Uno dei casi giudiziari e mediatici più controversi d’Italia diventa una docu-serie destinata a far discutere. Debutta il 23 novembre su Sky Documentaries Sarah. La ragazza di Avetrana, che ricostruisce in quattro puntate la scomparsa di Sarah Scazzi, avvenuta nell’agosto del 2010 nel tarantino, ripercorrendo tutta la vicenda concentrandosi in particolare sulla sua spettacolarizzazione. I quarantadue lunghissimi giorni che servirono agli inquirenti per ritrovare il corpo della ragazzina, non ancora quindicenne, diventarono infatti una sorta di «reality show dell’orrore», trasformando Avetrana in una sorta di vero e proprio set a cielo aperto.
Chi non ricorda quando accadde in diretta tv, a Chi l’ha visto?, quando Concetta Serrano, la madre di Sarah, venne a sapere che la figlia non era scomparsa ma morta e che lo zio della vittima, Michele Misseri, aveva fatto ritrovare il suo corpo senza vita? Quello fu l’epilogo atroce della scomparsa di Sarah Scazzi, che trasformò una tragedia privata in tragedia televisiva, facendo diventare quello di Avetrana il caso che più di ogni altro ha canalizzato l’attenzione mediatica, creando un vero e proprio circo interessato a sviscerare gli aspetti più morbosi della vicenda invece che ricercare la verità dei fatti. Fu così che non solo i familiari ma anche i vicini di casa, i testimoni (veri e presunti), gli amici e tutta la comunità avetranese diventarono protagonisti di uno show drammatico.
Per questo gli autori della docu serie prodotta da Groenlandia – Flavia Piccinni, Carmine Gazzanni, Matteo Billi e Christian Letruria -, sono voluti partire da una domanda: quanto può influire un racconto che insegue il macabro e il morboso nella ricerca della verità e quanto può influire una narrazione così “inquinata” nelle indagini giudiziarie? Sarah. La ragazza di Avetrana si snoda quindi tra riflessioni, analisi e interviste inedite, tra cui quella ad uno dei testimone chiave del processo: gli autori hanno infatti convinto il fioraio di Avetrana a tornare a raccontare la sua versione dei fatti, a dieci anni di distanza dal ritrovamento del cadavere della ragazza. La docu-serie diventa lo spunto di riflessione su un caso che ha ancora molti aspetti poco chiari e nonostante tre sentenze abbiano messo un punto sulla vicenda giudiziaria, c’è ancora chi sta cercando di affermare un’altra verità: va ricordato infatti che Franco Coppi, avvocato di Sabrina Misseri – condannata all’ergastolo insieme alla madre Cosima – è convinto che la ragazza sia innocente e per questo ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
«Poche volte sono stato convinto della innocenza di una persona che ho difeso, come nel caso di Sabrina Misseri», ha spiegato il legale. «Abbiamo denunciato violazioni di alcune regole fondamentali del giusto processo. Violate, ad esempio, nell’esame di alcuni testimoni, senza procedere ad analisi esaurienti, senza garanzia di autenticità». La sentenza del tribunale europeo era attesa per il 2020 ma non è ancora arrivata.