La stretta di Natale è ormai inevitabile. Il governo nei prossimi giorni deve solo decidere con che modalità e, soprattutto, chi sarà maggiormente interessato. Se l’obbligo vaccinale non sembra affatto la prima opzione nella testa del governo, si fa sempre più spazio la possibilità di un ricorso a un “super green pass” che ricalchi il “regolamento 2G” già adottato in Germania e Austria: per ottenere l’accesso ai servizi, sarà necessario essere vaccinati o guariti dal Covid e non sarà più sufficiente presentare un tampone negativo.
Un’ipotesi allo studio dell’esecutivo che sta mettendo nero su bianco i provvedimenti da inserire nel prossimo decreto in vista del periodo natalizio, con l’obiettivo di arginare la quarta ondata di Covid che sta già investendo mezza Europa, con le situazioni più gravi non distanti dai confini italiani, in Austria del Nord e Baviera. Al vertice con le Regioni e poi alla cabina di regia di metà settimana saranno sul tavolo diverse ipotesi, ma la linea dell’esecutivo sembra essere quella di non far pagare ulteriori restrizioni e chiusure agli italiani che si sono vaccinati. Nessun lockdown generalizzato, quindi, ma vincoli più stretti per chi ancora si oppone all’immunizzazione, in linea anche con quanto richiesto da diversi governatori italiani.
Le novità allo studio del governo
Una delle novità a cui si sta lavorando è la possibilità di estendere l’obbligo di green pass anche a categorie alle quali fino ad ora non veniva richiesto, come ad esempio coloro che usufruiscono dei mezzi pubblici. Inoltre, il lasciapassare verde avrà una durata più ridotta degli attuali 12 mesi: si pensa a un massimo di 9, così da limitare il tempo di bassa copertura vaccinale che inizia, secondo i medici, intorno al sesto mese (dopo il quale è possibile sottoporsi alla dose booster).
Questa sarebbe la soluzione meno impattante per la galassia no vax. Più dura invece quella proposta da diversi governatori che cercano allo stesso tempo di impedire nuove chiusure o di penalizzare coloro che nel vaccino hanno creduto. L’idea è quella di adottare una doppia formula 2G e 3G per l’accesso ai diversi servizi: se per alcuni rimarrà la possibilità di accesso con green pass emesso sia dopo un’avvenuta vaccinazione, una guarigione o presentando un tampone negativo (3G), in altri settori, come le attività culturali, sociali e ricreative, i requisiti saranno ristretti alla formula 2G, che comprende solo vaccinati e guariti. Probabilmente sarà ancora consentito salire sui treni ad alta velocità o recarsi al lavoro presentando un tampone negativo.
Per quanto riguarda il piano vaccinale, si sta lavorando per escludere quella che viene considerata la soluzione estrema: l’obbligo. Anche se l’ipotesi non è totalmente scartata dal governo, soprattutto se la situazione sanitaria dovesse peggiorare ulteriormente, come non è da escludere un’estensione dell’attuale imposizione anche per altre categorie come insegnanti e forze dell’ordine. Inoltre, in attesa del via libera dell’Aifa, si sta lavorando anche per una diminuzione del tempo minimo di attesa tra la seconda e terza dose, sperando di poterlo portare a 5 mesi invece che 6. Una decisione dovrà essere presa anche sulla validità dei tamponi, ma appare scontato che sarà ridotta a 48 ore per i molecolari e 24 ore per gli antigenici.
Ultimo aspetto è quello che riguarda le restrizioni per i no vax. Secondo il ministro Brunetta e altri governatori, questi dovrebbero scattare solo se la regione entra in zona gialla, arancione o rossa, lasciando libertà a coloro che vivono nelle aree bianche del Paese.
Pregliasco: “Ok a super green pass in zona gialla o arancione”
Anche il virologo Fabrizio Pregliasco, in un’intervista a La Stampa, si è detto d’accordo con l’uso di un green pass rafforzato “nelle zone gialle e arancioni per permettere ai vaccinati di vivere in libertà le feste natalizie”. A queste vanno poi affiancate “delle zone rosse chirurgiche per limitare i focolai”. Lui stesso non esclude a priori di ricorrere all’obbligatorietà, anche se ammette che si tratterebbe di una misura estrema e di difficile applicazione: “Il problema non è l’incostituzionalità, ma la fattibilità. Lo si potrebbe imporre ai dipendenti pubblici, che sono controllabili – spiega – Il super green pass sarebbe invece il proseguimento di un metodo più dolce che ha portato risultati”.
Gelmini e Zaia: “Se la situazione peggiora non paghino i vaccinati”
Le indiscrezioni circolate vengono confermate dalle dichiarazioni di diversi esponenti del governo e da alcuni governatori. In un’intervista a La Stampa, la ministra per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, si dice d’accordo con un inasprimento delle restrizioni che però “non penalizzino l’85% degli italiani che ha scelto di vaccinarsi”. E cerca poi di tenere basso il livello di tensione: “I vaccinati vogliono solo che non vadano in fumo i sacrifici fatti in questi quasi due anni. Ma non vedo fazioni contrapposte, vedo solo un Paese che sta ripartendo e che vuole salvaguardare ad ogni costo il lavoro, l’economia e la socialità ritrovata”.
Parole alle quali fanno eco quelle di diversi governatori, uno su tutti Luca Zaia (Veneto) che parlando a Repubblica si dice contrario sia all’obbligo vaccinale che al lockdonw limitato ai novax. Sul primo sostiene che non si può “portare la gente con la forza a fare il vaccino. L’obbligo è stato introdotto per undici vaccini dalla ministra Lorenzin nel 2017 e non mi risulta che tutti i genitori immunizzino i loro figli. Il 100% non esiste in nessuna campagna, perché residua sempre una parte che si oppone per ribellismo o paura”. Mentre sulla seconda ipotesi dice che “il lockdown dei no vax (in Austria, ndr) è durato il tempo di una stella cometa. Alla fine l’hanno imposto a tutti”. Mentre il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, sostiene che il governo si appresta a varare il cosiddetto “super Green pass” che arriverà “molto probabilmente a dicembre”.