Via libera del consiglio dei ministri al decreto attuativo sull’assegno universale per i figli previsto dalla scorsa legge di Bilancio e recepito nel ddl delega approvato la scorsa primavera. Il testo disciplina l’entrata in vigore strutturale del nuovo strumento dopo la fase “ponte” iniziata a luglio solo per autonomi e disoccupati. La sorpresa (anticipata da Avvenire nei giorni scorsi) è che partirà non a gennaio ma solo a marzo: ora del resto il provvedimento deve passare il vaglio delle commissioni parlamentari e solo dopo andrà in Gazzetta. Le domande si potranno presentare all’Inps dal primo gennaio. I 250 euro mensili per ogni figlio promessi nei mesi scorsi sono il livello massimo a cui avranno diritto solo i nuclei numerosi. Ma non è sulle cifre che, nel giorno in cui il governo è andato sotto per due volte al Senato, la maggioranza si è spaccata: per la Lega è “inaccettabile” che il sostegno vada anche, come previsto dal testo le cui bozze circolavano peraltro da giorni, agli extracomunitari residenti in Italia da solo due anni.
Il nuovo aiuto parte con uno stanziamento di circa 15 miliardi nel 2022 che diventeranno poco meno di 20 a regime, tra fondi nuovi e soldi attualmente utilizzati per altre misure (bonus bebè, detrazioni, assegni ai nuclei familiari) sostituite dal nuovo assegno. A differenza degli attuali assegni familiari non andrà solo ai lavoratori dipendenti ma anche agli autonomi e agli incapienti che oggi non godono delle detrazioni perché, semplicemente, non pagano abbastanza imposte da poterne beneficiarne. Il decreto prevede un meccanismo di salvaguardia per le famiglie con meno di 25mila euro di Isee, per fare in modo che non ci siano riduzioni di importo rispetto agli assegni già esistenti.
Per ciascun figlio minorenne, e a partire dal settimo mese di gravidanza, le famiglie avranno diritto a un importo di 175 euro al mese se l’Isee è pari o inferiore a 15mila euro, mentre oltre quella soglia la cifra si ridurrà gradualmente fino a raggiungere un valore di 50 euro in corrispondenza di 40mila euro di Isee. Chi ha un Isee alto riceverà comunque – a patto che faccia domanda – 50 euro per ogni figlio. Per i ragazzi maggiorenni, fino ai 21 anni, l’assegno massimo sarà di 85 euro mensili e anche in questo caso andrà a scalare fino a 25 euro per Isee uguali o superiori a 40mila. La ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti ha stimato i beneficiari in “oltre 7 milioni di famiglie” di cui “circa la metà potrà prendere la cifra massima”.
Sono previste una serie di maggiorazioni in base al numero di figli e alla presenza di disabili. A partire dal terzo figlio è prevista una maggiorazione tra i 15 e gli 85 euro a figlio in base all’Isee, mentre i nuclei con “quattro figli o più” riceveranno un’ulteriore “maggiorazione forfettaria” da 100 euro al mese. Se entrambi i genitori lavorano avranno inoltre diritto a 30 euro in più, che si azzerano oltre i 40mila euro, mentre 20 euro in più andranno alle mamme under 21. Qualche esempio: un nucleo con Isee fino a 15mila euro riceverà 175 euro al mese con 1 figlio, 350 con due, 610 con tre e 970 con 4 che diventano 1.090 euro al mese se entrambi i genitori lavorano (30 euro per 4 figli, 120 euro in più). I nuclei che superano i 40mila euro di Isee invece riceveranno 50 euro al mese con un figlio, 100 euro con due figli, 165 euro con tre figli, 330 euro con 4 figli. Le famiglie con figli disabili riceveranno il versamento “senza limiti di età” dei figli. Per i minorenni avranno diritto a 105 euro al mese in più “in caso di non autosufficienza“, 95 euro “in caso di disabilità grave” e 85 euro “in caso di disabilità media“. In presenza di maggiorenni disabili e fino a 21 anni si prenderanno 50 euro al mese in più (che si sommano all’assegno standard) mentre oltre i 21 anni si continuerà a ricevere un assegno in base all’Isee, da 85 a 25 euro al mese.
L’Inps avrà 20 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del provvedimento per predisporre le nuove modalità per la domanda, che andrà inoltrata “per via telematica”, anche avvalendosi dell’aiuto dei patronati. L’assegno sarà riconosciuto dal mese successivo. Se effettuata entro giugno, la decorrenza sarà sempre da marzo (cioè verranno riconosciuti gli arretrati). I nuovi nati in corso di erogazione dell’assegno vanno comunicati entro 120 giorni, con apposita procedura. Potranno richiedere l’aiuto all’Inps tutti i residenti da almeno due anni, compresi i cittadini extracomunitari. Non ne vuole sapere la Lega: per Fabrizio Cecchetti, vice capogruppo alla Camera della Lega, “finirebbe a immigrati che finora non hanno versato le tasse nel nostro Paese, che non hanno contribuito al nostro Welfare e si troverebbero ad incassare un sostegno che, parametrato poi sul numero di figli, andrebbe quasi interamente a loro e non alle famiglie italiane. Estendiamo questo limite temporale da due a dieci anni: chi risiede qui da dieci anni lo riceve, non prima”. I Caf fanno presente che questa “rivoluzione delle misure a sostegno della natalità e della famiglia in genere, apprezzabile nello spirito e nelle forme di attuazione”, comporterà però un boom di richieste della certificazione Isee, necessaria per fare richiesta. E l’attuale copertura finanziaria prevista per remunerare i Caf (per il richiedente il servizio è gratuito) è insufficiente.