Il quadro epidemiologico peggiora e il virus dilagante al di là dell’arco alpino, dalla Slovenia all’Austria, spinge l’Italia a valutare un giro di vite sulle regole. Nulla di paragonabile al lockdown austriaco né alle misure rigide in arrivo in molte zone della Germania, ma anche il governo Draghi – sotto la spinta delle Regioni – sarà costretto a rivedere alcune misure in vista del Natale. Un incontro tra presidenti di Regione ed esecutivo si terrà lunedì, al massimo martedì, come spiegato da Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni.
“La settimana prossima saremo sicuramente in zona gialla a meno che non ci sia una riduzione drastica delle ospedalizzazioni, ma non credo proprio”, ha spiegato. Se i numeri attuali della regione dovessero rimanere stabili fino a giovedì prossimo, infatti, il Friuli Venezia Giulia andrebbe in zona gialla da lunedì 29. “Sono preoccupato in entrambi i ruoli purtroppo in questo momento”, ha aggiunto. “Oggi abbiamo 533 positivi, speriamo ci sia una stabilizzazione della curva, ma quello che mi preoccupa sono le ospedalizzazioni. Noi confiniamo con Slovenia e Austria, se noi avessimo gli stessi vaccinati della Slovenia, avremmo gli stessi numeri. Stiamo tenendo grazie ai vaccini”, aggiunge. E proprio riguardo alla vicinanza con zone in cui il virus è tornato a colpire duramente, Fedriga è duro: “”Chiudere i confini? No, abbiamo chiesto di fare i controlli del Green Pass ai confini, così come ha fatto Slovenia e Austria, penso che sia un’opera di tutela senza volerci chiudere, ma garantire perlomeno misure sanitarie che possono proteggere la nostra popolazione”.
Sul tavolo della discussione c’è anche la diminuzione della durata del Green pass, che verrebbe riportato da un anno a 9 mesi, anche se diversi esperti suggeriscono una riduzione a sei mesi. E il sottosegretario alla Salute Andrea Costa invita a “riflettere” su un obbligo vaccinale esteso ad “altre categorie”. In particolare, “quelle che sono a contatto con il pubblico, tipo le forze dell’ordine o chi lavora nella grande distribuzione”. “Saranno valutazioni – dice – che dovremmo fare attenzionando i dati, ma dobbiamo guardare al futuro con fiducia e dobbiamo continuare a rispettare le regole”.
Ad oggi, aggiunge, “complessivamente i dati riferiti alle terapie intensive e agli ospedalizzati sono ancora tutto sommato positivi e ci permettono un controllo, dopo di che valuterei”. L’unica regione da “attenzionare” è il Friuli Venezia Giulia che “ha dei parametri più critici rispetto ad altre regioni”, ha sottolineato. “Io credo che la valutazione dobbiamo farla qualora ci fosse il passaggio in zona arancione, perché è quello che cambia le regole e che introduce in automatico alcune restrizioni”. Comunque “con le Regioni – ha ricordato il sottosegretario – c’è sempre stata la massima collaborazione e la massima condivisione. Anche gli attuali criteri per determinare il cambio di colore di regione furono cambiati proprio su sollecitazione delle Regioni, quindi da parte nostra – ha concluso – massima disponibilità”.
A parole – seppur con diverse sfumature – tutte le forze politiche si dicono pronte a un intervento che eviti scenari peggiori. Licia Ronzulli (Forza Italia) chiede di “dare una nuova e più incisiva centralità al vaccino, escludendo gli immunizzati da eventuali nuove limitazioni, ma anche iniziando a ragionare seriamente sull’obbligo vaccinale”. Mentre Italia Viva, attraverso il coordinatore Ettore Rosato, si dice favorevole all’idea dell’obbligo vaccinale, “intanto però si deve insistere con il Green pass e con una grande campagna che convinca gli indecisi dell’importanza di vaccinarsi e per chi già è vaccinato di ricevere la terza dose”. E persino fonti della Lega dicono che “in questa fase è necessaria prudenza. Lavoriamo tutti insieme per evitare nuove chiusure, lockdown, obblighi e problemi agli italiani. Le priorità sono la tutela della salute e del lavoro: con buonsenso, evitiamo di seminare paure”.