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“Napoli è il terzo mondo d’Europa”: il reportage di Le Figaro fa discutere. “Città affogata dai debiti e dal problema della Camorra”

Più che la grandezza e il potenziale partenopeo (turistico, umano e culturale), nel pezzo vengono sottolineante le emergenze, i punti critici diventati ormai incrostazioni ataviche e ogni sorta di problematica, dal degrado ai trent’anni di progetti su Bagnoli mai realizzati, la metro pianificata negli anni ’90 e ancora incompiuta o malfunzionante e via dicendo

di Francesco Canino

«Napoli è il terzo mondo d’Europa». È stata tutt’altro che tenera la giornalista Valèrie Segond, che su Le Figaro ha tracciato alla vigilia delle ultime elezioni comunali e della vittoria di Gaetano Manfredi un ritratto impietoso della città, che sta facendo discutere in maniera piuttosto animata proprio in queste ore dopo essere diventato virale sui social. Più che la grandezza e il potenziale partenopeo (turistico, umano e culturale), nel pezzo vengono sottolineante le emergenze, i punti critici diventati ormai incrostazioni ataviche e ogni sorta di problematica, dal degrado ai trent’anni di progetti su Bagnoli mai realizzati, la metro pianificata negli anni ’90 e ancora incompiuta o malfunzionante e via dicendo.

Insomma, «Napoli non crolla più sotto la spazzatura come nel 2008» ma deve fare i conti con i trasporti pubblici in affannano, l’organico comunale insufficiente, la vita quotidiana difficile, la disoccupazione esplosiva nelle periferie e la povertà, con oltre 180mila famiglie che percepiscono il reddito di cittadinanza nella sola provincia di Napoli (in realtà sarebbero 166mila, ndr), più di quelle di Lombardia e Veneto messe insieme, e ovviamente la camorra e la piccola delinquenza che dominano letteralmente alcuni territori cittadini. «Mentre tutte le città d’Europa si trasformano, Napoli resta arroccata ai suoi cliché, che sono anche il suo fascino», spiega Le Figaro, suscitando commenti e reazioni al vetriolo. «Noi abbiamo scelto di raccontare Napoli perché è una città di riferimento per tanti francesi che ci vivono e la scelgono per i propri viaggi. É una vera città del Sud, ricca di problemi, di contraddizioni, affogata dai debiti e dal problema della Camorra e più suscettibile ad eventuali cambiamenti», ha poi spiegato la giornalista al Corriere del Mezzogiorno.

Ma non manca il rovescio della medaglia, un lato b in cui svettano elementi positivi cui aggrapparsi per rinascere. C’è ad esempio la crescita del turismo – nell’ultimo anno pre Covid, il 2019, si sono registrati 6 milioni di turisti –, la rigenerazione di Scampia (inevitabilmente descritto come il quartiere di Gomorra) grazie ad alcuni investimenti della Regione Campania, l’arrivo della società Tecno che dalla Riviera di Chiaia monitora l’impatto ambientale dei grandi siti e soprattutto la nascita di un polo di eccellenza come la Apple Academy, a San Giovanni a Teduccio. Attorno al centro europeo di formazione per sviluppatori di app si sono aggregate altre nove aziende tecnologiche e questo ha fatto dire a Giorgio Ventre, direttore scientifico di Apple Academy, che a Napoli «c’è una piccola Silicon Valley, la terza per il numero di star up create». Un ritratto a tinte fosche dunque, con molte ombre ma anche tante luci, che non è piaciuto ai napoletani (e non solo a loro). Compreso Toni Servillo, che alla presentazione di È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino, ha detto: «Tra settembre e dicembre io ho tre film in sala di tre grandi autori campani (Qui rido io di Mario Martone, Ariaferma di Leonardo Di Costanzo e il film di Sorrentino, appunto, ndr), quindi mi sembra che il bilancio di questa città sia molto buono: io non saprei vivere da un’altra parte del mondo, quindi amo profondamente questo terzo mondo».

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