Ilfattoquotidiano.it ha monitorato per giorni chat e forum dei no green pass, per capire richieste (e offerta) di certificati verdi contraffatti e relative tariffe. Scoprendo anche anche luoghi della Rete in cui vengono messi a disposizione dei pass appartenenti ad altri cittadini (anche ultraottantenni e minorenni), ignari che il codice venga usato da qualcun altro. Una vicenda che coinvolge centinaia di persone in tutto il Paese
Nelle ultime settimane è cresciuta in maniera esponenziale la richiesta in Italia di Green pass falsi da potere utilizzare evitando vaccinazione e tamponi. Le chat di Telegram, i forum e il dark web (la parte “oscura” della rete) si sono così trasformati in veri e propri bazar illegali. Pagamento in bitcoin, tariffari che variano da 100 a 200 euro a singolo certificato – con tanto di codici sconto per chi ne richiede un numero maggiore – e addirittura recensioni dei clienti. Ma districarsi in questa giungla, con chat che vengono regolarmente cancellate e ricreate con altri profili, è molto complesso. Le truffe sono sempre dietro l’angolo e sono numerosi i racconti di utenti che hanno pagato e inviato i propri dati personali a sconosciuti senza ottenere l’ambito Green pass contraffatto.
Il dark web – In questa discussione (fino al 14 novembre, quando è stata cancellata) esperti informatici da tutta Europa hanno cercato il modo per bucare il sistema creando Green pass falsi: “Non per venderli”, hanno sempre tenuto a precisare, ma con il solo fine di far saltare l’intero impianto e rendere inutili le certificazioni. E mentre proseguono i tentativi per trafugare le chiavi private (ultimo passaggio per validare i Qr code), le sempre più insistenti richieste delle cartelle con i Green pass italiani ottengono una risposta. “Sappiate però che è illegale usarli”, scrive un utente postando un link. Si tratta di un indirizzo del dark web, la parte sommersa della rete, terreno infinito di pratiche illegali. Cliccando sul link appare la schermata “pagina sconosciuta”, proprio perché per accedere ai siti “nascosti” bisogna sfruttare la rete di anonimizzazione TOR. Una procedura, un tempo estremamente complessa e oggi alla portata di tutti, che permette di nascondere il proprio indirizzo Ip e la propria identità “rimbalzando” la connessione fra computer sparsi in tutto il mondo. In questo modo ecco scaricata la cartella “zippata”. Dentro 500 file pdf, con relativi Qr code validi e dati personali e sanitari di centinaia di italiani. Quasi tutti riguardano seconde dosi, ma ci sono anche Green pass non più utilizzabili – come prime dosi, tamponi negativi (scaduti nelle 48 ore successive) – e addirittura certificati riferiti a guarigioni. Si va dal Green pass di una donna nata nel 1925 a quello di minori.
Cosa si rischia – L’utilizzo di un Green pass di un altro soggetto, però, non comporta solamente la sanzione di circa 400 euro: verrebbe anche contestata la sostituzione di persona, un reato che prevede fino a un anno di reclusione (sempre che non siano stati commessi anche altri reati). I casi di denunce del genere sono tanti: ultima la vicenda dello youtuber entrato alla Games Week di Milano con un green pass di un’altra persona, vantandosene in diretta social. In questo caso il venticinquenne è stato denunciato anche per falsa dichiarazione sull’identità a un pubblico ufficiale.