Ormai ci siamo e più di qualcuno se ne dovrà fare una ragione. Gli insetti sono gli alimenti del futuro e difatti continuano ad arrivare a livello europeo decisioni in merito che vanno proprio in questa direzione.
Dopo l’ok al verme della farina gialla arriva anche quello per le locuste da parte dell’Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare). Sul sito della Commissione Europea si legge come gli Stati membri abbiano dato il via libera alla Commissione per consentire a un operatore del settore alimentare, che aveva richiesto tale autorizzazione, di immettere il prodotto (le locuste) sul mercato europeo. La Commissione adotterà ora un atto giuridico a tal fine. Nel futuro più vicino i prossimi insetti a ricevere l’ok dovrebbero essere il Tenebrio molitor (tarma adulta) e l’Acheta domesticus (grillo) e poi ci sono altre nove domande in attesa di valutazione.
Tolta la facile ironia e la sicurezza che il tabù insetti a tavola vedrà nei cittadini un tempo forse infinito di attesa prima della recezione definitiva, proviamo ad analizzare il perché molti li considerano il cibo del futuro e quali proprietà nutrizionali abbiano gli insetti una volta ingeriti.
Entro il 2030 si stima che la popolazione del pianeta sarà di circa 9 miliardi di abitanti. Vien da sé che bisogna trovare in primis il cibo per sfamare tutti – oggi non è così – e, secondo passo, trovare del cibo sostenibile che non distrugga il pianeta definitivamente. Proprio per questo è stato puntato lo zoom sugli insetti che fanno già parte della dieta di circa 90 paesi poveri di disponibilità di proteine animali e che comunque non sono una novità visto che venivano usati anche nell’antichità.
Fritti o saltati, gli insetti sono molto nutrienti, tanto che alcuni li considerano un’alternativa a carne e pesce e, in effetti, i numeri danno ragione a chi la pensa così: un chilo di insetti in media fornisce 350gr di proteine, a confronto 1 kg di manzo ne fornisce solo 320gr. Proprio per questo nei paesi meno sviluppati o con meno disponibilità di cibo e proteine animali vengono usati anche come integratori proteici/dietetici per i bambini denutriti.
Altro punto a favore è sicuramente l’allevamento che è facile ed ecologico, anche se su larghissima scala potrebbe perdere questi pregi, visto che consuma poca acqua e ha poche emissioni di gas serra.
Tra i rischi oltre alla barriera culturale, il disgusto per dirlo in linguaggio semplice, c’è il problema delle reazioni allergiche, in particolare nelle persone intolleranti ai crostacei o agli acari della polvere. Altro rischio deriva dalla provenienza degli allevamenti: i maggiori produttori di insetti sono asiatici, dove è noto a tutti l’abuso di antibiotici e pesticidi nocivi.
Infine chiudo con una nota curiosa che forse farà ribrezzo a molti: secondo il ricercatore dell’Università di Wageningen Marcel Dicke, ogni anno in media ognuno di noi mangia circa 500 gr di insetti senza saperlo perché mescolati in cibi comuni come farine, zuppe, marmellate, cacao, caffè. Questo perché non tutti sanno che una percentuale intorno al 5% di media è consentita tra uova e detriti di insetti negli alimenti più comuni.
Insomma sulla carta possono essere veramente un’alternativa per il futuro perché i valori nutrizionali sono interessanti; però oltre ai dubbi sulle allergie e sugli allevamenti intensivi su larga scala lo scoglio più grande, almeno per quanto riguarda l’occidente, è quello di tipo psicologico perché – dico una banalità – si mangia prima con gli occhi che col palato.