La cronista del Corriere della sera fu uccisa insieme ad alcuni colleghi sulla strada che collega Jalalabad e Kabul. Aveva documentato la presenza di gas nervino in una base abbandonata di Al Qaeda. Il Capo dello Stato: "Senza un giornalismo libero, capace di osservare e narrare la realtà in cambiamento saremmo tutti più poveri e meno liberi"
Vent’anni fa veniva uccisa in Afghanistan Maria Grazia Cutuli, giornalista del Corriere della sera. Insieme a lei morirono altri tre cronisti: Julio Fuentes, inviato del quotidiano spagnolo El Mundo, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari, corrispondenti dell’Agenzia Reuters. Maria Grazia Cutuli era nata a Catania e aveva 39 anni. Andò in Afghanistan due mesi dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York che causò tremila morti: con la sua inchiesta aveva messo in luce il ritrovamento di un deposito di gas nervino in una base di Al Qaeda rimasta abbandonata. Era apparsa in apertura sul Corriere della Sera il giorno della sua morte, il 19 novembre. È stata uccisa sulla strada che collega Jalabad alla capitale Kabul.
“Le recenti, dolorose vicende dell’Afghanistan ci hanno riportato alla mente e nel cuore il sacrificio di Maria Grazia Cutuli, il suo senso di giustizia, il suo credo nella libertà e nell’indipendenza dell’informazione. Il nostro Paese ha dato tanto per aiutare la crescita e per stabilizzare l’Afghanistan: quanto è stato fatto e testimoniato non andrà perso ma resterà come punto di ripartenza per un impegno di civiltà”, ha commentato il Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Era una giovane donna coraggiosa, una giornalista di valore, con grande passione civile e carica umana. Lo testimoniano i suoi numerosi articoli dai luoghi delle guerre e delle grandi crisi umanitari”, ha proseguito. “Ne sono prova le stesse corrispondenze dall’Afghanistan per il Corriere della Sera, il suo giornale, fino all’ultima, scritta il giorno prima dell’assassinio, in cui riferì la scoperta di tracce di gas nervino in una base abbandonata da Al Qaeda. Maria Grazia Cutuli aveva attenzione per le parti più deboli della società e il suo sguardo non trascurava mai la condizione femminile. Quando già aveva iniziato l’attività giornalistica, collaborando con quotidiani e periodici, decise di partire come volontaria per il Ruanda con l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani. Anche questo suo patrimonio aveva portato alla sua professione”. Ha poi concluso: “Maria Grazia Cutuli è un simbolo del giornalismo, in una stagione in cui tanti cronisti sono minacciati e la libertà stessa deve affrontare vecchie e nuove barriere. Senza un giornalismo libero, capace di osservare e narrare la realtà in cambiamento, senza un giornalismo che cerchi le verità senza pregiudizi, dando voce in questo modo al pluralismo vitale nelle società, saremmo tutti più poveri e meno liberi”.
La ricorda anche l’Assostampa Sicilia, sindacato unitario dei giornalisti: “Una vittima sul fronte di guerra che si aggiunge alle tante, troppe vittime, che il giornalismo siciliano è stato costretto a piangere in questi ultimi decenni – si legge in una nota -. L’immagine di Maria Grazia al lavoro in redazione al Corriere della Sera, insieme con le altre dei giornalisti siciliani caduti per mano mafiosa, da qualche mese sono esposte all’interno della nostra sede affinché di questi colleghi i giornalisti siciliani e non solo possano conservare sempre e costantemente memoria”.
Molte le iniziative per ricordarla. I suoi colleghi del Corriere della Sera che, in collaborazione con la Fondazione del quotidiano milanese, hanno organizzato un evento a Bookcity Milano dove sono attesi, in presenza e in collegamento, tra gli altri, la ministra della Giustizia Marta Cartabia, il segretario generale dell’Unhcr, Filippo Grandi, la senatrice Emma Bonino. Nel corso dell’evento sarà consegnato il Premio alla memoria della giornalista, assegnato quest’anno al giovane egiziano Patrick Zaki, studente a Bologna, detenuto in Egitto da quasi due anni, in carcerazione preventiva fino a data da destinarsi, per il quale l’Italia chiede la liberazione.
Inoltre, si è svolta lo scorso 13 novembre al Cine Teatro Eliseo di Santa Venerina, nel Catanese, la cerimonia di premiazione della diciassettesima edizione del Premio internazionale di giornalismo intitolato a Maria Grazia Cutuli. Un’edizione raddoppiata con la premiazione dei tre vincitori dell’edizione 2020, rinviata a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid. I vincitori dell’edizione 2021 sono stati: Clarissa Ward, corrispondente della Cnn, per la sezione stampa estera; Francesca Mannocchi, giornalista freelance, scrittrice e documentarista, per la sezione stampa italiana; Giorgio Ruta della Tgr Sicilia, per la sezione giornalista siciliano emergente. Per l’edizione 2020 i premi sono stati consegnati a Rula Jebreal, nota giornalista internazionale, scrittrice e docente universitaria (per la sezione stampa estera); Nico Piro, giornalista inviato del Tg3 (per la sezione stampa nazionale); Mario Agostino, collaboratore di Avvenire e Città Nuova e curatore della ristrutturazione del portale internet del giornale La Voce dell’Jonio.