Una città dove scavi per cercare acqua e ti spunta l’Ipogeo dei Cristallin del IV secolo. Oggi ritornato alla luce grazie a un’operazione pubblico-privato… E se questo lo chiamate Terzo mondo. Je l’adore.
Poi quale sarebbe questo Primo Mondo? L’America che non è più l’american dream neanche per gli stessi americani, la Cina dittatoriale che ci ha appestato di virus o quella fetta di mondo, per l’esattezza quello sparuto 5% della popolazione, che detiene oltre il 50% della ricchezza globale.
Se questo è lo scenario io sono fiera di appartenere al Terzo Mondo. Sono nata in una città che è stata capitale di un grande regno. I greci, approdati qui, prima di tutti, nel IV secolo a.c. ne avevano intuito da subito la potenza evocativa: “E avendo esaurito la loro fantasia toponomastica le diedero il nome di Nea Polis, Città Nuova”, ironeggia Erri De Luca.
Dalla Magna Grecia all’Impero Romano: “La memoria della città è scolpita nei labirinti di pietra degli Ipogei, gli straordinari canyon di tufo che spaccano la collina dei nostri antenati”, scrive Vittorio Del Tufo. Luoghi ancora venerati per il culto dei morti.
A Napoli ovunque scavi esce un pezzo del passato. L’ultimo venuto alla luce è l’Ipogeo dei Cristallini alla Sanità che risale all’inizio del III secolo a.c. In realtà fu scoperto nel 1889 scavando per cercare acqua invece spuntò un Ipogeo. Ma l’antico sepolcro non disseta e fu lasciato lì. Sempre chiuso al pubblico. Oggi rinasce grazie alla caparbietà degli imprenditori Giampiero e Alessandra Martuscelli (“La memoria è sacra e va restituita alla città”, dicono all’unisono), in sinergia con la Regione e la Sovrintendenza, una meraviglia archeologica di colori e decori buca il buio della terra.
Capirete che con una simile ricchezza che il ventre della città porosa rende unica al mondo, a noi, Terzo Mondo, ci fa il solletico l’articolo de le Figaro. Alessandra Martuscelli che è anche l’anfitriona della maison d’art “Casa D’Anna”, proprio lì a due passi: “Solo quattro stanze, ma siamo prenotati fino a Natale. La nostra clientela? Quasi esclusivamente francesi”. Mais oui, je m’en fous (traduco: me ne sbatto).
Nel Terzo Mondo il turismo post Covid è in crescita. Non vengono a vedere le periferie che certo sono degradate (in quale città non lo sono) ma vengono per incantarsi davanti a una Napoli, città mondo, una miscela di palinsesti, che mescola l’alto e il basso, dove gli opposti convivono, l’aristocrazia e il popolo minuto in un set a cielo aperto.
Un centinaio di produzioni setacciano Napoli e dintorni. Dall’America è sbarcato perfino il fortunato format televisivo seriale da noi si chiama The Real Housewives di Napoli. Chissene se Napoli è penultima in classifica per ItaliaOggi e Università La Sapienza. Ma è al primo posto per la Metropolitana d’Arte, la più bella della mondo. Ultima in classifica per qualità di vita è solo Crotone… E ci dispiace per chi primeggia come Parma, Trento (senza offesa per me sono città/sbadiglio).
Noi Terzo Mondo, abbiamo il San Carlo, il teatro più antico del mondo e l’attesissima e spettacolare Prima con Otello (21 novembre) interpretato dal tenore numero uno al mondo Jonas Kaufmann e regia di Mario Martone, con repliche fino al 14 dicembre tutte sold out.
ROOM14 è il titolo della personale di Erk 14 appena inaugurata alla Galleria P.R.A.C. di Piero Renna, fra le più influenti gallerie del momento. Istantanee di riflessioni, storie, stati d’animo, raccontante attraverso accumuli di oggetti, animali e fiori in stanze piene, vuote, in disordine, stanze dell’inconscio, dove oggetti di uso comune interagiscono con le loro azioni per simboleggiare virtù e debolezze di una società liquida fatta di individualismo e consumismo dove l’incertezza è l’unica certezza. 14 stanze in cui mettere in ordine per cercare il proprio ordine.
Noi terzomondisti ci siamo appena goduti il Festival di passeggiate musicali di SpinaCorona, i concerti di Piano City e il 15 novembre è partito il “Seminari al MANN: la ripresa di una tradizione”. Prossimamente in cartellone anche Il Festival della Musica Barocca.
Forse i francesi ci invidiano Maurizio De Giovanni, lo scrittore crossmediale tra i più venduti all’estero. E anche il più visto. Le sue serie televisive sono seconde solo al Commissario Montalbano. Ma Camilleri va in onda da 20 anni, De Giovanni solo dal 2017. Alla domanda se poteva immaginare di ambientare un Commissario Ricciardi a Parigi, cruda la risposta: Jamais.
Moi non plus. E se questo lo chiamate Terzo mondo. Je l’adore.