Capitolo finanziamenti alla fondazione ed emendamenti cancellati. Dalle carte emerge l'attivismo di Antonio Funiciello (non indagato) all'epoca capo dello staff di Gentiloni e responsabile del Comitato "Basta un sì" e oggi braccio destro di Mario Draghi. Il pr mandava appunti, richieste e ringraziamenti: "Caro Antonio ti voglio ringraziare sinceramente per il tuo ascolto e il supporto”
Il telefono del capo di Gabinetto squilla a vuoto. Visualizza i messaggi ma non richiama, né risponde alla richiesta di chiarimenti del fattoquotidiano.it. Su che cosa? Sull’attivismo che Antonio Funiciello mostra nell’affaire Bat, che sta per British American Tobacco, così come emerge dagli atti dell’inchiesta su Open, filone che costa ad Alberto Bianchi e Luca Lotti l’accusa di corruzione. Sulla vicenda è stato scritto molto, anche da questo giornale, ma il suo nome di Funiciello è spuntato solo ora e costringe i riflettori a spostarsi da Firenze a Roma, da Open a Chigi: se all’epoca era a capo dello staff di Gentiloni, infatti, da marzo è il capo di Gabinetto di Draghi. Sul suo tavolo, dunque, passano dossier delicatissimi, come le nomine pubbliche, anche quelle Rai che incendiano la politica. In un articolo La Verità ha evidenziato la lunga sequela di messaggi tra lui e Gianluca Ansalone, il pr della Bat, nel periodo novembre-dicembre 2017, quando in legge di bilancio spunta un emendamento sulle accise che la multinazionale del tabacco vede come fumo negli occhi.
Quale fosse l’oggetto degli scambi lo esplicita questo messaggio che il 14 dicembre 2017 Ansalone scrive a Alberto Bianchi, il presidente di Open: “Sono con Luca (Lotti, ndr) a disinnescare la bomba nella legge, poi ci facciamo un po’ di ferie e ci prepariamo per la campagna elettorale”. La “bomba” da disinnescare era appunto l’ emendamento. E il ruolo di Funiciello, che non risulta indagato, pone un problema attuale e delicato a Chigi, perché l’atto di nomina firmato da Draghi il 12 aprile scorso richiama espressamente i doveri di chi ricopre incarichi pubblici: non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni di ufficio, esercita prerogative e poteri pubblici “unicamente per le finalità di interesse generale per le quali sono stati conferiti”. Non per assecondare pressioni e richieste di soccorso di una lobby. Perché di questo, in caso, si tratta. Non di esiti giudiziari cui Funiciello pare invece estraneo. E allora, cosa c’è in quelle chat?
A un capo del telefono, come detto, è Gianluca Ansalone, ex capo delle pr di Bat oggi in forze a Novartis. Con il giglio magico (Bianchi, Carri, Lotti e Renzi) era riuscito a costruire una solida consuetudine: dal 2014 la multinazionale finanzia cene elettorali da 20mila euro, entra dalla porta principale della Leopolda (cui contribuisce tutti gli anni, salvo il 2016), fa anche accomodare sulla poltrona del collegio sindacale il tesoriere di fiducia di Renzi, Lorenzo Anichini. A inizio novembre del 2017 però c’è quell’emendamento che deve saltare. Funiciello, partito da Veltroni era arrivato a Renzi, che nel 2013 lo fa delegato del Pd per la comunicazione e poi presidente del Comitato “Basta un Sì” per il referendum del 4 dicembre 2016. Ma ecco i messaggi da cerchiare in rosso.
L’8 novembre Ansalone scrive direttamente al capo di gabinetto del premier, all’epoca Gentiloni. Senza girarci intorno spiega che la norma inasprisce la fiscalità sulle sigarette di fascia medio bassa in maniera abnorme rispetto a quella di fascia alta. Con vantaggio della concorrenza, a danno di Bat. “La legge sulle sigarette è molto delicata – aggiunge Ansalone – e questo emendamento con un colpo di spugna la cambia radicalmente”. Risponde Funiciello: “Ok, cerco di capire”. A stretto giro riceve anche un “appunto” sulla questione. Risposta: “Benissimo. Sono già all’opera, complicato però”.
Il 10 novembre altro scambio. Ai timori crescenti del manager Funiciello replica: “Bene…non ancora chiusa, ma bene”. Tre giorni dopo, ancora. “Mi rassicuri? So che lo hai già fatto, ma…”. Risposta: “In via di rassicurazione”. Poi l’emendamento-bomba, come detto, viene “sminato” e il 14 novembre alle 9 del mattino Ansalone scrive al capo di Gabinetto: “Un grazie non formale per aver condiviso merito e contenuto delle nostre preoccupazioni. Abbiamo evitato una cosa molto pericolosa”. Tempo tre minuti e fioccano ringraziamenti anche a Luca Lotti (“ti sono sinceramente grato”).
La partita però non è chiusa, Funiciello deve rientrare presto in campo. Succede infatti che un mese dopo analogo emendamento viene presentato alla Camera da parlamentari di opposizione. Dopo aver prontamente informato Lotti, Ansalone torna alla carica di Funiciello: “Non mi chiamare rompiscatole ti prego… ma i nostri cari amici tornano a farsi sentire, lo stesso identico emendamento della scorsa volta, in fotocopia, è stato presentato alla Bilancio”.
Il 14 dicembre Ansalone scrive a Bianchi: “Stiamo disinnescando un’ultima bomba con Luca in legge di Bilancio, poi facciamo un po’ di ferie e ci prepariamo per la campagna elettorale”. Lo stesso giorno si illumina anche il cellulare di Funiciello: “Caro Antonio, ti volevo aggiornare sul tema emendamenti, è rimasto in piedi solo 23-ter.9 che ripropone il tema noto”. Cinque giorni dopo anche l’ultimo emendamento viene accantonato. Riparte la girandola dei ringraziamenti a Lotti (“Appena accantonato”, “Grazie mille”) e Funiciello: “Caro Antonio, finalmente dopo un nuovo round alla Camera possiamo rilassarci un attimo. Ti voglio ringraziare sinceramente per il tuo ascolto e il supporto”, scrive il manager di Bat. Il 19 dunque la “bomba” è un ricordo. E il 21 dicembre sul conto della Fondazione arrivano 20mila euro.