Cultura

“A teatro si respira la vita”, lo spot per tornare nelle sale è girato sott’acqua: ecco perché

Questo ritorno è in sicurezza, forte di un dato confortante: non risultano casi di contagi fra gli spettatori in tutto il Paese. “Va riconosciuta una forza straordinaria al mondo del teatro nei quasi due anni di deserto per l’emergenza Covid”, spiega il ministro Franceschini. “Il teatro è un luogo sicuro grazie al costante rispetto dei protocolli"

di Simona Griggio

A teatro non ci si contagia. Ogni volta che le sale hanno riaperto non c’è stato un solo caso di Covid fra il pubblico. E allora bisogna tornare a riempirle. Magari trainati da uno spot. L’invito arriva da un mondo sommerso, con personaggi che si muovono lenti sott’acqua. I loro capelli si espandono dietro le bollicine d’aria mentre i corpi si fanno leggeri. Tutto è danza, suono, luce e movimento, dalla commedia dell’arte a Shakespeare, dalla musica al circo, dai miti di ieri agli uomini di oggi.

“A teatro si respira la vita” è il titolo della campagna promozionale che il ministro della Cultura Dario Franceschini ha presentato al Teatro alla Scala di Milano il 18 novembre. Con lui il sovrintendente Dominique Meyer, il presidente dell’Agis Carlo Fontana in collegamento video e i registi Davide Livermore e Paolo Gep Cucco. Lo spot dura solo tre minuti e 50 secondi ed è stato realizzato dai due registi con riprese subacquee. Per trasmettere l’energia, le radici, il sogno e la magia del teatro che torna in superficie dopo la pandemia.

Ma questo ritorno è in sicurezza, forte di un dato confortante: non risultano casi di contagi fra gli spettatori in tutto il Paese. “Va riconosciuta una forza straordinaria al mondo del teatro nei quasi due anni di deserto per l’emergenza Covid”, spiega Franceschini. “Il teatro è un luogo sicuro grazie al costante rispetto dei protocolli.” Il ritorno alla massima capienza? “È una sfida che vinceremo”.

La riapertura del teatro alla Scala la scorsa estate ha registrato un entusiasmo inaspettato da parte del pubblico: Tutto esaurito per Madina e La Calisto e un quasi sold out per il Macbeth di Livermore che il 7 dicembre inaugura la stagione. “Abbiamo speso un milione e 700 mila euro per dispositivi e sanificazione dall’inizio della pandemia a oggi – sottolinea Meyer – e abbiamo aumentato il numero di tamponi per le maestranze”.

La campagna promozionale voluta dal Mic a difesa dei teatri punta proprio a coinvolgere e rassicurare i cittadini sulla mancanza di rischio nelle sale teatrali. “I dati parlano chiaro – dice Fontana – Non ci si contagia nelle platee”. Però c’è ancora molto lavoro da fare: “Il pubblico in Italia non è omogeneo. Ci sono teatri che fanno il pieno e altri ancora vuoti. Ecco il perché dell’iniziativa”. Il cortometraggio integrale, più che uno spot un vero prodotto artistico, si potrà vedere sul sito del Mic. Dall’originale saranno realizzati quattro spot da 30 secondi per le tv e i social.

La regia è di Davide Livermore in collaborazione con il teatro Nazionale di Genova di cui è direttore, e di Paolo Gep Cucco. La voce è di Sax Nicosia, l’Agamennone di Coefore – Eumenidi. Nicosia è un attore ma è anche un apneista. Eh già. Perché l’intuizione di Livermore è stata di girare ogni scena sott’acqua, per dare l’idea della bellezza sommersa. Quella magia che emerge ogni volta che lo spettatore non avvezzo partecipa a uno spettacolo per la prima volta. E se ne innamora. “Abbiamo narrato questa sospensione, la bellezza del teatro nascosta, scegliendo l’acqua e la sua profondità”, racconta Livermore. Nell’acqua non ci si contagia, dall’acqua si esce per tornare a respirare ossigeno.

Le riprese subacquee si sono svolte nella piscina di Montegrotto Terme, in provincia di Padova, profonda 15 metri2, spiega Cucco. La selezione del cast non è stata facile: “Gli attori, una quindicina circa, dovevano avere molta dimestichezza con il nuoto. Tutti, anche i più esperti, hanno seguito il corso di apnea prima di cominciare”. L’aspetto più difficile?: “Emergere in superficie mantenendo il corpo parallelo, come camminando”. E c’erano persino elementi da trascinare in profondità, come la testa di Bottom, dal “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare.

“Ci siamo inventati di tutto durante la pandemia per portare avanti il teatro e trasmetterne il suo valore. Abbiamo trovato soluzioni per ogni ostacolo – specifica Livermore – Rispettare i protocolli di distanziamento, dalle prove fino alla messa in scena, significa risolvere problemi ogni giorno. Ma se venite a vedere uno spettacolo non vi accorgerete del lavoro che c’è dietro”.

Anche alla prima di Macbeth alla Scala ci si dimenticherà della pandemia. È questa per Livermore la vera magia. “Se nessuno ne ha parlato significa che siamo stati bravi a non farvelo vedere. Lavorare con le restrizioni è molto diverso. Ma non deve mai ricadere sulla qualità di uno spettacolo”. La funzione del teatro è cambiata dopo la pandemia? “E’ rimasta la stessa: raccontare storie che arrivino al pubblico, raccontare delle fragilità umane”, risponde il regista. La chiusura forzata però ha fatto comprendere quanto non fosse scontato e quanto sia essenziale per la comunità.

Bisogna ricominciare a spiegare tutto da capo allora? “Il pubblico non ha bisogno di bugiardini – conclude – Uno spettacolo o uno spot come questo si raccontano da sé. Credo che, dopo esserci dissolti in centri commerciali e tv spazzatura, abbiamo davvero bisogno di tornare alla bellezza del teatro. Senza che nessuno ci spieghi nulla”.

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