Una riforma del Csm “non più rinviabile“, che “sappia sradicare accordi e prassi elusive di norme che, poste a tutela della competizione elettorale, sono state talvolta utilizzate per aggirare le finalità della legge“. A chiederla è il capo dello Stato – e presidente dell’organo di autogoverno dei magistrati – Sergio Mattarella, intervenendo al decennale della Scuola superiore della magistratura a Scandicci (Firenze). “È indispensabile – avverte – che la riforma venga al più presto realizzata, tenendo conto dell’appuntamento ineludibile del prossimo rinnovo del Consiglio superiore. Non si può accettare il rischio di doverne indire le elezioni con vecchie regole e con sistemi ritenuti da ogni parte come insostenibili“, cioè quella legge elettorale a collegio unico nazionale che incoraggia le spartizioni tra correnti.
La riforma, infatti (la terza prevista dal “pacchetto giustizia” insieme a quelle del processo civile e penale) dev’essere ancora licenziata dal governo, nonostante le prossime elezioni dell’organo siano previste a luglio del 2022: nel giugno scorso la commissione ministeriale presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani ha presentato una proposta che finora, però, non si è trasformata in un pacchetto di emendamenti al testo base dell’ex ministro Bonafede, ancora giacente in commissione Giustizia. “L’organo di governo autonomo, quale presidio costituzionale per la tutela dell’autonomia e indipendenza della magistratura, è chiamato ad assicurare le migliori soluzioni per il funzionamento dell’organizzazione giudiziaria, senza mai cedere ad una sterile difesa corporativa“, ricorda Mattarella.