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Le Regioni chiedono di seguire il modello Austria. Toti: “Restrizioni valgano solo per i non vaccinati”. Ma il governo per ora frena

I governatori - in primis di area di centrodestra e leghisti - premono per un cambio di rotta: "Le misure legate alle fasce di colore valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino, non per le persone che lo hanno correttamente fatto". Ma fonti del governo stoppano: "In Austria 10 milioni di persone e 12mila casi. È come se noi viaggiassimo su 72mila nuovi contagi nelle 24 ore". E Salvini sta con l'esecutivo

Le Regioni chiedono al governo di seguire il modello Austria e prevedere restrizioni solo per le persone non vaccinate, ma per il momento l’esecutivo frena. Se l’aumento dei contagi, ma soprattutto dei ricoveri, continuerà a questo ritmo, presto in Italia torneranno le zone gialle. I governatori premono per un cambio di rotta: “Chiederemo al governo come Regioni che le misure restrittive legate alle fasce di colore valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino, non per le persone che lo hanno correttamente fatto”, ha annunciato il presidente della Liguria, Giovanni Toti, dopo una telefonata con il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. I governatori leghisti, con il presidente del Friuli-Venezia Giulia in testa, confermano la linea dura contro i no-vax, nonostante le posizioni più morbide del leader del Carroccio, Matteo Salvini, che infatti anche oggi converge sulla linea dell’esecutivo. Un coro che coinvolge anche la Lombardia: “Non possiamo pensare a restrizioni per questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune”, ha scritto su Facebook Attilio Fontana, altro governatore leghista.

Fedriga aveva già annunciato di voler seguire il modello Austria: intervistato da Il Giornale, ha ribadito che “le restrizioni non possono essere a carico dei vaccinati, sarebbe eccessivo far pesare la situazione a chi si è fatto due o addirittura tre dosi proteggendo se stesso e la comunità”. L’idea è simile a quella del governatore calabrese Roberto Occhiuto, che si focalizza sull’eventuale zona arancione: “È vero, alcune Regioni rischiano di andare in zona gialla, ma con questa eventuale variazione di colore cambierebbe fortunatamente poco rispetto alla zona bianca. Discorso diverso se il numero dei contagi e delle ospedalizzazioni dovessero continuare ad aumentare vertiginosamente nelle prossime settimane – ha spiegato – In quel caso sì, concordo con il presidente Fedriga e con il presidente Toti, se si dovessero rendere necessarie nuove restrizioni queste dovrebbero coinvolgere esclusivamente coloro che non si sono vaccinati”. E pure il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, si dice favorevole all’introduzione di misure restrittive per chi ha scelto di non vaccinarsi: “Ora siamo in zona bianca, con la speranza di poterci restare per tutto l’inverno – ha spiegato – Se chi non è vaccinato vuol partecipare alla vita di comunità deve immunizzarsi. Se non lo fa, approfitta di quello che hanno fatto altri. In questo caso credo sia giusto, come qualcuno ha proposto, assumere provvedimenti restrittivi nei confronti dei non vaccinati, per limitarne la mobilità negli spazi pubblici”.

Per il governo però non ci sono le premesse numeriche per fare come l’Austria. Al di là del confine alpino, viene spiegato da fonti dell’esecutivo, ha poco meno di 10 milioni di abitanti e i casi sono circa 12mila al giorno: “È come se noi viaggiassimo su 72mila nuovi contagi nelle 24 ore”. Mentre lunedì in Italia i nuovi casi sono stati 5.144, con picchi in settimana scorsa da 8.500. La pressione su area medica è terapie intensive, viene ribadito, “è un po’ più alta in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Bolzano non sta schizzando verso l’alto”. Resta fermo, poi, il sistema delle aree di colorazione. Le zone gialle, arancioni o rosse, viene sottolineato, scattano in base agli indicatori ospedalieri e alle terapie intensive e “sono quelli che hanno chiesto le Regioni”. E il leader della Lega si allinea: “Condivide la linea e la posizione del governo: l’Italia non ha i numeri (ben più preoccupanti) dell’Austria, il sistema sanitario regge, la durata del Green Pass non cambia”, spiegano fonti della Lega che aggiungono come “l’obiettivo è evitare nuove restrizioni, fermo restando la massima attenzione per la tutela della salute”. In una sola mossa quindi Salvini scarica i suoi governatori, compreso Fedriga, non irrita il popolo degli scettici e si schiera con il governo di cui fa parte.

I governatori però sono compatti e vogliono misure solo per i no vax: “Se qualcuno deve essere convinto sono coloro che non si sono vaccinati, le misure che devono essere prese, lo devono essere solo per i non vaccinati, non certo per chi ha fatto fino in fondo il suo dovere”, ha detto Toti, che è vicepresidente della Conferenza delle Regioni: “Tutti rischiamo in questo Paese: poco fa ero al telefono con Fedriga e l’incidenza è alta in molte parti del Paese, gli ospedali sono ancora significativamente vuoti quindi non vi è alcuna emergenza nella nostra regione e non sono preoccupato, sono attento e prudente“. “In ogni caso – ha aggiunto – quello che deve essere chiaro a tutti è che chiederemo come Regioni che le misure restrittive legate alle fasce di colore se devono valere per qualcuno valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino e non per le persone che lo hanno correttamente fatto”.

Toti ha anche proposto di rivedere le regole sul Green pass e prevedere “un regime a due velocità“. Lo ha spiegato al Corriere della Sera: “Il certificato verde vale per tutti gli usi ad oggi concessi solo se ottenuto con la doppia dose di vaccino, non con il tampone“. “Se i dati peggioreranno, è una strada da percorrere – ha dichiarato – Chi si è vaccinato, proteggendo sé stesso e la sua famiglia, ha diritto di vivere una vita normale. Chi no, con il tampone potrà solo accedere ad attività essenziali alla sopravvivenza: potrà lavorare, fare acquisti indispensabili (alimentari, farmaceutici) ma non frequentare luoghi dove mette a rischio la propria salute e anche quella altrui“. “Non si può per la paura, l’egoismo e la posizione contestataria di alcuni, richiudere il Paese”, ha concluso Toti.

Il leghista Fedriga è sulla stessa linea e teme per il suo Friuli-Venezia Giulia, che in base ai dati rischia di finire in zona gialla già nel giro di una settimana: “Siamo molto vicini. Mi auguro di non arrivare alla zona arancione. Con il giallo le restrizioni sono limitate come l’uso della mascherina all’esterno e in quattro al tavolo in ristorante. Se scivolassimo verso l’arancione cambia parecchio”. “Non sto parlando di maggiori restrizioni per i non vaccinati – ha precisato il governatore – ma di maggiore apertura per i vaccinati. Fra le cause dell’impennata dei contagi, c’è sicuramente un’influenza dei paesi limitrofi, come Austria e Slovenia dove c’è un’alta incidenza”. Però, ha sottolineato Fedriga, “il dato di fatto è che i cortei di Trieste hanno provocato il più grande cluster della storia pandemica del Friuli-Venezia Giulia”. “Detto ciò bisogna essere realisti – ha spiegato sempre a Il Giornale – non esiste alcun vaccino che garantisca una copertura al 100%, però rappresenta una drastica diminuzione del rischio. È come andare in macchina con la cintura di sicurezza. L’incidente può capitare, ma riduco la possibilità di farmi male”, ha concluso.