Sfuma il piano del Movimento 5 stelle per “salvare” il cashback attraverso un emendamento al decreto fiscale. La proposta del senatore Gianmauro Dell’Olio, che non conteneva una previsione degli oneri per le casse dello Stato, è infatti tra quelle dichiarate inammissibili dalla Commissione finanze del Senato. Così come quella della Lega – con Matteo Salvini primo firmatario – che chiedeva un fondo per garantire e un assegno fino a 800 euro mensili ai padri e madri lavoratori separati o divorziati, se l’altro genitore cessa o riduce il mantenimento per l’emergenza Covid. Tra gli emendamenti segnalati dal M5s, e che andranno al voto, c’è invece una proposta battezzata easy tax che ricalca da vicino l‘ampliamento della flat tax agli autonomi con ricavi tra 65mila e 100mila euro chiesto dal Carroccio.
Oggi la flat tax al 15% si applica solo a chi dichiara introiti fino a 65mila euro annui: la manovra del governo gialloverde prevedeva che dal secondo anno di applicazione la platea fosse allargata alzando il tetto fino ai 100mila euro, appunto, ma poi il Conte 1 è caduto e questa parte non è mai stata attuata. Lo “scalone” che si crea al superamento dei 65mila euro – l’aliquota Irpef in quella fascia è al 41% – costituisce chiaramente un incentivo a nascondere al fisco i redditi che vanno oltre quella cifra, come dimostra il nuovo aumento del tax gap degli autonomi registrato nel 2019. La soluzione proposta dagli ex alleati? La Lega, con un emendamento firmato da Salvini, punta a recuperare tout court la norma del 2018. Il Movimento 5 Stelle invece individua un meccanismo di uscita graduale dal regime agevolato: nel primo anno successivo al superamento dei 65mila euro il contribuente potrebbe godere dell’aliquota del 20% a patto che “dichiari un volume di ricavi o compensi almeno pari a quello relativo al primo anno, incrementato di un ulteriore 10 per cento”, nel secondo anno dovrebbe esibire un incremento di un ulteriore 10%. Dal terzo anno uscirebbe dal regime forfettario.
Le altre proposte segnalate dal Movimento, come spiegato dal senatore Mario Turco – componente della Commissione finanze di palazzo Madama e vicepresidente designato del M5S – riguardano il ‘Superbonus imprese’, ovvero l’estensione del principio dello sconto in fattura e della cedibilità dei crediti fiscali anche ai crediti d’imposta per gli investimenti in Transizione 4.0, nel Mezzogiorno e nelle Zes, una rottamazione quater per le cartelle esattoriali relative a debiti fino al 31 dicembre 2020, l’aumento da 72 a 120 del numero delle rate per spalmare in via ordinaria il pagamento delle cartelle e il pagamento di almeno il 50% del credito commerciale vantato dalle aziende fornitrici di Stato che però hanno allo stesso tempo debiti con il fisco, al fine di consentire loro il pagamento dei dipendenti.