Milton Friedman, a cinque anni dalla morte l’era del turbo-liberismo pare felicemente conclusa
Cinque anni fa moriva il Premio Nobel Milton Friedman. Non parlerò tanto della vita di questo grande economista americano che ha avuto una influenza così profonda sulle sorti del mondo negli ultimi 40-50 anni, ma proprio di questa influenza, che, per una serie di motivi, mi sembra si stia gradualmente superando.
Con la sua morte, sembra finire un’era, quella del turbo-liberismo monetarista di cui è stato uno dei massimi esponenti dal punto di vista accademico e senz’altro il massimo esponente anche nell’opinione pubblica. I suoi libri e scritti hanno dapprima “demolito” alcune delle credenze keynesiane ortodosse e poi hanno sviluppato un’alternativa, quella della cosiddetta Nuova Macroeconomia Classica, che facevano risorgere tutti i vecchi credo della teoria neoclassica e soprattutto della sua politica economica liberista. Si trattava di un mondo che con l’avvento del Keynesismo sembrava essere scomparso per sempre, ma che Friedman aveva fatto risorgere con le sue ricette liberiste e l’idea dello Stato minimo. Per Fiedman, l’economia funziona meglio senza intervento dello Stato in tutti i campi, da quelli microeconomici dei singoli mercati a quello macroeconomico.
La stagflazione è stato un turning point nella storia del pensiero economico e della politica economica contemporanea. Friedman e Edmund Phelps, docente anche presso l’università di Roma Tor Vergata da diversi anni, ebbero gioco facile a dare la colpa della stagflazione alle politiche keynesiane che avrebbero trasformato le fiammate inflazionistiche legate all’aumento del prezzo del petrolio di quegli anni in un’inflazione persistente, alimentando le aspettative degli operatori al rialzo dei prezzi. Così le politiche keynesiane anziché ridurre la disoccupazione, provocavano inflazione e Friedman diceva: vedete che bisogna spendere meno denaro pubblico?
Da allora, è stato un crescendo di influenze nefaste del laisser faire laisser passer di fisiocratica memoria sull’economia mondiale. Il mantra del markets always clear diviene una sorta di dogma negli Stati Uniti prima ed in Germania poi, informando la politica economica delle principali aree economiche del mondo per un periodo lunghissimo di tempo.
Bisognava arrivare alla crisi economico-finanziaria del 2007 e degli anni seguenti per avere un nuovo giro di boa. Come tutte le crisi, anche questa, che secondo il Premio Nobel Paul Krugman è stata più lunga della crisi di Wall Street, il pensiero liberale subisce gravi colpi. La disoccupazione montante, la riduzione dei salari e i working poor diventano altrettanti evidenti segnali che lasciar fare al mercato non è la strada migliore.
In questa presa di consapevolezza, però, gli Stati Uniti sono favoriti dall’alternanza politica fra democratici e repubblicani. L’elezione di Barak Obama come Presidente degli Stati Uniti nel 2009 segna quell’auspicata svolta keynesiana di cui il mondo aveva bisogno, in barba al credo friedmaniano. Obama, infatti, nomina Janet Yellen, economista keynesiana, a capo della FED, la banca centrale americana, e la Yellen garantisce una politica espansiva che porta in pochi anni alla creazione di circa 10 milioni di nuovi posti di lavoro.
L’eredità di Friedman è stata in questi ultimi 15 anni più forte nell’Unione Europea che negli Stati Uniti. Anche la parentesi della Presidenza di Donald Trump ha solo rallentato l’uscita dall’ultraliberismo degli anni pre-crisi. Con Biden, la Yellen torna in sella come ministro del Tesoro del neo-Presidente Joe Biden e c’è da aspettarsi che continuerà il lavoro svolto in precedenza a capo della FED da cui l’aveva rimossa Trump.
