"La divisione del Paese in zona gialla, arancione o rossa deve valere soltanto per i non vaccinati", scrive il governatore ligure, vicepresidente della Conferenza delle Regioni: Il 90% degli italiani non può essere tenuto in scacco da un 10% che non comprende l’importanza del vaccino". Nei giorni scorsi a chiedere un cambio di rotta erano stati molti governatori (soprattutto di centrodestra), ma il governo aveva allontanato l'ipotesi: "Non abbiamo i numeri dell'Austria"
“La divisione del Paese in zona gialla, arancione o rossa deve valere soltanto per i non vaccinati. I vaccinati invece potranno continuare ad organizzare la propria vita, il lavoro, la socialità. Questo è il momento in cui si programmano le vacanze di Natale e tutta la macchina economica che vi gira intorno: è soprattutto a questi lavoratori che dobbiamo dare la certezza che il Paese non richiuderà”. È il governatore della Liguria Giovanni Toti, in un post pubblicato su Facebook, a portare la voce dei colleghi che insistono a chiedere il “modello Austria” contro l’aumento dei casi di Covid: restrizioni sì, se saranno necessarie, ma solo per chi non è immunizzato.
Toti annuncia di aver proposto in Conferenza delle Regioni (di cui è vicepresidente) “di chiedere un incontro urgente, entro 72 ore, con il Governo“, perché “il 90% degli italiani non può essere tenuto in scacco da un 10% che non comprende l’importanza del vaccino e vorrebbe dettare alla stragrande maggioranza dei cittadini le proprie rumorose regole. Non è possibile mantenere un atteggiamento attendista, bisogna anzi stabilire norme chiare per affrontare questa fase della pandemia, tutelando la salute dei cittadini e consentendo all’economia di continuare a crescere”. E trova la sponda del sottosegretario alla Salute Andrea Costa (Noi con l’Italia): “Qualora ci dovesse essere il cambio di un colore, e qualche regione dovesse diventare arancione, dato che questo colore prevede anche misure come la chiusura dei ristoranti alla sera, credo che tutto sommato vada valutato tenere aperte attività solo per chi si è vaccinato. Non possiamo permettere che una minoranza in qualche modo ostacoli il percorso di tutto il Paese”, ha detto a Un giorno da pecora su Rai Radio 1.
Nei giorni scorsi a chiedere un cambio di rotta contro i non vaccinati erano stati moltissimi governatori, in prima fila quelli di centrodestra: come per Toti, anche per il presidente del Friuli-Venezia Giulia e della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga “le restrizioni non possono essere a carico dei vaccinati, sarebbe eccessivo far pesare la situazione a chi si è fatto due o addirittura tre dosi proteggendo se stesso e la comunità”. Sulla stessa linea il governatore lombardo Attilio Fontana (“Non possiamo pensare a restrizioni per questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune”) e quello calabrese Roberto Occhiuto, oltre al toscano Eugenio Giani. Ma il Governo aveva tirato il freno sostenendo che non ci fossero le condizioni per prendere le stesse misure dell’Austria, Paese che in alcuni Länder presenta un’incidenza superiore ai 1.500 casi ogni 100mila abitanti e ha già proclamato lockdown regionali. Contrario – a differenza dei propri governatori – anche il leader leghista Matteo Salvini, che avevo fatto sapere di condividere la linea dell’esecutivo. Ora però le Regioni ributtano la palla nel campo di Roma e trovano l’ok del sottosegretario alla Salute: entro tre giorni il governo dovrà dare una risposta – qualunque sia – alle loro istanze.