di Federica Pistono*
Il romanzo saudita a firma femminile ruota spesso intorno a tematiche come la discriminazione di genere, il matrimonio combinato, l’oppressione della donna da parte degli uomini ma anche delle donne più anziane, la doppia morale, gli ostacoli che le protagoniste devono superare per realizzarsi sul piano personale e professionale. Opere come Ragazze di Riad di Rajaa Alsanea (Mondadori, 2008) o Profumo di caffè e cardamomo (Atmosphere Libri, 2015) possono infatti leggersi come esemplificazioni delle difficoltà e barriere che una ragazza incontra durante il suo percorso di crescita e maturazione, dei divieti e intralci che una giovane donna affronta per conquistarsi la laurea, il lavoro, l’indipendenza economica.
La protagonista cresce in una famiglia povera ma affettuosa e unita dall’amore che lega i genitori. L’esempio della madre, felice di una casa umile e di una vita priva di lussi perché innamorata del marito e appagata dalla cura dei figli, non convince Thurayya, che aspira a sposare un uomo ricco, che le offra un’esistenza dorata fatta di sfarzo e opulenza.
Il matrimonio con Husayn unisce due individui simili, ossessionati dal desiderio di denaro. Al sogno della ricchezza i due protagonisti sacrificano l’amore, la dignità, la serenità. Ma la prosperità economica, finalmente raggiunta, non porta con sé la felicità. La maturità di Thuarayya è segnata dalla realizzazione professionale, dalla presenza di molti amanti, dalla relazione omosessuale con un’altra donna. Con l’avanzare dell’età, però, la vita brillante svanisce e il personaggio si perde in un deserto di solitudine.
Molti gli spunti interessanti che il romanzo presenta. Innanzitutto, la libertà con cui la protagonista si muove nell’intero arco della sua vita costituisce un motivo nuovo nel romanzo saudita. Durante l’adolescenza, i genitori le offrono consigli, ma non le vietano di uscire e frequentare amiche. Più tardi, pur trovandole il marito, non la costringono a sposarlo. Dopo il matrimonio, Thurayya utilizza liberamente il proprio corpo, in parte come fonte di piacere, in parte come strumento finalizzato all’ascesa professionale del marito. La sua è la vita disinibita di una donna libera, una commerciante che viaggia all’estero, intesse amicizie maschili e femminili, senza rendere conto a nessuno del proprio operato. Thurayya, dunque, ci appare come una personalità ribelle, insofferente ai rigidi schemi di comportamento sociale, imposti soprattutto alle donne. Ma sarà proprio la tendenza alla trasgressione, l’incapacità di adeguarsi alle contraddizioni e alle convenzioni sociali a determinare il destino amaro del personaggio.
Altra tematica degna di rilievo è quello della relazione omosessuale, vissuta da Thurayya in età adulta. L’amore omosessuale, soprattutto quello fra due donne, è presentato quasi come un ripiego, un premio di consolazione dopo una serie di cocenti delusioni nei rapporti con gli uomini. Il riferimento esplicito alla sfera sessuale, con le diverse scene di carattere erotico contenute nell’opera, ha suscitato giudizi severi da parte della critica araba nei confronti dell’autrice.
Altro spunto interessante, trattato con finezza e sensibilità, si rileva nelle pagine dedicate alla vecchiaia, un’età in cui tutte le luci si spengono, gli amici e gli amanti svaniscono, i conoscenti muoiono o sono troppo anziani per mantenere i contatti. La vita si trasforma in un deserto di desolazione, buio e silenzioso, in cui, alla fine, non resta che la compagnia del televisore. Il corpo inaridito è disertato dal piacere, lo spirito tormentato dai rimpianti, fino alla dissoluzione nel nulla.
* Dottore di Ricerca in Letteratura araba, traduttrice, arabista, docente, si occupa di narrativa araba contemporanea e di traduzione in italiano di letteratura araba