Nabil Dahari, il 38enne di origini tunisine che ieri a Sassuolo ha sterminato la famiglia e poi si è tolto la vita, aveva già minacciato Elisa Mulas, la compagna rimasta vittima della sua furia omicida. A raccontarlo alcuni testimoni che hanno riferito di un rapporto finito e di un audio, registrato dalla 43enne, in cui il presunto autore della strage la minacciava di morte. Con lei sono morti i due figli, Ismaele e Sami, di due e cinque anni, e la madre, Simonetta Fontana. Salvo, invece, un altro uomo presente nell’abitazione di via Manin al momento della strage: il nonno di Elisa Mulas, ultranovantenne e allettato per le precarie condizioni di salute. Sopravvissuta anche la terza figlia della donna, avuta da una precedente relazione, a scuola al momento del delitto.
La 43enne si era trasferita da circa un mese, insieme ai figli, a casa della madre, ma il 38enne poteva frequentare l’abitazione per vedere i bambini. E, nonostante le minacce raccontate dalle amiche, al momento non risultano denunce presentate alla Polizia da parte di Elisa. Neanche al Comune, come ha fatto sapere l’assessore con delega alle Politiche sociali del Comune di Sassuolo, Sharon Ruggeri, “sono arrivate richieste” né “ai servizi sociali” né “al centro antiviolenza”.
Elisa non era nuova alle minacce: in passato aveva già denunciato il padre della prima figlia, come racconta la Gazzetta di Modena, spiegando che la donna era stata maltrattata quando era incinta, nel 2010. L’uomo, un 40enne di origini marocchine, venne condannato a otto mesi per stalking, reato poi prescritto. E la Corte d’appello gli tolse la potestà genitoriale sulla figlia. Oltre a perseguitarla, l’uomo all’epoca l’aveva anche minacciata di morte: “Ti ucciderò, ti pianto un coltello nella pancia”.
A dare un primo allarme, nella giornata di mercoledì, la scuola della primogenita di Elisa. Non vedendo arrivare nessuno a prenderla, poco dopo le 16, l’istituto ha cercato di contattare i familiari della ragazzina, fino ad arrivare allo zio dei bimbi, Enrico Mulas. “Quando sono arrivato qui sotto c’era una pattuglia. Avevo le chiavi. Siamo saliti, ho aperto la porta e ho visto un corpo a terra”, ha raccontato ai giornali locali.
Per l’11enne sopravvissuta, intanto, il Comune di Sassuolo, ha disposto un fondo di solidarietà. Come ha scritto la vicesindaca Camilla Nizzoli è stato “messo a disposizione” il “Fondo di Solidarietà Città di Sassuolo che esiste da oltre 10 anni” dove sarà possibile raccogliere “piccole e grandi donazioni da devolvere interamente alla piccola”. Intanto la procura per i minorenni di Bologna, ha disposto il collocamento in protezione per l’11enne e il Comune ha deciso di proclamare una giornata di lutto cittadini nel giorno dei funerali delle quattro vittime, annullando anche tutti gli eventi previsti fino a domenica 21 novembre.