L'INTERVISTA - "Il tampone antigenico lascia fuori il 20% dei positivi rispetto al molecolare e sono tanti. Questa mancata rilevazione di coloro che sono positivi permette al virus di circolare ed è quello che dobbiamo evitare". Sulla Delta plus: "Ha già un anno e passa di percorso e non è riuscita a diventare quella che pesa maggiormente nella pandemia mondiale. Sarei tranquillo"
Circondati da alcuni paesi travolti dalla quarta ondata di Covid e con i contagi in risalita anche l’Italia medita sulle misure da adottare per cercare di arginare l’onda del contagio. Tra queste ci sono l’anticipo della terza dose a cinque mesi annunciato dal governo e il potenziamento del Green pass per l’ottenimento della certificazione che includerebbe solo vaccinati e guariti. Tutto questo mentre è scattato un allarme rosso sulla variante Delta plus e mentre ancora oltre 2 milioni e mezzo di over 50 non hanno ancora ricevuto la prima dose. “Il test antigenico lascia fuori il 20% dei positivi rispetto al molecolare e sono tanti. Io non amo le restrizioni della libertà, ma in questo momento dal punto di vista medico giustifico che ci possano essere delle tendenze di avallare il Green pass potenziato per coloro che hanno fatto il ciclo completo e per chi è guarito dall’infezione” spiega Massimo Clementi, professore ordinario e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Lo scienziato ricorda anche che con la terza dose “l’immunizzazione diventa molto più solida e duratura. È una assoluta necessità”.
Professore è vero che la variante Delta plus è molto più pericolosa delle precedenti?
In termini teorici studiando le caratteristiche di questa variante sembrerebbe un arnese da guerra perché ha mutazioni che sono portate a favorire la diffusione. È difficile dire al momento quanto più velocemente contagi, ma vediamo che è più veloce della Delta. Detto questo, però, ci si aspetterebbe da questa variante un cambiamento dello scenario: non è avvenuto e non avviene. C’è stato un lieve incremento dei casi, ma noi vediamo ancora circolare Delta e non la plus. Questo è singolare perché se una variante ha un vantaggio enorme nella diffusione, questo vantaggio si deve esplicitare con una prevalenza sulle altre varianti. Sulla base dei dati teorici però sembrava un terremoto.
Molti scienziati sostengono che se il coronavirus Sars Cov 2 fosse stato in grado di sviluppare la super variante lo avrebbe già fatto.
Certo, questa variante circola da metà del 2020, non è venuta fuori adesso. Ha già un anno e passa di percorso e non è riuscita a diventare quella che pesa maggiormente nella pandemia mondiale. Non escludo che in futuro che possa incrementare la sua prevalenza, però non l’ha fatto finora. Sarei tranquillo sotto questo aspetto. Inoltre una importante e solida immunità conferita dalla terza immunizzazione protegge anche da questa variante Delta Plus.
Ecco, parliamo dell’importanza della terza dose.
Non è una opzione a cui arriviamo perché le prime due hanno dato un risultato non buono. Ci arriviamo perché le prime due vaccinazioni, come accade in tante altre vaccinazioni, hanno mostrato la proteina nei confronti del quale il sistema immunitario deve produrre anticorpi e attivare le cellule linfocitarie ai centri germinativi. La terza dose è una dose globale, complessiva: tutto il sistema immunitario risponde, l’immunizzazione diventa molto più solida. Probabilmente, ma ci sono molti elementi e in questo senso abbiamo dati da Israele, la terza dose conferirà una immunità che dura di più. C’è l’assoluta necessità che chi ha fatto le prime due faccia anche la terza. Parimenti, c’è necessità che chi non l’ha ancora fatto corra a immunizzarsi. Non è mai tardi per fare la prima dose.
E in Italia ci sono ancora oltre 2 milioni e mezzo di over 50 che l’hanno fatta.
Questo è l’aspetto principale, ieri le terze dosi sono state il doppio delle prime dosi. Stentiamo a reclutare i nuovi da vaccinare e il vantaggio del Green pass si è esaurito in poche settimane. Ci vuole una informazione più corretta possibile, io penso che né l’obbligo vaccinale né il super Green pass possano essere la soluzione di tutto. Come li portiamo a vaccinarsi, con le manette? Bisognerà che si dica, se si deciderà per l’obbligo, cosa avviene, quali saranno le conseguenze. Io vorrei evitare di vedere scene in cui un poliziotto accompagna un adulto a immunizzarsi. Cerchiamo di insistere con il convincimento, rispondendo alle domande. Mi chiedo, è possibile che queste persone siano così insensibili al fatto che bisogna curare anche altre malattie? È possibile che non si rendano conto che non stiamo facendo da due anni la prevenzione di alcune forme di cancro e che intasare le terapie intensive di malati di Covid vuole dire non rendere disponibili quei posti per chi fa un intervento chirurgico importante e che quindi questi interventi vengono rinviati? Chi ha un minimo di senso civico dovrebbe capire. Non ci si deve vaccinare solo per gli altri, ma è un argomento.
Anche tra i vaccinati con ciclo completo c’è qualche perplessità a sottoporsi al booster. Cosa possiamo dire a queste persone?
Che non è vero che in Italia non stiamo vedendo i risultati di una migliore immunizzazione perché basta guardarsi intorno e vedere cosa sta accadendo in Slovenia, in Austria, da oggi in lockdown, in Baviera. Questo ci dice che vaccinare è importante. Non siamo lontani da un livello di immunizzazione migliore e gli indici di ospedalizzazione per ora sono buoni. Ma bisogna far circolare il virus il meno possibile.
L’antigenico di cui si torna a parlare in questi giorni è da eliminare dai requisiti per ottenere il Green pass?
L’antigenico ha questo vulnus; penso che si stato autorizzato nel Green pass per motivi economici perché chiedere di fare un molecolare ogni tre giorni sarebbe costato troppo: una spesa insostenibile. L’antigenico però lascia fuori il 20% dei positivi rispetto al molecolare e sono tanti. Questa mancata rilevazione di coloro che sono positivi, ma che non vengono rilevati anzi vengono considerati negativi. A questi positivi viene data la possibilità di stare insieme agli altri al ristorante, di insegnare nelle scuole, di fare attività con gli altri. E questo permette al virus di circolare, una cosa che dobbiamo evitare. Io non amo le restrizioni della libertà, ma in questo momento dal punto di vista medico giustifico che ci possano essere delle tendenze di avallare quel Green pass potenziato per coloro che hanno fatto il ciclo completo e per chi è guarito dall’infezione.
È stato deciso di anticipare la terza dose a 5 mesi. Può portare a reazioni più forti?
Secondo me l’anticipo a cinque mesi non dà problemi, al massimo può dare una febbre per poche ore, se c’è una iperreattività. Ma problemi di altra natura non mi sono stati riferiti. Mi chiedo se anticipare sia una risposta un po’ isterica a una situazione epidemica. Un aspetto così per dire emozionale. Quando c’è una situazione difficile, e non nascondo che quella attuale genera preoccupazione, il conducente deve tenere i nervi saldi.