Politica

La Leopolda al via in versione anni Novanta. Prima di salire sul palco, il “garantista” Renzi si inventa “le mazzette sui banchi a rotelle”

Il leader di Italia Viva apre la kermesse fiorentina rispolverando il suo volto pop, tra Jovanotti e Radiofreccia, sorrisi e sfottò. L'unico leader preso di mira è Conte: "L’ho visto in una situazione che fa male al cuore, già ha Di Maio che gli fa le scarpe". Poi lancia una nuova web radio e rivendica l'aver portato Draghi al governo, mentre dell'inchiesta Open non vuole parlare: "Un processo politico sulla politica, farò un intervento sabato"

Sneakers bianche e jeans, video di presentazione con in sottofondo Radio Ga Ga dei Queen e un palcoscenico che pochi partiti in Italia potrebbero permettersi. Matteo Renzi apre la Leopolda numero 11 sfoderando il suo volto pop: chiede di non parlare dell’inchiesta Open (a cui dedicherà un intervento sabato), rivendica la partecipazione “oltre ogni attesa”, sostiene che la politica “non si fa nelle trasmissioni ma qua” e attacca solamente il presidente del M5s, Giuseppe Conte. Una mezz’ora di monologo, poi si fa affiancare da cinque giovani per commentare i fatti degli ultimi due anni, spaziando dal Covid al futuro dell’Europa. Sul palco Renzi non deve rispondere a domande e torna a fare quello che gli riesce meglio: il one-man-show, tra sorrisi e battute. Mentre gli attacchi li riserva soprattutto alle telecamere del Tg2, prima di dare il via alla kermesse, quando spara a zero: “Noi non abbiamo toccato un centesimo di danaro pubblico”, dice a proposto dell’inchiesta Open, “quelli che hanno preso le mazzette sui banchi a rotelle, sulle mascherine, sui ventilatori cinesi malfunzionanti, perché non fanno un bel confronto all’americana? Noi ci siamo”. Renzi così da garantista si trasforma in giudice sommario, senza peraltro fare nomi e cognomi: vale la pena ricordare che non risulta ad oggi nessuna inchiesta penale che riguardi l’acquisto di banchi a rotelle. Rispetto ai fatti citati da Renzi, c’è un’inchiesta della procura di Roma (solo sulle mascherine) in cui è indagato l’ex commissario straordinario all’emergenza, l’ad di Invitalia Domenico Arcuri, ma per l’accusa di corruzione è stata chiesta l’archiviazione. Secondo i pm, quindi, niente mazzette.

La prima giornata è di rodaggio, è quella dei saluti, ma nelle ore che precedono l’apertura della kermesse fiorentina, il leader di Italia Viva continua con la strategia messa in atto da ormai una settimana: non rispondere alle domande e attaccare. Se si andasse al voto domani, Renzi si alleerebbe “con i riformisti europei. Non con Salvini e la Meloni che sono sovranisti anti-Europa, ma neanche con Letta e Conte che ormai hanno fatto un matrimonio populista“, dice sempre al Tg2. Poi un altro attacco a Conte: “Il suo atteggiamento è un po’ strano – sostiene Renzi – prima fa le domande, poi ha paura che l’altro gli risponda. Va capito, è talmente in crisi al proprio interno con Di Maio che gli sta facendo le scarpe, che ormai l’ex premier vede fantasmi dappertutto”. Conte è anche l’unico leader di partito che viene citato da Renzi durante il suo discorso introduttivo: “Diamo un segnale di amicizia a Giuseppe Conte, ci sono dei momenti che anche chi non ci sta simpatico ha bisogno di solidarietà, ieri l’ho visto in una situazione che fa male al cuore, già ha Di Maio che gli fa le scarpe”, dice il leader di Italia Viva, ovviamente in tono ironico. E poi ancora: “Conte era abituato a dare la linea al Tg1. Lancio un appello all’Ad della Rai, date Rai gulp a Giuseppe Conte”.

Il palco della Leopolda numero 11 è concepito come uno studio radiofonico e Renzi fa lo speaker, facendo il pieno di riferimenti culturali agli anni Novanta. Sale sul palco sulle note di “Ragazzo fortunato” di Jovanotti, più avanti lancia il video del monologo di Stefano Accorsi in Radiofreccia. “Eh sì, io mi io considero un ragazzo molto fortunato perché condivido la mia passione per a politica con tante persone”, la sua prima frase. “Esattamente una settimana a quest’ora ero in tv da Lilli Gruber…” Appena Renzi cita la giornalista de La7 dalla platea partono i fischi. L’ex premier fa l’intrattenitore: “Boni, boni”, dice. E via col primo aneddoto sulla signora che lo ha fermato mentre faceva jogging per dirgli di andare più in tv. “No, io ci vado in tv perchè porto le mie idee – spiega Renzi – Ma vera politica si fa qui, in luoghi come la Leopolda”. È la scusa per non parlare di Open: “C’è un’indagine, ma noi dedichiamo a questo processo politico sulla politica uno spazio domani (sabato, ndr) alle 18:30, nel resto si fa quello che si è sempre fatto alla Leopolda: lanciare idee per il futuro del Paese e non inseguire le polemiche, gli scandali veri o presunti“.

Renzi annuncia che dal 12 gennaio “sul sito www.radioleopolda.it lanceremo una vera e propria programmazione costante perché noi vogliamo dare voce a chi non ha voce”. La web radio di Italia Viva, “il nostro modo per iniziare a raccontare e a raccontarci”, dice l’ex premier. Quindi è il momento delle rivendicazioni: “Noi abbiamo dei valori profondi, questa è la Leopolda. Noi siamo partiti 11 anni fa e nessuno credeva in noi”. “La cosa più bella che sta facendo Italia Viva non è aver salvato il Paese dalla tragedia populista e aver portato Draghi al governo. La cosa più bella è scommettere su un gruppo di giovani appassionati di politica”, spiega Renzi, che poi presenta sul palco i ragazzi e le ragazze che lo aiuteranno a “dirigere” la manifestazione. Una citazione di Pier Paolo Pasolini, poi tutti seduti e partono le disquisizioni sui temi più vari. E gli ospiti che si alternano: il presidente del Coni Giovanni Malagò, poi Davide Serra, l’ex parlamentare di Forza Italia e presidente di Federalberghi Bernabò Bocca.

Renzi ascolta sornione, interviene, poi dà la parola ai giovani. E alla fine torna ad attaccare a più riprese sempre Conte, il suo governo o i Cinquestelle: “È mai possibile che ci siano 132mila morti e le forze politiche non accettino di fare una commissione di inchiesta su come sono stati spesi i soldi degli appalti covid?”, dice poco dopo aver mostrato la foto delle bare portate via dall’esercito a Bergamo nell’aprile 2020. Poi arrivano anche le accuse a due ex ministri, Alfonso Bonafede e Vincenzo Spadafora. Ovviamente chi sale sul palco e chi in platea sta con Renzi: “Grazie per averci regalato Draghi“, dice Serra. E arrivano scroscianti applausi.