Dicevo che l’eredità monetarista ha accompagnato piuttosto l’Unione Europea, informando di sé, come una sorta di peccato originario, il Trattato di Maastricht. Quest’ultimo è un manifesto monetarista, con i suoi target irraggiungibili ed innaturali su deficit, debito e quant’altro e la sua idea di fondo – che rasenta la follia – secondo la quale la crescita economica sia figlia della stabilità finanziaria dei paesi. Il seguente semestre europeo e la dittatura del target del 3% sul deficit pubblico, portato poi paradossalmente proprio nel pieno della crisi, nel 2011, all’1.5% o addirittura al pareggio di bilancio permanente è un altro portato assurdo della filosofia monetarista di Friedman. Il Presidente Mario Monti lo fa scrivere addirittura nella Costituzione nel 2011 che il bilancio pubblico deve essere sempre in pareggio, indipendentemente dal fatto se si è in una fase di crisi o di espansione economica.
In realtà, questo approccio europeo porta la crisi economica a durare per oltre 10 anni nei paesi più deboli del continente, fra cui l’Italia, e a nulla servono le grida di dolore dell’economia italiana, dei governanti e degli economisti dei paesi Mediterranei a dire che questo approccio sta uccidendo l’economia europea, oltre che facendo rinascere nazionalismi e fascismi in tutta Europa.
Occorre attendere la pandemia perché anche Angela Merkel, sacerdotessa del monetarismo in campo economico, si renda conto che è un approccio sbagliato, soprattutto nelle fasi di crisi. Il Recovery Fund, la risposta europea alla crisi da Covid-19, segna probabilmente il superamento del monetarismo anche in Europa, mentre tutte le economie mondiali lo avevano già superato nel corso della crisi passata.
Sarà un caso che tutto ciò accade a qualche anno dalla morte di Milton Friedman, ma è un fatto che l’era di Friedman sembra felicemente conclusa. Ormai al semestre europeo si è sostituito un altro rituale, quello del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che segue un approccio completamente diverso di investimenti pubblici per la crescita. Cosa più importante, il Pnrr rappresenta il primo nocciolo di un debito pubblico europeo che dovrebbe contribuire a formare una base espansiva di lungo periodo per il continente europeo.
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La Redazione
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Meloni viene da una storia politica, a differenza di quella liberale e radicale, che non ha considerato nei decenni gli Usa e l’atlantismo come imprescindibili per l’Italia e l’Europa". Lo scrive Benedetto Della Vedova sui social.
"Oggi la troviamo nel suo intervento alla Cpac, come zelante difensore dell’indifendibile, cioè di Trump. Trump ha sempre sostenuto anche nel suo primo mandato, falsando la realtà, che l’Unione europea fosse stata creata per approfittare degli Usa. Con lui bisognerà fare i conti, naturalmente, ma Trump non è stato e non sarà amico della Ue e men che meno dell’Ucraina che è pronto a sacrificare per l’amicizia con Putin: Meloni se ne faccia una ragione, non può essere contemporaneamente amica di Trump e della Ue, deve scegliere".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Un trionfo di vittimismo su scala planetaria. A servizio dei potenti, altro che popolo! Meloni con il suo intervento alla Cpac in corso a Washington ha fatto una scelta di campo, contro l’Europa. Forse persegue il suo interesse politico, ma non è l’interesse nazionale". Lo scrive sui social Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sorprende che nessuno di La 7 prenda le distanze dall’orribile auspicio che Salvini venga colpito da un ictus. L’alibi della trasmissione satirica non assolve autori, ospiti, dirigenti ed editori. Purtroppo, troppe trasmissioni di La 7 e di Rai 3 istigano all’odio e avvelenano il clima del Paese. Editori, dirigenti, odiatori chiederanno scusa pubblicamente?”. Lo dichiarano i Capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Neanche un accenno al saluto nazista di Bannon. Nessuna presa di distanze. Evidentemente non può farlo. Meglio la retorica melensa e consueta dell’approccio Maga. Sposa su tutta la linea ideologica la retorica di JD Vance a Monaco, e chiude la porta ad una reale soggettività europea. Un discorso furbesco e ambiguo, di chi ha scelto di galleggiare e che posiziona il governo italiano sulla linea Orban con buona pace di tutte le chiacchiere a vuoto sull’ambasciatrice dei due mondi". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a proposito dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac di Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.
