Nella dicotomica e a volte troppo semplicistica contrapposizione tra “Sì Vax” e “No Vax”, nella quale si intravedono a tratti elementi di adesione fideistica (o, peggio ancora forse, di appartenenza ideologico-politica), il gruppo Facebook “Goccia a Goccia. A scavar pietre e nutrire arcobaleni“, da me fondato, ha optato per una terza via, definita in maniera provocatoria da un hashtag: #SmartProVax.

Difendendo, della scienza e della sua pratica, la complessità e la dimensione irrinunciabile del dubbio, non amiamo particolarmente le etichette ma, se per comodità d’uso e di riconoscibilità dobbiamo anche noi adottarne una, scegliamo una definizione che ci consenta di definirci nel nostro approccio sulla questione vaccini. Un approccio che rivendica, nel suo essere smart, la necessaria componente dell’intelligenza – che implica discernimento, dialogo, confronto, ascolto, misura – quando si tratta di questioni così complesse, che mal si adattano al clima di tifoseria da stadio, violento e svilente, che da diversi mesi accompagna il dibattito.

È bene ribadire, ancora una volta, che abbiamo a che fare con un virus relativamente giovane, sul quale le conoscenze, nonostante gli sforzi profusi, sono ancora incomplete e in continuo divenire. Accanto a esse un vaccino, approvato con tempistiche rapide, che a quanto ci dicono gli studi rappresenta un’arma potente nei confronti della malattia. Un’arma, ma non l’unica. È bene ribadire che anche sul vaccino ci sono ancora aspetti da approfondire: per questo, ad esempio, da più parti si levano perplessità sulla necessità di una vaccinazione pediatrica universale. Si tratta di voci vive e presenti all’interno della comunità scientifica – lo stesso Direttore Generale dell’Oms ha di recente affermato la sua contrarietà alla somministrazione ai bambini – benché quasi “esiliate” dal dibattito pubblico che procede con certezze che, purtroppo, non trovano a oggi il conforto di dati e studi sufficienti per garantire, ad esempio, che la bilancia penda a favore dei benefici in determinate classi di età, non esistendo ancora evidenze solide. Non si tratta di errori, non è l’ammissione di una sconfitta: si tratta invece di assecondare i tempi della ricerca, che a volte sono più lenti della nostra impazienza.

Tutto quello che sappiamo è che non ci sono certezze, diremmo fedeli al paradosso socratico. Non ci sono certezze e non siamo nemmeno in guerra: siamo di fronte a una sfida da vincere con intelligenza e con gli strumenti conoscitivi, tecnologici e scientifici che abbiamo a disposizione. Lo #SmartProVax è infatti anche stanco dello scontro, delle Verità urlate, delle squadre avversarie: mentre anela a elaborare ragionamenti logici, suffragati da dati scientifici, desidera proporre strategie caratterizzate da un pensiero positivo costruttivo, in modo da superare dicotomie feroci che non sono funzionali a nessuna evoluzione.

Facciamo un esempio, quello di maggior attualità, ossia la vaccinazione ai bambini nella fascia d’età 5-11 anni negli Usa dopo il via libera di Fda. Il “Sì Vax” grida “finalmente!” e ci spiega che tutti i bambini, “maligni amplificatori biologici”, per usare parole pronunciate recentemente da un noto collega, devono essere vaccinati a tappeto. Il “No Vax”, o in alcuni casi sarebbe meglio dire il dubbioso, il pauroso, l’incerto o chi legittimamente sceglie di non fare questo vaccino (ricordiamo sempre che la percentuale degli oppositori di ogni vaccino è molto bassa) dice “non vacciniamo i bambini”.

Lo #SmartProVax fa notare che l’approvazione concessa da Fda è “per via emergenziale”, il che offre la possibilità, benvenuta, di vaccinare i bambini con patologie che possono renderli maggiormente fragili rispetto a un possibile contagio, senza necessariamente vaccinare i bambini sani che hanno meno rischi, o comunque lasciando la discussione aperta e la scelta libera. Un discorso applicabile a tutte le fasce di età e professionali: il vaccino è un atto medico, non una scelta morale o un atto eroico. Perciò la valutazione per me andrebbe va fatta sul rapporto costi-benefici per chi lo fa, con l’opportuno ausilio di un parere medico e solo successivamente su eventuali (visto che anche i vaccinati possono infettare) ricadute positive per la collettività: sempre ricordando che l’articolo 32 della Costituzione definisce la salute un diritto del singolo e un interesse della collettività.

Se queste modalità fossero applicate a ogni questione relativa al Covid, se ricominciassimo a trattarlo come una malattia – da prevenire e possibilmente anche da curare – e non come una crociata in Terra Santa, se il vaccino venisse presentato come opportunità e non come ricatto e le misure contenitive come basate su fondamenti razionali e non come punizioni da infliggere ai “disertori”, forse un dibattito sereno, su basi scientifiche e giuridiche, potrebbe essere ripreso. Con beneficio di tutti.

E infine. Il gruppo Goccia a Goccia (nato durante il lockdown del 2020, con la mia battaglia contro la Dad) formato da medici, pediatri, statistici, giuristi e avvocati, giornalisti e scrittori, ma anche persone che svolgono altre attività, oltre alla sua pagina Facebook ha un suo blog, in cui la scienza s’incontra con la vita e la cultura. Lo slogan del gruppo è l’elaborazione di un verso – a scavar pietre, a nutrire arcobaleni – della poetessa polacca Wislawa Szymborska.

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