenzia federale tedesca delle reti sospende temporaneamente la procedura di approvazione del trasporto di gas attraverso il gasdotto del Mar Baltico Nord Stream 2. “La Bundesnetzagentur ha concluso che sarebbe possibile certificare un operatore del gasdotto solo se tale operatore fosse organizzato in una forma giuridica secondo il diritto tedesco”, ha annunciato l’agenzia. Immediata la reazione sui prezzi del gas con un balzo dell’11% a 88 euro/Megawattora. Il gasdotto corre dalle coste russe a quelle tedesche e raddoppia una pipeline già esistente da cui transitano ogni giorno 150 milioni di metri cubi di gas. La fetta più grossa dell’investimento è di Gazprom, colosso statale russo del gas. Sin dalla sua nascita la condotta sottomarina è fonte di attriti geopolitici. L’entrata in funzione del gasdotto permetterebbe al gas russo che arriva in Europa di bypassare l’Ucraina, presidio statunitense sulla linea di confine. Washington guarda da sempre con diffidenza un’opera che significa anche un ulteriore avvicinamento tra Berlino e Mosca.
La Germania intende proporsi come hub europeo del gas ma deve dosare questa ambizioni con il mantenimento di un equilibrio geopolitico. Nei mesi scorsi il Cremlino è stato accusato di tenere artificiosamente bassi i depositi di gas russo nell’Europa occidentale per spingere ulteriormente al rialzo i prezzi del gas. Manovra che sarebbe stata finalizzata a velocizzare le procedure burocratiche per l’entrata in funzione di Nord Stream 2. Dalla Russia proviene quasi la metà del gas consumato in Europa. Un altro 30% proviene dalla Norvegia il resto da Algeria e Libia. La scorsa settimana il presidente della Bielorussia Aleksander Lukashenko ha minacciato l’Europa di chiudere i suoi gasdotti se Bruxelles deciderà di applicare sanzioni al paese legate alla crisi dei migranti in corso. Una minaccia che non sarebbe stata però gradita a Mosca di cui la Bielorussa è una sorta di stato vassallo. Non è da escludere che quello che va in scena sia un semplice gioco delle parti. Questa mattina Jeremy Weir, amministratore delegato di Trafigura uno dei maggiori trader di energia al mondo, ha affermato che l’Europa “rischia interruzioni di corrente se l’inverno dovesse essere particolarmente freddo e per periodi prolungati”.