L'ex premier su La7 dice che sulle 13 domande post del M5s ha "già risposto a Otto e mezzo". Sulle conferenze in Arabia continua a dire che "non c'è niente di illegale". Quanto all'inchiesta Open non chiederà l'immunità. Rischio addii da Italia Viva? "Se qualcuno se ne vuole andare fa bene ad andarsene, il problema è a fare cosa. Va con Salvini, Meloni o la Taverna?"
“Conte è uno che scappa. E’ l’uomo più veloce a scappare nella storia, quando distribuirono il coraggio era in quarantena, ha il coraggio del coniglio mannaro. Quando hanno distribuito il coraggio Conte era in quarantena… Anzi, Conte ha un coraggio da ‘coniglio mannaro‘, come si diceva una volta”. A dirlo è il leader di Iv, Matteo Renzi, all’Aria che Tira, su La7. La scelta dell’espressione “coniglio mannaro” è singolare: era il soprannome di Arnaldo Forlani (il primo a usarlo fu Gianfranco Piazzesi), a sua volta preso dal romanzo di Riccardo Bacchelli Il mulino del Po in cui compariva Giuseppe che tutti chiamavano così perché albino, dall’aspetto deforme e particolarmente avido.
Nel corso dell’intervista di Myrta Merlino sono state citate le 13 domande che ieri il M5s ha posto al senatore ed ex presidente del Consiglio, ma Renzi ha ribattuto dicendo che “le risposte le sanno già perché le ho date già a Travaglio l’altro giorno”. Il riferimento è alla puntata di venerdì di Otto e mezzo, nel corso della quale per dire il vero Renzi non aveva risposto ad alcuna delle questioni poste dalla conduttrice Lilli Gruber, dal direttore del Fatto Marco Travaglio e dal direttore della Stampa Massimo Giannini. In realtà anche nel corso dell’intervista tv di oggi Renzi non ha risposto né alla contestazione principale di questi giorni – cioè essere pagato dal regime totalitario dell’Arabia Saudita – né ai ripetuti retroscena che ricostruiscono i suoi contatti con Marcello Dell’Utri – condannato per concorso in associazione mafiosa – né, infine, sulla questione del “piano Rondolino” su cui si è limitato a garantire che quel progetto scritto in un’email a lui diretta – e inoltrato dal suo cellulare a Marco Carrai – “non fu mai messo in pratica”.
Sulle conferenze all’estero Renzi risponde che “è tecnicamente legittimo“, che è vero e infatti nessun giornale lo ha contestato. “Uno può dire: fossi in te non le farei. Se vuoi evitare problemi non le fare. Lo so che non vi convincerò”. L’ex premier continua a non vedere il centro della questione, cioè non dice nulla in merito al fatto che possa essere inopportuno che il senatore della Repubblica – fuori da qualsiasi obbligo istituzionale – si faccia pagare da uno Stato autoritario, dove i diritti civili di donne e minoranze e i diritti di espressione sono quasi inesistenti e che è responsabile dell’assassinio di un giornalista, Jamal Khashoggi. E poi c’è una questione di rischio di conflitti d’interesse, ma anche su questo Renzi non vede il problema. “Dice: Matteino perché non lasci una delle due? – dice in tv l’ex premier con uno dei suoi artifici retori – Non è illegale, è questo è il passaggio fondamentale. E’ legittimo chiedermi perché lo faccio, se sia opportuno, ma ricordo a tutti che non è illegale. L’idea che uno usi parole come lobby e conflitto di interesse: questo sarebbe contro la legge”.
La sua posizione è che lo fanno tutti e prende ad esempio il premier inglese Boris Johnson. In un articolo del Financial Times è emerso che il capo del governo inglese negli ultimi 14 anni, in cui è stato fra l’altro deputato e sindaco di Londra, ha guadagnato, in attività legali e dichiarate oltre 4 milioni di sterline. Renzi ha dimenticato di dire che per questa storia nel Regno Unito è divampata una polemica politica anche perché nel piano dello scandalo che ha colpito i Tories, il partito di Johnson, proprio per il malcostume dei secondi lavori “d’oro”, fino alle dimissioni da deputato dell’ex ministro Owen Paterson e all’avvio di accertamenti da parte dell’organismo disciplinare di Westminster per l’ex avvocato generale, sir Geoffrey Cox.
