Volano stracci tra i renziani siciliani, mentre sfuma l’accordo con Miccichè. Non poteva non creare scompiglio, d’altronde, il lancio a sorpresa della candidatura a sindaco di Palermo del capogruppo di Italia viva al Senato Davide Faraone. Un annuncio fatto dallo stesso Matteo Renzi nel discorso di chiusura della Leopolda, domenica mattina. Uno scatto in avanti (si vota in primavera), inaspettato da molti, che mira ad acquisire un peso di rilievo nelle amministrative palermitane ma che al momento pare provocare le prime spaccature solo “in casa” e le retromarce di Forza Italia. A lanciare i primi strali è il consigliere regionale di Iv Edy Tamajo, che chiede alla coalizione di centrodestra di “azzerare tutte le candidature fino ad ora avanzate e di ripartire da un programma per salvare Palermo”. E ci va giù pesante: “Mentre la nostra città è sopraffatta dai debiti, straziata dalla vergogna delle centinaia di bare abbandonate, devastata da decine di cantieri infiniti – scrive in una nota – la politica sta dando uno spettacolo indegno in un momento gravissimo per la nostra città e per l’intero Paese. Decine di candidati in corsa per la poltrona di sindaco di Palermo, ogni partito o movimento auto-candida il proprio aspirante, e tutti i partiti dell’arco costituzionale mettono in scena assemblee invocando il tanto osannato cambiamento”.

La faida interna a Italia viva – A rispondere al fuoco amico ci pensano i coordinatori cittadini di Italia Viva, Marcello Caruso, Giulia Noera e Tony Costumati: “L’onorevole Tamajo è una sorta di “Mister caos”, un uomo in totale ed imbarazzante confusione”, attaccano. “E lo è talmente tanto che quando interviene non si capisce a quale partito aderisca e in quale coalizione si collochi. Si firma in qualità di “deputato regionale di Sicilia Futura – Italia Viva prossimo candidato alle elezioni regionali nelle liste di Forza Italia“, ed è già tutto un programma. Partecipa al tavolo della coalizione di centrodestra per la scelta del candidato sindaco con Lega e Fratelli d’Italia ma mantiene nell’amministrazione comunale di centrosinistra due suoi uomini, il presidente dell’Amat (l’azienda di trasporto pubblico, ndr) e il vice all’Amg (quella dell’energia, ndr). A che titolo fa appello ai candidati sindaci (di quale coalizione poi?) di fare un passo indietro?”, chiedono i colleghi di partito. Non senza soffermarsi sullo scontro con Faraone: “E poi, ciliegina sulla torta – continuano – ci resta male se Faraone non lo chiama per concordare la sua discesa in campo. Crediamo che se il Presidente dei senatori di Italia viva avesse voluto ascoltare il parere di Tamajo sulla sua candidatura l’avrebbe certamente incontrato. Se non l’ha fatto, Mister caos dovrebbe darsi una risposta. Un risultato lo ha già centrato: la candidatura di Davide Faraone fa chiarezza”.

Il gruppo renziano all’Ars? Salvato dal patto con FI – Toni bellici che hanno tutta l’aria di una faida interna al partito. Eppure solo due anni fa (era proprio il 23 novembre 2019) Tamajo chiamava all’adunata i suoi in un evento all’Hotel Charleston di Mondello, per spiegare il perché del passaggio da Sicilia Futura al neonato partito di Renzi. Lui e l’altro consigliere di Sf, Nicola D’Agostino, erano da poco stati a Roma per parlare col senatore di Rignano, e stringere l’accordo per creare il primo gruppo all’Assemblea regionale di Italia viva, assieme agli eletti Luca Sammartino e Giovanni Cafeo. Due anni dopo di quella squadra è rimasto ben poco: Sammartino e Cafeo sono passati alla Lega, e Italia viva all’Ars sarebbe stata quasi azzerata se l’accordo tra Renzi e il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Micciché, per un gruppo unico con Forza Italia non avesse frenato la transumanza dei consiglieri di Iv che hanno mantenuto anche il simbolo di Sicilia Futura. A restare sarebbe stato solo Giuseppe Laccoto, unico renziano doc, che infatti non è andato alla presentazione del nuovo gruppo con Fi. È nota, infatti, la difficoltà di Tamajo a tollerare il ruolo di primo piano di Faraone in Sicilia e il rapporto privilegiato con Renzi. Ma le aspirazioni forziste del consigliere si sono temporaneamente arenate sulla soglia all’enoteca Pinchiorri, lo scorso settembre, lì cioè dove hanno cenato l’ex premier e il coordinatore azzurro in Sicilia, gettando le basi dell’accordo.

Renzi molla Micciché: “A Palermo non stiamo con lui” – Qual è l’impegno di Renzi in questo accordo, spinto – come lo stesso Micciché ha raccontato – anche dall’intercessione di Marcello Dell’Utri? Qualunque fosse, pare essere sfumato. In realtà, infatti, l’annuncio a sorpresa della candidatura di Faraone mostra qualche frizione col forzista: “A Palermo non stiamo con Miccichè, stiamo con Davide Faraone che è una cosa diversa; poi Miccichè faccia lui, Provenzano faccia lui, ma noi a Palermo ci candidiamo per guidare una città che negli ultimi anni non è riuscita neanche a seppellire i propri morti”, così l’ex sindaco di Firenze ha annunciato la corsa del proprio capogruppo al Senato alla guida della quinta città d’Italia. Voci all’interno del centrodestra vorrebbero questo annuncio come finalizzato a spaccare la coalizione e favorire più in là la candidatura, gradita a Miccichè, dell’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio. Ma nelle parole di Renzi domenica mattina c’era l’ombra di un tradimento. Pare infatti che il senatore di Rignano pare non avesse calcolato l’imprevedibilità del forzista, che una settimana fa ha svelato alla stampa le sue confidenze, ovvero la volontà dell’ex presidente del Consiglio di sostenere la candidatura alla presidenza della Repubblica di Silvio Berlusconi. Poco dopo è arrivata la bomba sganciata da Renzi direttamente su Palermo.

La replica: “Il nostro sarà un candidato di centrodestra” – E non poteva farsi attendere la reazione di Miccichè: “A Forza Italia le questioni interne di Italia Viva interessano solo come dato di cronaca”, dice il presidente dell’Ars a Livesicilia. Che ora nega il patto con l’ex premier: “Ricordo che, in barba a ogni diversa ricostruzione che evoca patti del Nazareno o Renzusconi, noi abbiamo sì un patto, ma con Sicilia Futura e non con Renzi. Il nostro sarà un candidato di centrodestra. Se Renzi vuole starci, benvenuto”. Così, saltati gli accordi, l’ex rottamatore si ripiazza al centro, lanciando la candidatura del suo luogotenente siciliano, cercando di infilarsi tra i malumori delle due coalizioni, Fi compresa. Intanto la mossa a sorpresa di domenica è sicuramente già riuscita a fare esplodere le tensioni interne alla stessa Italia Viva. L’azzeramento che vorrebbe Tamajo però non ci sarà, Faraone fa sapere che ha già messo al lavoro il gruppo di comunicazione per fare partire la campagna elettorale ed è già stato registrato il dominio faraonesindaco.it. D’altronde, per fare l’ago della bilancia nelle prossime elezioni, i tempi sono quelli giusti.

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