Un decreto del presidente del Consiglio dei ministri il 6 agosto scorso autorizzava la costituzione della società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.a.”. Tre mesi e mezzo dopo, all’atto della firma che fa decollare la struttura che deve occuparsi delle opere per l’evento sportivo planetario, qualcuno dei protagonisti ha preferito sbianchettare quel “2020”, per evitare che sia troppo evidente come due anni si siano già volatilizzati sulla strada di avvicinamento ai Giochi invernali, così pericolosamente lontani soltanto 4 anni e 3 mesi. “Grazie a questa firma non ci possono più essere alibi, adesso pancia a terra e lavorare. Se del tempo è stato perso lo si recupererà”, declama Luca Zaia, governatore del Veneto, plaudendo alla società “Infrastrutture Milano Cortina 2026 Spa”, o meglio ancora “Simico Spa”, così di riferimenti alle date non ce ne sono proprio. E anche sul sito ufficiale milanocortina2026.org la dizione letterale con le due cifre è introvabile.

Non è una questione di nominalismo, ma di sostanza, se si pensa che l’assegnazione dei Giochi è avvenuta a Losanna il 24 giugno 2019, due anni e mezzo fa, che la Fondazione Milano Cortina 2026 è stata costituita nel dicembre successivo e che la tanto contestata pista da bob di Cortina non ha ancora un piano di fattibilità a poco più di tre anni dall’ultimazione richiesta per fine 2024. Per questo tutti hanno cominciato a dire che non si può più perdere tempo. “Per colmare il ritardo accumulato dovremo accelerare numerosi passaggi e dovrà prevalere un forte spirito di squadra. La nomina di un commissario accelererà l’iter progettuale e realizzativo delle opere”, ha detto il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini. “Dobbiamo correre, colmare i ritardi e snellire tutte le procedure burocratiche”, gli ha fatto eco il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà.

E si affaccia così l’incognita del commissario e della capacità di rispettare i programmi. La squadra e le cifre del grande affare economico-sportivo sono note da tempo. Presidente del cda sarà Veronica Vecchi, docente alla Bocconi, amministratore delegato Luigivalerio Sant’Andrea. Lo Stato ci ha già messo 1 miliardo (agli inizi 2020) per le infrastrutture, poi altri 145 milioni con la Finanziaria dello scorso anno quale contributo per gli impianti sportivi, ed ora altri 324 milioni per il periodo 2022-2025. Il totale sfioragli 1,5 miliardi. Il capitale sociale di “Infrastrutture” è di un milione di euro, sborsato per il 35% a testa dai ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia, per il 10% da ciascuna delle Regioni Lombardia e Veneto, per il 5% da ognuna delle province autonome di Trento e Bolzano.

L’uomo forte sembra essere Sant’Andrea, non fosse altro perché sarà lui a gestire i poteri del commissario, salvo la facoltà di avvalersi di sub-commissari. Gli ambientalisti, dal Veneto al Trentino Alto Adige, non hanno nascosto preoccupazioni per possibili scorciatoie che impediscano di effettuare le valutazioni strategiche e ambientali necessarie in territori di montagna la cui bellezza viene decantata da tutti, salvo poi ipotizzare cementificazioni sfacciate. Sant’Andrea è stato dal 2009 al 2012 all’Unità tecnica di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, che di memorabile ebbero anche una serie di inchieste e di arresti eccellenti, che però non lo riguardarono. Dal 2013 al 2017 è stato dirigente del servizio tecnico-amministrativo della Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale. Nel 2017-18 è stato a capo dell’Ufficio per lo Sport durante il governo Gentiloni, quando ministro era Luca Lotti, fedelissimo di Matteo Renzi, nel cui governo era stato in precedenza sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sant’Andrea era dirigente di seconda fascia non appartenente ai ruoli, e quindi estraneo alla pubblica amministrazione di Palazzo Chigi.

È molto abile a muoversi nel mondo degli eventi sportivi, visto che dal 2017 al 2020 è stato commissario dei Mondiali di sci Cortina 2021, che in qualche modo hanno fatto da prova generale per le Olimpiadi. Sant’Andrea aveva però lasciato l’incarico ad agosto 2020, pochi mesi prima dell’evento senza pubblico che fu così gestito nella fase finale da Valerio Toniolo. Scaldava già i motori per le Olimpiadi. Alessandro Benetton ha dichiarato che si trattò di un successo, con un bilancio in attivo. Tuttavia buona parte delle grandi opere viarie che avrebbero dovuto agevolare l’accesso a Cortina sono rimaste sulla carta. È vero che la competenza per le strade era di Anas (il commissario era il presidente dell’Azienda, Claudio Andrea Gemme), ma la realizzazione delle varianti di San Vito di Cadore, Valle di Cadore, Tai di Cortina e Cadore, rientrava pur sempre nel grande progetto statale finalizzato ai Mondiali 2021. A settembre 2020 non erano ancora state completate le conferenze di servizio, facendo così dei progetti altrettante incompiute che adesso guardano alle Olimpiadi per poter essere concluse. Sant’Andrea dovrà districare una matassa piuttosto ingarbugliata, quella della nuova pista da bob: costo previsto 61 milioni di euro.

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