Cultura

La Prima di Otello al San Carlo. Una Prima più Prima delle altre che ha anche il sapore del riscatto dopo l’attacco de Le Figaro a Napoli

Grande emozione, standing ovation e cinque minuti di applausi . Piccolo ( e ingiustificato) dissenso dal loggione per la mise en scene che ha voluto rappresentare la tragedia shakespereana come un femminicidio

di Januaria Piromallo
Superlativo cast di cantanti. Otello in scena con tutte le sue fragilità e la sua accecante gelosia. In pompa magna Prima, Seconda e Terza Repubblica: De Mita, Bassolino e Fico. Il Governatore Vincenzo De Luca e il nuovo sindaco Gaetano Manfredi finalmente a braccetto. Una Prima che per Mattarella ha il sapore dell’Ultima da Presidente della Repubblica. Anche per questo si merita una standing ovation sulle note dell’ Inno di Mameli. Tra il primo e il secondo atto Manfredi si isola con The President, all’uscita Mattarella: “Per ora ci accententiamo di una notte, ma Napoli deve essere capitale sempre”. Figaro qua Figaro là non ne parlammo chiù… per non guastare la Grande Festa. Il quotidiano francese aveva descitto Napoli come città da Terzo Mondo d’Europa. Come se le loro banlieu fossero meglio della nostre. Appunto, non ne parliamo. Basta non chiamarli più cugini d’oltralpe, si alza qualche commento dal parterre.
In platea la star è Toni Servillo, l’attore saluta l’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset (“Sei un mito”, gli dice): a Parigi è atteso il 7 dicembre per presentare il film candidato all’ Oscar di Paolo Sorrentino. A fare gli onori di casa il sovrintendente del Massimo partenopeo, ex del Teatro Alla Scala, Stephane Lissner ( il suo cartellone 2021/2022 è da urlo) e il Direttore Generale Emmanuela Spedaliere. Il parlamentare Gennaro Migliore senza più Maria Elena Boschi ( non se ne sente la mancanza) invitata alla precedente inaugurazione pre-Covid. In balconata siedono cento studenti universitari e dei Conservatori e gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli impegnati come stagisti della nuova piattaforma “On” per un progetto di formazione sui mestieri digitali.
Jonas Kaufmann, il tenore numero uno al mondo, è il “moro” senza la faccia colorata di nero: “Non potrei più e nemmeno vorrei più farlo”, dice Mario Martone, che firma la regia.
E al centro c’è lei, Desdemona in mimetica, vittima innocente. Otello fu presentato in Prima alla Scala nel febbraio 1887. A distanza di un secolo e mezzo la condizione femminile è in parte immutata. “Il tempo che passa ci rivela che nessun progresso ferma la spinta brutale di troppi uomini nell’aggredire le donne che dicono di amare fino ad ammazzarle”, è la riflessione amara di Martone.
Attuale, attualissima. L’ultimo dramma della gelosia va in scena nelle stesse ore della Prima, e non lontano, nel quartiere Vicaria. Tra quattro giorni, La giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Forse, Desdemona oggi non è più passiva e fragile ma resiste”, dice Stéphane Lissner..
Il dramma della gelosia, innescato dalla diabolica personalità di Jago, porta all’epilogo tragico che condanna Desdemona e lo stesso Otello, con un meccanismo drammaturgico inesorabile.

Sette in tutto le recite dello spettacolo che sarà in scena fino al 14 dicembre.

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