Il lockdown e la
pandemia non sono stati un problema per le
ecomafie, che hanno continuato
a infiltrarsi e arricchirsi, in grado di garantirsi
fatturati miliardari. Nell’anno segnato dal Covid-19, anzi,
in flessione sono stati i
controlli sugli
illeciti ambientali (-17%), mentre si è registrato un aumento degli
ecoreati, in media
95 al giorno. Questo il quadro e i numeri denunciati da
Legambiente, che
ha presentato a Roma il rapporto Ecomafie 2021. Evento in cui è intervenuto anche il Procuratore nazionale antimafia,
Federico Cafiero de Raho: “In alcuni casi le imprese che devono procedere alle bonifiche sono esse stesse espressione delle organizzazioni mafiose”
“È fondamentale innalzare il livello dei controlli pubblici affinché la transizione ecologica possa avere la fedina pulita“, ha rivendicato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, precisando come, di fronte “ai tanti investimenti in arrivo dal Pnrr“, sia necessario “evitare che le ecomafie possano avvicinarsi”. E ancora: “I primi bandi dei ministeri sono già partiti per spendere i primi 25 miliardi di euro, molti dei quali dedicati alla transizione. Si dovranno aprire impianti, realizzare infrastrutture, opere e cantieri. Ma siamo preoccupati perché il governo non ha fatto nulla sul fronte dei controlli ambientali, così come né governo né Parlamento hanno completato quel percorso iniziato sei anni fa con la legge sugli ecoreati”, ha attaccato.
Sono 4.233 i reati relativi agli incendi boschivi (+8,1% rispetto al 2019), oltre 8mila gli illeciti contro gli animali. Il numero maggiore dei reati riguarda i settori del cemento e dei rifiuti, che però sono in calo. Cresce l’impatto nelle Regioni a tradizionale presenza mafiosa (46,6% del totale), con Campania, Sicilia, Puglia che emergono come quelle più colpite da illeciti ambientali. Mentre al quarto posto c’è il Lazio, con un incremento del 14,5% sul 2019, che supera la Calabria. La Lombardia, invece, resta la regione con il maggior numeri di arresti.
Numeri che mostrano l’attacco contro l’ambiente in atto nel nostro Paese da parte delle mafie e delle organizzazioni criminali. Per questo motivo Legambiente ha lanciato dieci proposte, a partire dalla correzione della riforma Cartabia: “Abbiamo chiesto con forza di evitare la tagliola dell’improcedibilità per i reati di disastro ambientale o quello di incendio boschivo, ma non c’è stato verso”. “Tante procure indagano in Italia su questi reati, bisogna evitare che questo sforzo venga vanificato”, ha aggiunto pure il responsabile dell’ “Osservatorio Ambiente e Legalità” di Legambiente, Enrico Fontana.
Tra le proposte anche quella di approvare delle leggi contro le agromafie e il saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico, l’introduzione nel Codice penale dei delitti contro gli animali, inasprire le sanzioni previste contro i traffici illegali di rifiuti. Ma non solo. C’è anche la richiesta di emanare una volta per tutte i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente: “Sono passati diversi governi e tre ministri, Galletti, Costa e Cingolani, ma i decreti non sono stati approvati, nonostante alcuni sia già scritti. Che senso ha aver approvato una legge che istituisce un sistema che permette di fare i controlli e poi renderla inefficace?”, ha attaccato Ciafani, nel corso della conferenza.
“Bisogna dotare Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr) e le Arpa (Agenzie regionali per la protezione ambientale, ndr) di maggiori risorse e personale per le ispezioni”, è l’appello rilanciato da Legambiente. Ma anche Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra, concorda: “Serve un potenziamento e un ricambio generazionale nei nostri istituti, di fronte alla mole di investimenti in arrivo”, spiega. Precisando pure come sia necessario non sottovalutare la trasformazione in corso anche sul campo degli ecoreati. “Dobbiamo cominciare a considerare i reati legati ai temi del clima, allo scambio di emissioni: dodici miliardi di euro è il valore delle circa 200 milioni di tonnellate di carbonio equivalente trattati ogni anno in Italia. Questa massa di denaro rischia di attirare le attenzioni delle mafie”, spiega. Numeri, quelli evidenziati nel corso della conferenza, che per Legambiente mostrano come l’azione del governo Draghi e del ministero della Transizione ecologica diretto da Roberto Cingolani debba essere più efficace: “Si parla spesso di cose che ci fanno perdere tempo, come le presunte centrali nucleari di quarta generazione. Invece bisogna accelerare sulle rinnovabili, sviluppare il fotovoltaico e aumentare gli impianti eolici a terra e a mare. Vorremmo parlare di questo per spegnere le centrali a carbone, a gas e che bruciano derivati del petrolio”, ha concluso Ciafani.