Il peggioramento della situazione epidemiologica in Europa e in Italia emerge in maniera evidente anche dal consueto report settimanale dell’Istituto superiore di sanità. Secondo la versione finale del documento sul monitoraggio effettuato dalla cabina di regia, continua infatti a salire l’incidenza a livello nazionale che in 7 giorni passa da 78 casi ogni 100mila abitanti a 98 nel periodo dal 12 al 18 novembre. Rimane stabile, per il periodo 27 ottobre-9 novembre, l’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici che si attesta a 1,21, comunque al di sopra della soglia epidemica di 1.
Una situazione che viene confermata anche dai dati sui ricoveri ospedalieri. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è in aumento, passando dal 4,4% dell’11 novembre al 5,3% di ieri. Stessa cosa vale per quello nelle aree mediche adibite alla cura dei pazienti Covid, che aumenta di un punto percentuale in una settimana, dal 6,1% al 7,1%. Numeri che, comunque, rimangono sotto i livelli d’allerta fissati dagli esperti che hanno stabilito le soglie di rischio al 10% per le rianimazioni e al 15% per gli altri reparti.
Per quanto riguarda le singole Regioni e Province Autonome, comunque, rimangono tutte a rischio moderato. Anche se alcune di queste presentano picchi nell’incidenza ben al di sopra della media nazionale. A Bolzano, ad esempio, il valore ha raggiunto i 406 casi ogni 100mila abitanti, mentre in Friuli-Venezia Giulia siamo al 289,3. Le stesse aree registrano i valori più alti per l’occupazione delle terapie intensive e dei reparti di area medica: il Friuli ha un tasso di occupazione del 13,1% per le intensive (sopra la soglia di rischio del 10%) e del 14,8% per l’area medica (vicino alla soglia massima del 15%). Bolzano registra rispettivamente un tasso dell’11,3% per le intensive e del 14,2% per l’area medica.
È in forte aumento, inoltre, il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (15.773 contro 11.001 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è stabile al 34%. È invece in diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (45% contro 48%) ed aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (21% contro 18%).