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Etiopia, il premier Nobel per la Pace va al fronte per combattere i ribelli del Tigray. Farnesina: “Italiani lascino il Paese”

Una decisione che Abiy Ahmed aveva già preannunciato nelle ultime ore. Così, con la tensione ormai ai massimi, dopo le retate di arresti delle scorse settimane nei confronti di chiunque, anche cooperanti e missionari, fosse considerato vicino alla popolazione del Tigray, anche la Farnesina ha deciso di diffondere uno sconsiglio per i connazionali

Il conflitto tra le forze governative e la compagine ribelle che punta ad esautorarlo è entrato nel vivo. Tanto che il primo ministro e Premio Nobel per la Pace 2019, Abiy Ahmed, ha deciso di svestire il completo da capo del governo e indossare la divisa dell’esercito. Ha infatti incaricato il ministro degli Esteri e suo vice, Demeke Mekonnen, di assumere le sue funzioni ad Addis Abeba mentre lui si reca al fronte per guidare i soldati contro le milizie tigrine, come fa sapere al-Arabiya. Una decisione che Abiy Ahmed aveva già preannunciato nelle ultime ore. Così, con la tensione ormai ai massimi, dopo l’ondata di arresti delle scorse settimane nei confronti di chiunque, anche tra cooperanti e missionari, fosse considerato vicino alla popolazione del Tigray, anche la Farnesina ha deciso di diffondere uno sconsiglio per i cittadini italiani sui viaggi in Etiopia, invitando anche i connazionali già presenti a lasciare il Paese.

L’ex militare torna al fronte
Abiy Ahmed, ex militare, non ha voluto che venissero diffuse immagini di lui al fronte, ma ha ritenuto necessario partire dato che la situazione si fa sempre più allarmante col passare del tempo. Proprio ieri un inviato degli Stati Uniti aveva detto ai giornalisti di temere che i “nascenti” progressi negli sforzi di mediazione con le parti in guerra possano essere superati dagli “allarmanti” sviluppi militari.

Le forze tigrine avevano controllato il precedente governo nazionale per 27 anni, prima che Abiy assumesse l’incarico nel 2018, e la tensione politica è sfociata in guerra nel novembre 2020. I ribelli vogliono che Abiy lasci l’incarico, mentre il governo centrale vuole che questi, designati come gruppo terroristico, si ritirino in Tigray. Milioni di civili sono però intrappolati e vittime della fame, dopo il blocco imposto dal governo di Addis Abeba sulla regione. Anche centinaia di migliaia di persone nelle regioni di Amhara e Afar non sono raggiungibili dagli aiuti. Uno degli obiettivi delle forze tigrine sembra essere interrompere la via di rifornimento dal Gibuti ad Addis Abeba. L’inviato dell’Unione africana Olesegun Obasanjo conduce mediazioni, ma negli ultimi giorni non ha parlato pubblicamente del suo lavoro.

Lo sconsiglio della Farnesina: “Lasciate il Paese, registrate la vostra presenza”
Agli italiani si consiglia “di utilizzare i voli commerciali disponibili per lasciare il Paese” e registrarsi presso l’ambasciata, limitare al massimo gli spostamenti e portare sempre con sé un documento d’identità. “L’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba rimane pienamente operativa”, rassicurano comunque dal ministero. “In ragione della fluidità della situazione nel Paese e del possibile peggioramento del quadro generale di sicurezza anche nella capitale, si sconsiglia fortemente ai connazionali di recarsi in Etiopia”, si legge sul sito Viaggiare Sicuri del ministero degli Esteri.

L’avviso, pubblicato il 22 novembre, ricorda che “il governo etiope ha proclamato lo stato di emergenza nazionale. Si continuano a registrare scontri militari nel Distretto di Wollo (Dessie, Kombolcha, Kemise), ed in altre aree delle Regioni Amhara ed Afar. Dato l’incremento di posti di blocco e di perquisizioni nelle abitazioni private, anche della comunità internazionale, ai connazionali tuttora presenti in Etiopia si suggerisce di utilizzare i voli commerciali disponibili per lasciare il Paese.