Secondo alcune ricostruzioni Musk avrebbe venduto le azioni per pagare tasse da 15 miliardi di dollari dovute al fisco americano nei prossimi mesi. Nulla a che fare insomma con gli esiti di un sondaggio lanciato su Twitter in cui chiedeva se avesse dovuto vendere una parte della sua partecipazione nel gruppo di auto elettriche
Continuano le manovre di Elon Musk sulle azioni Tesla. Ieri l’imprenditore ha venduto 934mila titoli incassando circa 930 milioni di dollari (820 milioni di euro). I titoli valgono infatti poco meno di mille dollari l’una. Un incasso che si aggiunge ai quasi 7 miliardi di dollari raccolti la scorsa settimana sempre attraverso le vendita di titoli. Nel frattempo Musk ha anche esercitato delle stock options in suo possesso che danno il diritto ad acquistare le azioni ad un prezzo prestabilito entro una determinata scadenza. Il patron di Tesla ha comprato 2,1 milioni di azioni Tesla a 6 dollari l’una, a fronte del valore attuale di 1.013 dollari. Secondo alcune ricostruzioni Musk avrebbe venduto le azioni per pagare tasse da 15 miliardi di dollari dovute al fisco americano nei prossimi mesi. Imposte legate anche all’esercizio delle stock options che gli sono state assegnate a partire dal 2012.
Tutta l’operazione sembra essere stata programmata e studiata da tempo e avrebbe ben poco a che fare con i risultati di un sondaggio lanciato da Musk su Twitter. Il patron di Tesla aveva chiesto se dovesse vendere il 10% della sua partecipazione nel gruppo delle auto elettriche di fronte alla possibilità che il Senato statunitensi approvi una legge che prevede di tassare gli utili non realizzati delle partecipazioni dei 700 americani più ricchi del paese. Oltre 4 milioni di utenti hanno votato e il “sì” ha prevalso con il 58%.
Spesso i grandi miliardari devono la loro ricchezza alle azioni in loro possesso. Se il valore delle azioni sale la loro ricchezza cresce ma finché i titoli non vengono venduti non subiscono nessuna tassazione. Non significa non poter accedere a queste immense ricchezze. Esistono diversi meccanismi, come i prestiti bancari con i titoli in garanzia, che consentono comunque di monetizzare l’investimento. Così le persone più ricche del pianeta riescono a pagare tasse in proporzione molto più basse di quelle di un impiegato o di un operaio.
Elon Musk, la cui ricchezza personale è stimata in circa 280 miliardi di dollari, aveva pubblicamente contestato la proposta di legge invitando il governo a tagliare piuttosto la spesa pubblica. A seguire una polemica di cattivo gusto con l’ottantenne senatore democratico Bernie Sanders. Sanders ha scritto su Twitter che le persone più ricche del paese dovrebbero pagare una giusta quota di tasse. Musk ha risposto affermando di essersi dimenticato che il senatore fosse ancora vivo, definendolo poi un “taker” (prenditore), a differenza sua che sarebbe invece un “maker” (produttore) e scrivendo infine: “Vuoi che venda più azioni, Bernie? Basta dire la parola…”. Negli ultimi dieci giorni, ossia da quando sono iniziati i movimenti di Musk sul mercato le azioni di Tesla hanno perso il 17%.
A causa delle prese di posizioni su Twitter, questa volta relative al 2018 e alla possibilità di vendere le sue azioni, Musk rischia di dover pagare 162 milioni di dollari alla banca statunirtense Jp Morgan che ha avviato un’azione legale nei confronti dell’imprenditore. Le sue dichiarazioni avrebbero infatti artificiosamente alterato il valore delle azioni causando danni alla banca che aveva investimenti nel gruppo.