Passi per i peones, passi per un leader di partito come Matteo Salvini, ma una ministra che vota contro il governo di cui fa parte è una circostanza singolare quando non anomala. In tempi “normali”, quando ancora il codice istituzionale aveva un senso, questo avrebbe provocato già qualche effetto. Ma col governo dei Migliori, con l’esecutivo sostenuto dalla mega-maggioranza di unità nazionale, succede anche questo. La protagonista è la ministra per le Disabilità Erika Stefani, che da senatrice – durante l’esame del cosiddetto “decreto Capienze” – ha deciso di votare a favore di un emendamento di Italia Viva su cui l’esecutivo aveva espresso parere contrario. Su questa proposta di modifica si è saldato l’asse Italia Viva-centrodestra, qui compreso anche il gruppo di Fratelli d’Italia. Un testo simile era stato proposto anche dal Pd ma era stato ritirato proprio per andare incontro al governo. Una situazione che fa dire ora al ministro per l’Agricoltura Stefano Patuanelli (M5s): “Mi sembra evidente che Renzi voglia provocare la seconda crisi di governo dell’anno”. “Ormai – aggiunge – Italia Viva è uscita dal campo riformista per entrare in quello del centro destra”.
In un contesto di questo tipo diventa importante anche il merito della questione. Uno dei due emendamenti su cui il governo è andato sotto – e che è stato votato dalla ministra Stefani e da Salvini – proponeva di estendere la capienza dei bus turistici al cento per cento. Il Pd aveva presentato una proposta di modifica identica, ma dal governo avevano detto che era una modifica improbabile in un momento in cui si sta rialzando la curva dei contagi e per questo i democratici avevano ritirato tutto. Non Italia Viva, la iperdraghiana Italia Viva, anzi la “draghetta” Italia Viva, per usare una parola coniata da Ettore Rosato. Il partito renziano ha lasciato in votazione il suo emendamento contro il parere del relatore e soprattutto del governo. E subito dopo, coerentemente per certi versi, se lo è votato, approvandolo insieme all’intero centrodestra. Tra i favorevoli all’emendamento compaiono anche Pierpaolo Sileri – che è anche sottosegretario alla Salute – e Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd: entrambi hanno spiegato di aver sbagliato a votare. Ma a far andar giù il governo ha contribuito anche il gruppo Autonomie: tra i tre voti favorevoli compare anche quello della capogruppo Julia Unterberger, esponente del partito altoatesino della Svp. Insomma, un bel carnevale. E Renzi di tutto questo cosa pensa? Non è dato saperlo perché nonostante sia in tour televisivo forsennato a Palazzo Madama non ha partecipato a nessuna delle 20 votazioni previste.
Quello che si sa è che continua a professare il sostegno incondizionato al governo Draghi e a vantarsi per l’operazione che portò il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Ma è stato anche il primo leader di partito di governo, venerdì scorso, nella coda della puntata di Otto e mezzo, a parlare esplicitamente di elezioni anticipate, ovviamente attribuendo questo desiderio alle altre forze politiche. “Io ho l’impressione che si continua così, si va a votare nel 2022 e questo sarebbe un male per il Paese – aveva detto rispondendo a una domanda di Lilli Gruber – C’è uno sfilacciamento delle forze politiche che non mi piace e non mi convince”. Nel migliore dei casi il voto di oggi non ha aiutato a serrare le fila. “Questa maggioranza – mette il carico il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama Luca Ciriani – alla prima occasione in cui non ha fatto ricorso alla fiducia è andata sotto, vittima delle sue contraddizioni interne e dimostrando tutti i suoi limiti. E adesso capiamo anche per quale ragione il governo faccia continuamente abuso del voto di fiducia, proprio per nascondere queste debolezza”.
Il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta davanti a questa situazione ballerina fa orecchie da mercante: “La maggioranza? Ottima e abbondante” risponde. “Naturalmente rispetto il Parlamento sia quando approva i provvedimenti sia quando ha parere diverso”. Vale tutto, per farla breve. L’ex ministra del Conte 2 Nunzia Catalfo sottolinea che quello di Lega, Forza Italia e Italia Viva è “un atteggiamento incomprensibile, a meno che non lo si legga in una direzione: queste forze politiche ormai compongono una solida coalizione, che vede Renzi, Salvini e Berlusconi tutti dalla stessa parte della barricata”.