Un altro slittamento dell’approdo in Aula del disegno di legge sul suicidio assistito, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019. La richiesta è arrivata dalle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, che hanno proposto un rinvio delle calendarizzazione del testo dal 22 al 29 novembre. È un processo che si ripete: si era già passati dal 25 ottobre al 22 novembre. “Abbiamo chiesto in una lettera inviata al presidente Roberto Fico che l’avvio della discussione in Assemblea del provvedimento sul Fine vita venga spostato al 29 novembre. L’esame del testo è a buon punto ma abbiamo dovuto bilanciare i tempi delle due commissioni dove sono all’ordine del giorno numerosi e non rinviabili provvedimenti. Riteniamo che ci sia il tempo adeguato per discutere e conclude i lavori nella più ampia garanzia del confronto”. Sostengono i presidenti Mario Perantoni e Marialucia Lorefice. Ma la data del 29 novembre viene contestata da Lega e Coraggio Italia.
“È inaccettabile la pretesa della Lega di dilazionare ancora i tempi per chiudere in commissione il provvedimento sul fine vita”, ha commentato Eugenio Saitta, capogruppo M5S in commissione Giustizia. “Si tratta di un testo – prosegue – sul quale lavoriamo da molto tempo, era previsto l’inizio della discussione in Assemblea il 22 ma, a causa dei numerosi impegni in commissione, i presidenti oggi hanno chiesto un rinvio di una settimana – nel frattempo stiamo chiudendo la riforma del processo civile. La Lega, in realtà, vuole impedire che si arrivi fino in fondo su questo provvedimento di civiltà“, conclude Saitta.
Le due Commissioni avrebbero dovuto tenere una seduta decisiva in data 18 novembre: i relatori Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s), avrebbero dovuto presentare delle riformulazioni di emendamenti su alcuni nodi, ma l’ufficio di presidenza ha preso atto dell’impossibilità di rispettare la data del 22 novembre dato il persistente ostruzionismo del centrodestra, soprattutto Lega e Fratelli d’Italia. Di qui la decisione di chiedere al presidente Fico lo slittamento di una settimana, quindi dal 22 al 29 novembre, dell’approdo in Aula, con la prospettiva di andare avanti a marce forzate la prossima settimana. Il percorso è stato però messo in dubbio dal capogruppo della Lega Roberto Turri e da Fabiola Bologna di Coaggio Italia. “Rispettare la data del 29 novembre – ha detto all’Ansa Turri – è oggettivamente impossibile. Dobbiamo ancora votare 380 emendamenti“. Analoghe le parole di Bologna: “La nostra era una richiesta razionale; se finora abbiamo votato 10 emendamenti su 400 vedo difficile concludere la settimana prossimo. Noi chiedevamo una data più coerente con il lavoro da fare. I relatori hanno dato la massima disponibilità al confronto, se si vuole arrivare a una soluzione condivisa occorre lavorare con attenzione”. I due relatori hanno accantonato un centinaio dei 398 emendamenti sui punti più delicati, cioè l’obiezione di coscienza e i criteri di accesso al suicidio assistito, per proporre delle formulazioni che favoriscano una intesa, momento che tuttavia è slittato data la sconvocazione dell’odierna seduta.