Cronaca

Mostro di Firenze, morto il poliziotto Ruggero Perugini. Selezionò il nome di Pietro Pacciani da una lista di migliaia di sospetti

L'investigatori si specializzò negli Usa all’accademia di Quantico e proprio dalla collaborazione con l’Fbi ricavò un profilo psicologico di chi poteva essere l'autore dei delitti delle coppiette

Fu protagonista di una particolare stagione delle pluridecennali indagini sul caso del Mostro di Firenze e con le sue indagini individuò come autore dei duplici delitti delle coppiette Pietro Pacciani (nella foto). Il superpoliziotto Ruggero Perugini, 75 anni, è morto a Torino. Rivestì il ruolo di capo e coordinatore della ‘Sam’, la squadra anti mostro nata nel 1984 alla questura di Firenze: dal 1986 al 1992, applicando metodi ‘americani’, selezionò il nome di Pacciani da un’ampia lista di migliaia di sospetti, superando i dubbi e le lacune di un’inchiesta che di fatto non pare mai essersi risolta.

Originario di Roma, dove era nato nel 1946, Perugini dopo gli studi universitari fece parte dell’Arma dei carabinieri, poi passò in polizia. Si specializzò negli Usa all’accademia di Quantico e proprio dalla collaborazione con l’Fbi ricavò un profilo psicologico di chi poteva essere il Mostro tra i sospetti. Perugini individuò Pacciani come il serial killer e passò al setaccio vita e abitudini del contadino di Mercatale per sei anni, con la Sam batté la campagna fiorentina in una specie di indagine ‘porta a porta’. Nel 1992 divenne celebre l’appello del capo della Sam da una tv: “Io non so perché – cominciava il superpoliziotto, finendo poi per chiedere al Mostro di costituirsi -, ma ho la sensazione che tu in questo momento mi stia guardando e allora ascolta. La gente qui ti chiama mostro, maniaco, belva ma in questi anni credo di aver imparato a conoscerti, forse anche a capirti e so che tu sei soltanto il povero schiavo in realtà di un incubo di tanti anni fa che ti domina”.

Perugini guidò anche la storica perquisizione nell’orto della casa di Pacciani dal 27 aprile all’8 maggio 1992 e fu lui alle ore 17,45 del 29 aprile a ritrovare nel terreno una cartuccia per pistola calibro 22 long rifle, con impressa sul fondello la lettera “H”, inesplosa e recante segni di un precedente inceppamento, gli stessi segni dell’arma, mai ritrovata, che era stata usata dal Mostro negli otto duplici delitti. Il ritrovamento incastrava Pacciani ed è stata una circostanza che ha sempre fatto discutere. Perugini affermava di poter conoscere molto bene Pacciani e ne divenne il principale accusatore, testimoniò contro di lui al processo. “Raro, multiforme, dissimulatore”, lo definiva. Lasciò la Sam a fine 1992, nel 1993 era a Washington all’ufficio di collegamento tra la Dia e l’Fbi. Rimase convinto dell’unico serial killer anche quando, anni dopo, vennero alla ribalta le indagini di Michele Giuttari sui compagni di merende che avrebbero affiancato Pacciani nei delitti. Scrisse un libro per Mondadori con le sue tesi.