Le indagini della ricerca scientifica e i dati epidemiologici ci invitano a riflettere su cosa accade nel mondo della salute maschile.
Dal 2003 a oggi, il team di Movember, il cui nome deriva dall’insieme delle parole inglesi moustache (baffi) e november (novembre), attraverso propagande in tutto il mondo sta valorizzando la forza della prevenzione, sollecitando gli uomini di tutto il mondo a sottoporsi a controlli periodici al fine di prevenire il tumore della prostata.
Attualmente, la comunità scientifica e gli operatori sanitari lavorano con l’obiettivo di consentire agli uomini con questa diagnosi di ricevere sostegno e supporto, garantendo quanto più possibile la ricezione di informazioni necessarie per la tutela della condizione fisica e mentale, senza sottovalutare la salute sessuale individuale e di coppia.
Ricevere una diagnosi di tumore coinvolge aspetti biologici, psicologici e sociali; tale evento ha un profondo impatto nella vita del paziente e in quella del partner, tanto che può essere considerato come “malattia del noi”. La gravità potrebbe, ad esempio, modificare i pattern comunicativi di coppia, per cui è probabile che l’intimità possa subire cambiamenti. La figura del partner assume un ruolo cruciale nell’offrire sostegno durante la fase pre e post-operatoria, al fine di elaborare insieme le trasformazioni subite nell’area sessuale. Dopo l’intervento di prostatectomia, la funzione erettile può essere soggetta a compromissioni a causa di alterazioni ai nervi coinvolti nell’erezione. Effetti collaterali come eiaculazione anterograda e retrograda, la riduzione della lunghezza del pene e la climacturia possono avere un‘influenza negativa nella salute sessuale del paziente.
Nella società attuale, gli script sociali definiscono il funzionamento della sessualità maschile come attiva, contrassegnata da un elevato desiderio sessuale, volta alla prestazione, attribuendo così un ruolo dominante all’erezione. In tale scenario, sembrerebbe che le difficoltà sessuali successive alla prostatectomia radicale possono rappresentare una potente causa di disagio per l’uomo. Risulta di estrema importanza la funzione del lavoro di squadra in cui accanto ai medici chirurghi, urologi, oncologi lavora lo psico-sessuologo per sostenere la persona e la coppia nella riorganizzazione dell’intimità, rispettando i tempi del recupero e per la restituzione del benessere sessuale.
Dalle ultime indagini presenti in letteratura, si evince come il tumore alla prostata, osservato più frequentemente negli uomini over 65, sia la seconda forma di neoplasia più diffusa al mondo e attualmente la terza causa di morte per cancro negli uomini. Molto spesso il suo decorso risulta asintomatico, tuttavia ci sono diversi segnali sperimentati dai pazienti: tra i più assidui si riscontrano la difficoltà di urinare e la nicturia (stimolo urinario notturno). È bene considerare che alcuni sentori possono essere associati ad altre difficoltà prostatiche, per cui è importante rivolgersi al medico/urologo per verificarne le cause.
La medicina ha fatto enormi passi nella diagnosi e nei trattamenti: questa possibilità consente di riconoscere i pazienti in base al rischio e, di conseguenza, offrire loro tutele specifiche. Tuttavia, la continua azione preventiva nei confronti della propria salute comporta un innalzamento dell’efficacia di tali cure.
Alcune delle iniziative dell’organizzazione “con i baffi” propongono perciò di approfondire le conoscenze informative su scala mondiale mediante la ricerca, verificare costantemente e attivamente gli strumenti a disposizione per migliorare la qualità di vita degli uomini, dalla diagnosi alla cura, dalla guarigione al recupero del proprio benessere di vita. Alla base di ciò, risulta essenziale l’approccio alla prevenzione; normalizzare le visite specialistiche è uno degli obiettivi posti dalla sanità pubblica mondiale. Prevenire è pensare al valore della propria vita.
Si ringrazia per la collaborazione la dr.ssa Ilaria Lenoci