Il prezzo proposto è sensibilmente superiore alla quotazione di venerdì scorso di 0,35 euro e valorizza la società 10,8 miliardi. L'offerta è subordinata all'esito di una due diligence che durerà quattro settimane a al via libera del governo che dispone di un potere di veto su offerte considerate contrarie all'interesse nazionale. La mossa del fondo statunitense potrebbe favorire l'amministratore delegato Luigi Gubitosi nel mirino del socio francese Vivendi dopo risultati considerati deludenti
Il fondo statunitense Kkr (Kohlberg Kravis Roberts) ha presentato a Tim una manifestazione d’interesse “non vincolante e indicativa” per un’offerta pubblica di acquisto sul 100% delle azioni “volta al delisting” (ossia l’uscita dalla borsa, ndr). L’offerta è stata qualificata da Kkr “amichevole”. Il prezzo indicato da pagare interamente per cassa “sarebbe pari a 0,505 euro“. Lo si legge in una nota diffusa al termine del Cda straordinario che si è svolto nel pomeriggi ed è durato circa 4 ore. L’offerta vale complessivamente 10,8 miliardi di euro. Telecom vale oggi in borsa 7,4 miliardi di euro e ha debiti per 22,5 miliardi.
Il prezzo proposto è sensibilmente superiore (46%) alla chiusura di venerdì scorso di 0,35 euro ma va detto che molti dei soci forti ha comprato i titoli a valori ben superiori. A cominciare dal gruppo francese Vivendi che possiede il 24% del capitale e ha pagato i titoli in media 1,03 euro. Prima di lanciare l’offerta Kkr vuole “svolgere una due diligence confirmatoria di durata stimata in quattro settimane“. La manifestazione di interesse è vincolata all’esito e “al gradimento da parte dei soggetti istituzionali rilevanti”, ovvero al parere del Governo che ha sulla società la possibilità di esercitare il Golden Power si legge ancora nella nota. L’offerta di Kkr è peraltro stata presentata senza avvertire i francesi che anzi in mattinata, dopo che il Corriere della Sera aveva anticipato la proposta, hanno diffuso una nota per spiegare che “Vivendi è un investitore a lungo termine in Telecom e lo è stato fin dall’inizio. Vivendi smentisce con fermezza di aver avuto qualsiasi discussione con qualsiasi Fondo, e più specificamente con Cvc”, non citando quindi il fondo americano Kkr.
Il governo italiano dispone di un “golden power” nella compagnia telefonica, puoi quindi rifiutare e bloccare offerte che non siano nell’interesse del paese, considerata la strategicità dell’asset. Cassa depositi e prestiti, e quindi il ministero del Tesoro, è azionista con il 9,8%. Tim possiede e controlla anche la rete internazionale Sparkle su cui corrono i dati di 32 paesi, tra cui la maggior parte di quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Può essere utile osservare che l’impostazione geopolitica del governo Draghi è quella di un allontanamento dalla Cina e di un avvicinamento agli Stati Uniti.
La nota del ministero dell’Economia diffusa in serata recita: “Il Governo prende atto dell’interesse per Tim manifestato da investitori istituzionali qualificati. L’interesse di questi investitori a fare investimenti in importanti aziende italiane è una notizia positiva per il Paese. Se questo dovesse concretizzarsi, sarà in primo luogo il mercato a valutare la solidità del progetto”. Non arriva invece alcuna valutazione da parte di Cassa depositi e prestiti. “Nessun commento”, affermano fonti del gruppo al termine del Cda.
Palazzo Chigi affronterà il dossier Tim attraverso la creazione di un “super comitato” tra ministri ed esperti del settore. L’ipotesi prevede che nella struttura possano entrare i ministri coinvolti – dal ministro dell’Economia Daniele Franco a quello per l’Innovazione Digitale, Vittorio Colao fino al ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e al sottosegretario alla presidenza Francesco Gabrielli – ma anche gli economisti ed esperti di Palazzo Chigi e Mef, Francesco Giavazzi, Roberto Garofoli, Giuseppe Chinè.
Ma non c’è solo Kkr interessata a Tim. Nella giornata si sono tenute riunioni anche tra i rappresentanti dei fondi Advent e il britannico Cvc che si dicono “aperti al dialogo con tutti gli stakeholders per identificare in modo trasparente una soluzione di sistema per il rafforzamento industriale di Tim” dichiara un portavoce dei fondi che parallelamente smentisce che ci siano stati contatti con Vivendi. Sul dossier sarebbe al lavoro anche la banca giapponese Nomura.
Il fondo Usa Kkr, che amministra asset per 429 miliardi di dollari (380 miliardi di euro) è già azionista al 37,5% di FiberCop, la società in cui Tim ha spostato l’ultimo miglio della rete telefonica. In Europa, nel solo settore tlc, controlla già la britannica Hyperoptic e, insieme ad altri soci, la spagnola MasMovil. L’intenzione di Kkr sarebbe quella di separare la divisione di Tim che fornisce i servizi alla clientela dalla gestione delle reti.
Negli ultimi 5 anni il valore dei titoli Tim si è dimezzato e nell’ultimo anno la flessione è stata del 4%. L’accordo con Dazn non ha portato i frutti sperati e i dati dell’ultimo trimestre hanno deluso. Performance sotto tono che hanno reso l’amministratore delegato Luigi Gubitosi, osservato speciale dei soci e in particolare dei francesi di Vivendi. La proposta del fondo statunitense Kkr potrebbe quindi a questo punto giocare a favore del manager. Il presidente Salvatore Rossi aveva già convocato un cda del gruppo per venerdì prossimo dopo che 11 consiglieri, tra i quali in particolare i rappresentanti espressi da Vivendì, avevano firmato una lettera in cui si parla di sfiducia e preoccupazione, chiedendo con urgenza un incontro straordinario degli amministratori per discutere di governance e dello stato di deterioramento dei conti aziendali. Anche il collegio sindacale ha inviato una lettera separata al presidente esprimendo preoccupazione per l’andamento dei conti