Quanto all’inchiesta Open e alle sue (poche) conversazioni finite agli atti – sulle quali l’ex premier ha chiesto la tutela delle sue prerogative di parlamentare alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati – il leader di Italia Viva ha annunciato che non chiederà l’immunità sull’uso del materiale delle indagini nel processo, ma va detto che al momento non c’è nessuna autorizzazione a procedere del tribunale di Firenze (e in sostanza non chiede l’immunità perché non può farlo lui). Ad ogni modo quando sarà il momento il senatore annuncia che “semmai arriveremo in aula per votare per l’acquisizione del materiale, secondo me una cosa illegale e incostituzionale, ma quando arriverò alla discussione dirò che per me li possono prendere, purché seguano le regole. Io voterò a favore della presa del materiale , ma andrò in tutte le sedi a vedere se hanno violato le leggi. Per me è uno scandalo”.
E infine ci sono i contatti di Renzi con Forza Italia. L’accordo elettorale in Sicilia è cosa nota e già qualcuno nel partito sta ingoiando senza battere ciglio – “è singolare che si accendano i riflettori su un caso” lo assolve il presunto dissidente Camillo D’Alessandro -, intanto si moltiplicano le ricostruzioni dei giornali sulle telefonate tra l’ex premier e pezzi da novanta berlusconiani. Come Gianfranco Miccichè, con cui ha anche cenato all’enoteca Pinchiorri, ma anche come Marcello Dell’Utri che non è solo l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi ma è anche un pregiudicato per reati gravi – per usare il linguaggio utilizzato ultimamente da Renzi. Quest’ultimo risponde solo su Miccichè: “Oggi leggo su Repubblica che Miccichè sa già cosa vota Italia Viva, mi scappa da ridere. I nomi buoni per il Colle sono quelli che vengono fuori alla fine. Con Mattarella è accaduto la stessa cosa. Io penso che serva un percorso”. Miccichè ha spiegato che Renzi ha assicurato che se mancassero poche decine di voti per l’elezione di Berlusconi al Quirinale i renziani ci starebbero. Dopo la smentita di Renzi è arrivata la conferma del dirigente siciliano di Fi: “Certo che confermo che Renzi avrebbe detto sì alla mia richiesta di votare per Silvio Berlusconi presidente della Repubblica. D’altro canto, chiunque incontro facendo la stessa richiesta, sta dicendo di sì”.
In questo periodo complicato c’è la questione del pericolo scissione per Italia Viva. Stamani è stato Luigi Marattin, sul Corriere della Sera, a definire “sciocchezze” l’ipotesi di “decine di parlamentari in partenza”. Ma aggiunge: “Non escludo ci siano colleghi dubbiosi, ma l’attacco scomposto che abbiamo subito ci ha compattato tutti ancor di più, mi creda”. Marattin aveva sottolineato che “possiamo fare molto di più, puntando su idee, organizzazione e un progetto politico in grado di parlare a tutto il Paese”. E in tv Renzi sembra sereno: “Se qualcuno se ne vuole andare fa bene ad andarsene, il problema è a fare cosa. Se vuole andare con Salvini e la Meloni fa bene ad andare via, se vuole stare con Conte, la Taverna e Di Battista…”. Nella sua e-news presenta la Leopolda del prossimo fine settimana. “Ci avviciniamo alla Leopolda e crescono le polemiche su di noi. Crescono le voci su un indebolimento di Italia Viva prima delle elezioni presidenziali di inizio 2022. È uno schema già visto in passato, durante la crisi di governo. Utilizzano pressioni mediatiche o giudiziarie pensando che così noi saremo più deboli nel momento clou politico”. E annuncia una “sorpresa finale, ma è presto per svelarla”.