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Francesco Pastore
Economista
Economia & Lobby - 16 Novembre 2021
Milton Friedman, a cinque anni dalla morte l’era del turbo-liberismo pare felicemente conclusa
Cinque anni fa moriva il Premio Nobel Milton Friedman. Non parlerò tanto della vita di questo grande economista americano che ha avuto una influenza così profonda sulle sorti del mondo negli ultimi 40-50 anni, ma proprio di questa influenza, che, per una serie di motivi, mi sembra si stia gradualmente superando.
Con la sua morte, sembra finire un’era, quella del turbo-liberismo monetarista di cui è stato uno dei massimi esponenti dal punto di vista accademico e senz’altro il massimo esponente anche nell’opinione pubblica. I suoi libri e scritti hanno dapprima “demolito” alcune delle credenze keynesiane ortodosse e poi hanno sviluppato un’alternativa, quella della cosiddetta Nuova Macroeconomia Classica, che facevano risorgere tutti i vecchi credo della teoria neoclassica e soprattutto della sua politica economica liberista. Si trattava di un mondo che con l’avvento del Keynesismo sembrava essere scomparso per sempre, ma che Friedman aveva fatto risorgere con le sue ricette liberiste e l’idea dello Stato minimo. Per Fiedman, l’economia funziona meglio senza intervento dello Stato in tutti i campi, da quelli microeconomici dei singoli mercati a quello macroeconomico.
La stagflazione è stato un turning point nella storia del pensiero economico e della politica economica contemporanea. Friedman e Edmund Phelps, docente anche presso l’università di Roma Tor Vergata da diversi anni, ebbero gioco facile a dare la colpa della stagflazione alle politiche keynesiane che avrebbero trasformato le fiammate inflazionistiche legate all’aumento del prezzo del petrolio di quegli anni in un’inflazione persistente, alimentando le aspettative degli operatori al rialzo dei prezzi. Così le politiche keynesiane anziché ridurre la disoccupazione, provocavano inflazione e Friedman diceva: vedete che bisogna spendere meno denaro pubblico?
Da allora, è stato un crescendo di influenze nefaste del laisser faire laisser passer di fisiocratica memoria sull’economia mondiale. Il mantra del markets always clear diviene una sorta di dogma negli Stati Uniti prima ed in Germania poi, informando la politica economica delle principali aree economiche del mondo per un periodo lunghissimo di tempo.
Bisognava arrivare alla crisi economico-finanziaria del 2007 e degli anni seguenti per avere un nuovo giro di boa. Come tutte le crisi, anche questa, che secondo il Premio Nobel Paul Krugman è stata più lunga della crisi di Wall Street, il pensiero liberale subisce gravi colpi. La disoccupazione montante, la riduzione dei salari e i working poor diventano altrettanti evidenti segnali che lasciar fare al mercato non è la strada migliore.
In questa presa di consapevolezza, però, gli Stati Uniti sono favoriti dall’alternanza politica fra democratici e repubblicani. L’elezione di Barak Obama come Presidente degli Stati Uniti nel 2009 segna quell’auspicata svolta keynesiana di cui il mondo aveva bisogno, in barba al credo friedmaniano. Obama, infatti, nomina Janet Yellen, economista keynesiana, a capo della FED, la banca centrale americana, e la Yellen garantisce una politica espansiva che porta in pochi anni alla creazione di circa 10 milioni di nuovi posti di lavoro.
L’eredità di Friedman è stata in questi ultimi 15 anni più forte nell’Unione Europea che negli Stati Uniti. Anche la parentesi della Presidenza di Donald Trump ha solo rallentato l’uscita dall’ultraliberismo degli anni pre-crisi. Con Biden, la Yellen torna in sella come ministro del Tesoro del neo-Presidente Joe Biden e c’è da aspettarsi che continuerà il lavoro svolto in precedenza a capo della FED da cui l’aveva rimossa Trump.
