Le stime sono del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie e collocano il Paese tra gli Stati con trend in crescita: attesi quasi 70mila casi, oltre 2.200 ospedalizzazioni e 500 morti. Le ipotesi delle Regioni: chi si vaccina o è guarito può entrare in ristoranti, cinema e stadi, chi fa il tampone potrà solo accedere ai posti di lavoro. Si va verso la terza dose dopo 5 mesi e obbligo per chi è a contatto col pubblico
La prossima settimana l’Italia dovrà fare i conti con quasi 70mila nuovi casi, oltre 2.200 ospedalizzazioni e altre 500 vittime. Le stime – che fanno riferimento al periodo 21-27 novembre – sono del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), che colloca il Paese tra gli Stati con trend in crescita per ricoveri ospedalieri, ammissioni nelle terapie intensive e decessi. Il tutto alla vigilia della settimana in cui l’esecutivo e le Regioni si confronteranno per stabilire le misure in vista del Natale, che i governatori vorrebbero legate alla vaccinazione così da limitare l’impatto sulle attività commerciali. Il presidente del Consiglio frena, ma tra le forze che lo sostengono si fanno largo posizioni restrittive. E prendono quota l’ipotesi del richiamo dopo 5 mesi , come confermato anche dal coordinatore del Cts Franco Locatelli, e l’obbligo per forze dell’ordine e altre categorie di lavoratori a contatto con il pubblico.
Il rapporto dell’Ecdc, relativo alla settimana terminata la scorsa domenica 14, stima una crescita per una ventina di Paesi europei tra i 30 in cui figura un livello di allerta complessivo per i contagi “molto alto”, pari a 8,3 su 10. Tuttavia l’Italia, assieme alla Spagna, è classificata come Paese di scarsa preoccupazione. La situazione è stata classificata invece come estremamente preoccupante in sei Paesi (Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Polonia e Slovenia) e molto preoccupante in 17 Stati (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Germania, Islanda , Irlanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Romania e Slovacchia). Finlandia, Francia, Malta, Portogallo e Svezia rientrano invece nella categoria di “moderata” preoccupazione.
Le stime dell’Ecdc sono particolarmente preoccupanti per quanto riguarda le ospedalizzazioni. Ad oggi il tasso di occupazione a livello nazionale è del 6% in terapia intensiva e del 7% in area medica, livelli stabili rispettivamente da due e quattro giorni. Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano sono le due aree a maggior rischio, con il governatore Massimiliano Fedriga che ha già annunciato come la regione del nord più a est è destinata a passare in zona gialla da lunedì 29. In questo quadro, il governo è orientato a ridurre la durata del Green pass a 9 mesi già da inizio dicembre, accelerando anche sulla terza dose riducendo a cinque mesi l’intervallo tra la conclusione del ciclo vaccinale e il richiamo. E si valuta anche la possibilità di restrizioni per l’ingresso in Italia anche dai Paesi europei, se l’Ue dovesse rivedere le regole per i viaggi.
Lunedì o più probabilmente martedì, il presidente del Consiglio Mario Draghi vedrà le Regioni, con i governatori in pressing per ottenere il ‘doppio binario’ per il certificato verde: chi si vaccina o è guarito può entrare in ristoranti, cinema e stadi, chi fa il tampone potrà solo accedere ai posti di lavoro e ai servizi essenziali. Oggi la sollecitazione di turno è arrivata dal presidente della Calabria Roberto Occhiuto, con la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini che definisce di “buon senso” la proposta: “non si può penalizzare” in caso di cambi di colore l’85% degli italiani vaccinati. Il lockdown ‘sociale’ dei non vaccinati, ripetono però fonti di governo, al momento non è sul tavolo: l’attenzione e la disponibilità ad ascoltare le Regioni ci sono, ma ogni eventuale discussione in merito sarà strettamente legata all’andamento della curva e alla situazione di terapie intensive e reparti ordinari, i due parametri che fanno scattare i cambi di colore e che per ora tengono.