Di nuovo liberi in cambio di riscatti da decine di migliaia di dollari. Secondo un’inchiesta pubblicata dal Guardian, alcuni membri dello Stato Islamico nelle carceri curde nel nord-est della Siria sono usciti così dalle carceri delle Syrian Democratic Forces (Sdf) che hanno in detenzione circa 10mila miliziani locali e stranieri. Il quotidiano londinese, a sostegno della propria inchiesta, ha pubblicato le dichiarazioni di due ex membri di Isis che hanno fornito anche documenti in cui si attesta l’avvenuto pagamenti di 8mila dollari statunitensi alle autorità curdo-siriane. Netta, comunque, la smentita dei vertici delle milizie curde che ancora oggi operano, dopo l’accordo con le forze militari russe, ampie porzioni di territori della Siria nord-orientali nel nord e nel nord-est, ricche di petrolio e risorse idriche.

Le migliaia di miliziani delle Bandiere Nere sono stati catturati negli anni che vanno dal 2017 al 2019, anni dopo la fondazione del Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi in un’ampia fetta di terreno tra Siria e Iraq, attirando flussi di estremisti provenienti da tutto il mondo, compresi i Paesi europei. I loro familiari sono rinchiusi in campi di prigionia negli stessi territori mentre loro attendono da anni, la maggior parte senza processo, di conoscere il loro destino.

I due testimoni citati dal Guardian sono ex prigionieri nelle carceri del nord-est siriano e affermano che oltre ad aver pagato 8mila dollari al dipartimento finanziario dei curdi in Siria, hanno sborsato rispettivamente 22mila e 14mila dollari, raccolti tramite collette presso familiari e conoscenti, ai funzionari curdi come tangenti per facilitare la loro liberazione. Le autorità curde smentiscono con forza che i prigionieri liberati abbiano pagato danaro nel quadro dell’opera di “riconciliazione” con gli ex membri siriani dello Stato Islamico promossa l’anno scorso dalle Sdf in Siria per diminuire il fenomeno del sovraffollamento nelle carceri dell’Isis nell’area.

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