Il Covid non molla la presa sul Regno Unito. C’è una nuova impennata di contagi, che rimbalzano nelle ultime 24 ore (su oltre un milione di test eseguiti) a 46.805, circa 8.000 più di ieri, e crescono per il sesto giorno consecutivo dopo un paio di settimana di tendenza a un parziale calo. Lo segnalano i dati ufficiali, che tuttavia confermano la tenuta della barriera dei vaccini sui ricoveri negli ospedali, il cui totale cala ancora sotto quota 8200 (500 meno di quelli indicati ieri), e dei decessi giornalieri, scesi da 212 a 199.

Le prime dosi vaccinali si avvicinano intanto a 51 milioni, le seconde superano 46 milioni (oltre l’80% della popolazione over 12 e oltre il 90% di quella adulta) e le terze dosi booster volano verso i 14 milioni: un quarto di tutti i residenti del Regno ultra-dodicenni, sebbene per ora somministrate solo alle persone da 50 anni in su in attesa d’essere estese a giorni ai 40enni. Confermato, inoltre, il superamento del 10% dei contagi con la variante cosiddetta Delta plus: ancor più infettiva – sebbene meno pesante in termini di sintomi – del ceppo originario Delta attualmente dominante in Europa.

Un contagio da Covid su dieci in Inghilterra, infatti, arriva dalla sempre più diffusa sotto-variante e identificata dal codice AY.4.2. Il dato emerge dallo studio di lungo periodo noto come REACT-1, secondo cui da settembre avanza con un tasso di crescita del 2,8% al giorno. In base ai test effettuati tra il 19 ottobre e il 5 novembre su un campione di 100.000 persone è risultato che l’11,8% era affetto dalla variante, che è più infettiva ma avrebbe una minora capacità di causare sintomi rispetto al più comune ceppo Delta. Secondo la professoressa Christl Donnelly, una dei ricercatori nel progetto REACT-1, non è ancora chiaro in che modo la mutazione possa avere un impatto sulla pandemia, ma non ne avrebbe di significativi sull’efficacia della vaccinazione.

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