Dicevo che l’eredità monetarista ha accompagnato piuttosto l’Unione Europea, informando di sé, come una sorta di peccato originario, il Trattato di Maastricht. Quest’ultimo è un manifesto monetarista, con i suoi target irraggiungibili ed innaturali su deficit, debito e quant’altro e la sua idea di fondo – che rasenta la follia – secondo la quale la crescita economica sia figlia della stabilità finanziaria dei paesi. Il seguente semestre europeo e la dittatura del target del 3% sul deficit pubblico, portato poi paradossalmente proprio nel pieno della crisi, nel 2011, all’1.5% o addirittura al pareggio di bilancio permanente è un altro portato assurdo della filosofia monetarista di Friedman. Il Presidente Mario Monti lo fa scrivere addirittura nella Costituzione nel 2011 che il bilancio pubblico deve essere sempre in pareggio, indipendentemente dal fatto se si è in una fase di crisi o di espansione economica.
In realtà, questo approccio europeo porta la crisi economica a durare per oltre 10 anni nei paesi più deboli del continente, fra cui l’Italia, e a nulla servono le grida di dolore dell’economia italiana, dei governanti e degli economisti dei paesi Mediterranei a dire che questo approccio sta uccidendo l’economia europea, oltre che facendo rinascere nazionalismi e fascismi in tutta Europa.
Occorre attendere la pandemia perché anche Angela Merkel, sacerdotessa del monetarismo in campo economico, si renda conto che è un approccio sbagliato, soprattutto nelle fasi di crisi. Il Recovery Fund, la risposta europea alla crisi da Covid-19, segna probabilmente il superamento del monetarismo anche in Europa, mentre tutte le economie mondiali lo avevano già superato nel corso della crisi passata.
Sarà un caso che tutto ciò accade a qualche anno dalla morte di Milton Friedman, ma è un fatto che l’era di Friedman sembra felicemente conclusa. Ormai al semestre europeo si è sostituito un altro rituale, quello del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che segue un approccio completamente diverso di investimenti pubblici per la crescita. Cosa più importante, il Pnrr rappresenta il primo nocciolo di un debito pubblico europeo che dovrebbe contribuire a formare una base espansiva di lungo periodo per il continente europeo.
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Cronaca
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(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Meloni viene da una storia politica, a differenza di quella liberale e radicale, che non ha considerato nei decenni gli Usa e l’atlantismo come imprescindibili per l’Italia e l’Europa". Lo scrive Benedetto Della Vedova sui social.
"Oggi la troviamo nel suo intervento alla Cpac, come zelante difensore dell’indifendibile, cioè di Trump. Trump ha sempre sostenuto anche nel suo primo mandato, falsando la realtà, che l’Unione europea fosse stata creata per approfittare degli Usa. Con lui bisognerà fare i conti, naturalmente, ma Trump non è stato e non sarà amico della Ue e men che meno dell’Ucraina che è pronto a sacrificare per l’amicizia con Putin: Meloni se ne faccia una ragione, non può essere contemporaneamente amica di Trump e della Ue, deve scegliere".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Un trionfo di vittimismo su scala planetaria. A servizio dei potenti, altro che popolo! Meloni con il suo intervento alla Cpac in corso a Washington ha fatto una scelta di campo, contro l’Europa. Forse persegue il suo interesse politico, ma non è l’interesse nazionale". Lo scrive sui social Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sorprende che nessuno di La 7 prenda le distanze dall’orribile auspicio che Salvini venga colpito da un ictus. L’alibi della trasmissione satirica non assolve autori, ospiti, dirigenti ed editori. Purtroppo, troppe trasmissioni di La 7 e di Rai 3 istigano all’odio e avvelenano il clima del Paese. Editori, dirigenti, odiatori chiederanno scusa pubblicamente?”. Lo dichiarano i Capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Neanche un accenno al saluto nazista di Bannon. Nessuna presa di distanze. Evidentemente non può farlo. Meglio la retorica melensa e consueta dell’approccio Maga. Sposa su tutta la linea ideologica la retorica di JD Vance a Monaco, e chiude la porta ad una reale soggettività europea. Un discorso furbesco e ambiguo, di chi ha scelto di galleggiare e che posiziona il governo italiano sulla linea Orban con buona pace di tutte le chiacchiere a vuoto sull’ambasciatrice dei due mondi". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a proposito dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac di Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.