L’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio sarà ancora imputato in un processo d’appello a Perugia per le accuse di rilevazione di segreto d’ufficio a beneficio dell’ex consigliere del Csm Luca Palamara. Lo ha appreso l’agenzia Ansa dalla Procura generale del capoluogo umbro. Fuzio in primo grado era stato assolto nel processo celebrato con rito abbreviato.
Secondo la sentenza del gup di Perugia, la rivelazione delle notizie apprese da Fuzio il 3 aprile 2019 quale componente del Comitato di Presidenza del Csm non erano coperte da segreto d’ufficio, in quanto ancora non secretate dall’organo di autogoverno della magistratura per cui si è ritenuto che il fatto non sussiste. Per quanto riguarda invece le altre notizie, che sarebbero state rivelate in un incontro serale tra i due magistrati il 9 maggio del 2019, il fatto doveva ritenersi di particolare tenuità, in quanto Fuzio era stato avvicinato da Palamara con uno stratagemma e che comunque i fatti rivelati da Fuzio non assumevano un particolare rilievo, in quanto in gran parte già conosciuti, per altra via, da Palamara.
La Procura generale di Perugia contesta però ora entrambi i presupposti e per questo ha impugnato l’assoluzione, come ha comunicato con una nota il procuratore generale Sergio Sottani. Per un verso, con riferimento agli atti conosciuti dall’allora pg della Suprema Corte, aver comunicato a Palamara per telefono le notizie, intorno alle 10.30 della mattina del 3 aprile 2019, ha costituito violazione del segreto a cui il magistrato era comunque tenuto, considerata anche la successiva secretazione di quegli atti. Dall’altro, per quanto riguarda l’incontro serale, questo non è avvenuto, ad avviso della Procura Generale, all’insaputa di Fuzio, ma è stato preceduto da particolari accortezze per la fissazione dell’orario dell’incontro, quali l’uso da parte di Palamara di cellulari non intestati né utilizzati dallo stesso, ma nella disponibilità di altri due magistrati. Questo, sottolinea Sottani, proprio per evitare “la possibile tracciabilità del loro pregresso accordo”. Secondo la Procura generale questo quadro è confermato dall’incontro avvenuto alcuni giorni prima sempre tra Fuzio e Palamara, in presenza di un terzo magistrato. Aggiunge l’accusa della Corte d’appello di Perugia che visto che quell’incontro del 9 maggio avvenne a tarda sera Fuzio non avrebbe accettato di vedersi se non “per motivi di particolare urgenza, che aveva unicamente Palamara e non invece gli altri magistrati coinvolti nell’episodio” aggiunge la nota del procuratore generale. Infine, aggiunge la Procura generale di Perugia, il fatto che Palamara volesse parlare proprio con Fuzio – “al di là di quanto già a sua conoscenza per altra via” – perché sapeva di atti di rilevanza disciplinare. In pratica, sostiene ancora l’accusa, “aver ritenuto, da parte del giudice perugino, che il fatto fosse di particolare tenuità non sembra aver colto l’oggettiva gravità della vicenda”.