“’Galeazzi era un giornalista assolutamente fuori dagli schemi. È l’unico che è stato capace di scherzare e prendersi in giro senza mai perdere un filo quella autorevolezza che aveva come giornalista e questo è molto difficile nel nostro ambiente. Riusciva a unire la professionalità al gioco che faceva, per esempio, a ‘Domenica In‘ con Mara Venier. Non c’è riuscito nessun altro!”. Così Paola Ferrari ha ricordato il collega Giampiero Galeazzi, scomparso venerdì 12 novembre a 75 anni. “Giampiero aveva un carattere molto forte fuori delle telecamere – ha raccontato la giornalista all’Adnkronos – noi abbiamo avuto uno scontro anche recentemente ma lui era così, era diretto e senza filtri. Abbiamo discusso e questo mi questo mi è dispiaciuto un po’ ma dopo ci siamo sentito al telefono e ci siamo chiariti”.
“Avendo avuto la fortuna di aver lavorato tanto con lui – prosegue la Ferrari – posso dire che quello che mi ha più colpito è che lui era scevro da ogni tipo di banalità. Riusciva in tutto quello che faceva, anche durante le partite meno importanti dove c’erano personaggi meno di spicco, a non dire mai banalità. Abbiamo condotto un Mondiale insieme con Maurizio Costanzo, io li chiamavo ‘la strana coppia’ – ricorda con nostalgia – e devo dire che era un giornalista unico. Aveva una grande sintonia con Costanzo, erano due persone così diverse ma entrambe geniali”.
Quale era la trasmissione a cui era più legato Galeazzi? “Sicuramente ‘90° minuto‘ – risponde la Ferrari – mi ricordo che quando glielo tolsero ci rimase molto male ma poi quando è tornato anni dopo gli dissi: ‘Vedi? Alla fine le cose tornano al loro posto‘”. La Ferrari ricorda poi un aneddoto divertente: “Una sera ci hanno tirato un gavettone. Era una finale di Coppa Italia, aveva vinto l’Inter e Materazzi ci arrivò alle spalle e ci tirò un gavettone, lui (Galeazzi, ndr) poverino prese molto freddo”.
La giornalista infine conclude: “Anche se da tempo non stava bene, tutte le volte che partecipava a qualche trasmissione, notavo sempre in lui quella lucidità nell’esprimere i suoi concetti e quel suo non essere mai banale. Riusciva a dare sempre spunti di discussione e di riflessione. E’ stato lucido e acuto fino alla fine, non si è mai lamentato per la sua malattia, con lui perdiamo un giornalista unico”.